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#6 - Luca Lampariello e i dialetti e accenti italiani, seconda parte

Interviste

April 27, 2017

Trascrizione

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Bentornati su Podcast Italiano, questa è la seconda parte della mia conversazione con Luca sui dialetti italiani. In questo episodio io e Luca parliamo del destino dei dialetti, degli accenti e dialetti come stranezza della lingua italiana per gli stranieri che la imparano e inoltre, il che è molto divertente da ascoltare, Luca ci dà dimostrazione delle sue capacità di imitazione di alcuni accenti italiani.
Detto questo, buon ascolto!

D: Secondo te, qual è il destino dei dialetti? So che è una domanda molto difficile. I linguisti dicono che i dialetti [italiani], ma come del resto la maggior parte delle lingue del pianeta, sono destinati a scomparire nel prossimo secolo, sostanzialmente, anche dovuto al fatto che le persone vanno a vivere in grandi centri abitati e quindi si perde la maggior parte delle lingue del mondo. Se tu dovessi fare una previsione della nostra situazione, se dovessi improvvisarti (act like a) bookmaker dei dialetti..

L: Allora, la domanda è sicuramente interessante. Io direi che giustamente andiamo nella direzione di una rarefazione (becoming rarer) dei dialetti e delle lingue, è inevitabile. Ma abbiamo anche oggigiorno modi di “conservarli”, facendo delle registrazioni, ecc. ecc. Quindi sì, se da una parte è molto probabile che i dialetti si indeboliscano, non necessariamente moriranno, soprattutto quelli italiani. Probabilmente in alcune regioni del mondo questo succederà inevitabilmente ma direi che secondo me fra 100 anni i dialetti italiani esisteranno ancora. Se si vede l’evoluzione degli ultimi 100 anni effettivamente dal 2% della popolazione che parlava italiano, adesso non voglio dare numeri a caso ma sicuramente parliamo di almeno 70-80 % (ndr: più del 90 % in realtà) Esiste ancora una parte, soprattutto nel sud, di popolazione che ha ancora difficoltà a parlare italiano e parla quasi solo dialetto. Ma se dal 2 all’80 si è passati in 100 anni uno potrebbe pensare che l’italiano si divori (divorare = mangiare con rapidità / devour) i dialetti quando invece io tendo a pensare che possano coesistere nell’arco di varie generazioni. Tutto sta a.. ha a che vedere come le persone singole e le comunità locali reagiranno nel conservare la propria identità linguistica. Come i catalani, per esempio. Parlo di lingua, lì, ma comunque il concetto rimane molto liquido, e io direi che i catalani hanno una forte volontà (are strongly willing to) di conservare la propria lingua, che irrita, tra l’altro, il resto della penisola. La stessa cosa potrebbe succedere in Italia nel senso che chi vorrà conservare il dialetto lo conserverà nel tempo, e quindi sì, la risposta è: molto probabilmente molti dialetti – io non direi che scompariranno, ma si fonderanno con la lingua. Tutti parlano di lingue che muoiono, purtroppo esiste questo concetto, ma ogni lingua che muore in realtà lascia un po’ di eredità (passes something down to) a quelle che rimangono. E secondo me i dialetti, se da una parte ci sarà una rarefazione di questi dialetti, dall’altra parte l’italiano si “arricchirà” di elementi dialettali, quindi io non la vedrei in maniera così tragica (I do not see it in such a negative way). Si parla sempre di scomparse, in modo un po’ negativo. Io direi che c’è.. è l’evoluzione umana, e questo è inevitabile.

D: Sì, però probabilmente rimarrà una.. anzi, sicuramente rimarrà una traccia, lasceranno una traccia nell’italiano.

L. Senza dubbio.

D. Passiamo magari alla parte più divertente che è quella di imitare accenti e dialetti, so che a te piace molto farlo e l’hai fatto in qualche video su YouTube (questo e questo). Se puoi darci qualche dimostrazione dei dialetti che riesci a fare meglio, in cui ti sei esercitato di più.

L. Guarda te ne posso fare due o tre. Io comincio e tu mi dici che cos’è, che dialetto è . (ndr: in realtà sono accenti più che dialetti, dato che di fatto Luca parla in italiano)

[accento veneto]

Allora Davide, non so esattamente cosa dirti però ti posso dire che in questo momento stiamo facendo un podcast molto interessante e questo podcast parla dei dialetti e della loro evoluzione nel tempo.

D: Questo è veneto.

L. Bravo.

[accento calabrese]

E poi passiamo direttamente dal.. guarda questo te lo dico subito che è un accento del sud, abbastanza marcato. Questo è come parlano al paese, quello di mia nonna. Mia nonna parlava più o meno così, che in questa regione d’Italia ci sono quattro, cinque tipi, modi di parlare che rappresentano proprio il sangue di questa regione.

D. Calabrese.

L. [ride] Questo è facile, no?

[accento fiorentino]

Guarda poi i dialetti in generale si sono evoluti col tempo, c’è voluto un po’ di tempo. Però, diciamo, la cosa più importante, quella più importante, quella di riferimento è sempre rimasto lo stesso, il centro d’Italia. Anche per il modo.. l’importanza che rivestivano le famiglie che abitavano in questa regione.

D. Direi fiorentino, anche se io devo dire che non sono molto ferrato (good at, knowledgeable about) a cogliere le differenze tra accenti toscani, a m sembrano..

L. ..tutti uguali ma in realtà sono diversi, sì.

D. Poi se chiedi.. io conoscevo delle persone di Siena che dicevano che era completamente diverso, quindi mi fido.

[accento fiorentino]

L. Magari completamente no, però ci sono delle cose che rappresentano tutta la regione.. ecco, quello che ti dicevo prima: che nei dialetti ci sono delle caratteristiche che rappresentano la regione intera, poi l’entità locale è diversa. Se tu dici a un senese (abitante di Siena) “parla come Firenze” un fiorentino t’ammazza, ti strangola. Prende, chiama il babbo e dice, non lo so..

Ti viene da ridere a sentirmi parlare così, no?

[accento parmense]

Poi ci sta un altro.. – questo lo confondo un po’ perché poi quando ne faccio tanti di seguito mi viene un po’ di confusione, però immagino che lo riconoscerai. – Guarda, ci sono delle cose che sono molto interessanti, anche nel mondo, questo, dei dialetti, delle lingue. Per esempio i poliglotti non parlano mai di dialetti perché si concentrano tanto sulle lingue. E questa è una cosa interessantissima, però penso anche che sia importante.. non conoscono l’italiano, che si concentran sui dialetti, non solo che faccia gli accenti, ma a che riesca anche a imparare i dialetti locali, cioè a nessuno gli frega niente.

D. Direi Parma.

L. Eh, va vicino. Bravo [ride]. Li riconosci. Te ne ho fatti quattro.

D. Per quanto posso giudicare io a me anche quest’ultimo sembra molto realistico, poi magari se parli con qualche locale ti dice “no..”

L. Guarda, quelli che mi vengono meglio (=faccio meglio, I’m good at) sono senza dubbio il calabrese, perché mia nonna era calabrese, poi il veneto, perché ho conosciuta una ragazza veneta negli anni.. diciamo quando avevo 15 anni, l’ho sentita talmente tanto parlare che mi è entrato in testa. Ricordo che una volta.. poi come con le lingue una diventa.. si arrugginisce (gets rusty). Mi ricordo, una volta sono arrivato lì c’era un gruppo di studenti padovani e io ho fatto.. ho cominciato a parlare in padovano e mi fanno: “Ah, ma di dove sei, di Padova?”. Poi la cose è stata.. io ho detto: “Certo, sono di Padova” gli dicevo con l’accento padovano, e loro ci credevano. Poi a un certo punto m’hanno fatto “Ah, ma tu vai in quel quartiere lì?” e mi sono un po’ perso, ho detto “oddio..”
Però ci credevano, cioè di solito quelli più realistici sono il padovano, il calabrese.. su altri, di solito.. dipende dal periodo. Anche il fiorentino, perché ho una cara amica di Firenze, quindi quando sto con lei.. ero a Firenze, m’hanno detto che ho preso proprio [l’accento di Firenze], lei poi mi ha spiegato cosa aspirare (ndr: l’accento toscano è famoso per le sue consonanti aspirate) e cosa no, perché in realtà non si aspirano tutte le “c” come si immagina, ma alcune, in alcuni pezzi, con le prosodie.. quindi io mi ci sono messo (I started working on it), ero diventato [bravo]. Ci sono una serie di cose su cui devi stare attento in generale, su cui ti beccano (that can give you away to them // beccare qualcuno = to catch somebody), però lavorandoci sopra riesco ad arrivare a un certo livello. Adesso sono un po’ arrugginito perché non lo faccio da parecchio [tempo], però insomma mi diverto a cambiare accenti anche in altre lingue. È divertente. A un certo punto parlo in texano con il mio amico che mi fa ecco, “here he goes again”, ecco che ricominciamo col texano. Dipende poi dal grado alcolico. No, scherzo. Però in certe situazioni mi diverto particolarmente a cambiare prosodia completamente e la gente dice “Ma.. questo che?..”
Mi giro, parlo in calabrese, mi rigiro parlo in veneto, l’ho fatto varie volte, è divertentissimo. La gente mi fa: “Ma tu di dove sei?! Ma da dove vieni, da dove sei sceso?!”. È divertente. [ride]

D. Beh sì, è un gioco, un modo per cambiare un pochino la propria identità, poi ci sono infinite discussioni su cosa cambi a livello psicologico quando una fa un accento o parla in una lingua diversa, quindi adesso non ne parliamo, perché magari..

L. Sì.. no, però ti volevo solo concludere dicendo che poi quando riesci a parlare bene in dialetto entri ancora di più nel cuore delle persone, nel senso che la lingua.. e non solo la lingua, l’accento e quindi il suono è un modo di connettersi al livello profondo con le persone. Non solo parlo d’italiani, che c’è una frattura tra italiani. Noi non ne parliamo mai, ma un italiano – io almeno, ma ne ho sentiti vari – non dicono “io sono italiano”. Per primo dicono “sono romano”, “sono torinese”. Cioè, per primo ti identifichi in un’identità locale, ancora prima che quella nazionale, in Italia è particolarmente così. Ma se riesci a parlare nel loro modo, il modo locale, loro ti integrano – come un russo potrebbe integrarti subito sentendoti parlare il russo. Quindi saper fare accenti, poi come dimostra YouTube – la gente che fa vari accenti in varie lingue e li fa bene ha milioni di visite. Perché la gente capisce quanto è bello, riesce a carpire la bellezza (they glimpse the beauty / carpire = to gather, to deduce, to work out) di diventare per un secondo qualcun’altro o qualcos’altro e connetterti con altri, capendo quello che dicono perché parlano in seno alla stessa lingua, quindi è molto bello.

D. Sì, è qualcosa che ci affascina proprio a livello primitivo..

L. Assolutamente.

..perché gli accenti sono qualcosa di così.. che ci sembra così legato alla nostra identità, quindi vedere una persona che assume così tante identità – che siano solo accenti o proprio lingue, o entrambe le cose – è qualcosa che ci affascina, proprio.

L. È bellissimo.

D. Volevo farti un’ultima domanda: qual è la tua esperienza con gli stranieri che guardano e che scoprono questa peculiarità di accenti e dialetti in Italia. Per loro è qualcosa di fastidioso, che li ostacola nell’apprendere l’italiano, o è una cosa curiosa..?

L. Allora, ti confesso che non ho una grande esperienza a riguardo, nel senso che conosco persone che hanno vissuto a Roma, che hanno vissuto a Firenze, ma in generale molto spesso non colgono neanche troppo le differenze (they can’t really tell the difference) e “non se ne curano” (they don’t worry about it). Non se ne fanno un problema (they don’t fuss over it / farsi un problema/dei problemi = worry about things, fuss over sth) perché la maggior parte delle persone che incontrano parlano loro in italiano, non parlano nel dialetto. Almeno per la mia esperienza personale, avendo parlato con stranieri, soprattutto vivendo a Roma, non è un problema rilevante per loro, non è lo stesso problema che avrebbe uno studente straniero che va in Catalogna a cercare di parlare spagnolo e poi si ritrova in lezioni (meglio: a seguire lezioni) in catalano. Non è così. Qui in Italia è sicuramente affascinante per gli stranieri ma secondo me non se ne curano troppo, perché già sono occupati a imparare l’italiano, quindi non si preoccupano troppo del fatto che l’italiano abbia vari sottostrati (substrates / anche comune “sostrato”) osservabili da vari punti di vista. Non credo sia troppo un problema. E poi, ancora una volta, secondo me, capiscono che ci sono accenti diversi, li percepiscono, ma non come li percepiamo noi. Un italiano vede immediatamente se sei del nord, del centro o del sud. E poi lì, a seconda dell’esperienza, vede anche tutto il resto. Credo che uno straniero non veda tutta questa varietà che vediamo noi perché è già impegnato (he is busy) a parlare l’italiano.

D. Bene, grazie Luca. È un argomento molto vasto, interessantissimo, di cui si potrebbe parlare per ore.

L. Sì. Ti volevo aggiungere, prima di scordarmene, che c’è un programma, che io ho scoperto di recente che si chiama “La lingua batte” e si può trovare.. se uno scrive “La lingua batte” su Radio 3 ci sono dei podcast, molto interessante, che parla dell’italiano. Ogni podcast dura un’ora, sulle origine dell’italiano, dei dialetti, esattamente quello che stiamo dicendo noi, invitando linguisti, invitando interpreti, invitando amanti delle lingue e della lingua italiana. Quindi per chi è interessante.. chi più ne ha più ne metta.

D. Ascolterò anch’io perché mi sembra molto interessante.

L. Lo è.

D. Ok, ti ringrazio di nuovo Luca, spero faremo altri episodi e se al pubblico che ci ascolta sono piaciuti questi tre episodi, probabilmente ne seguiranno altri. Vi invito a mandarmi domande su quello che (meglio: su ciò di cui) abbiamo parlato, su altri argomenti che potrebbero essere di vostro interesse, cosicché potremmo discuterne magari in episodi futuri.

L. Ok, perfetto, grazie mille per avermi invitato. È stato un piacere, un tutte le tre puntate.

D. Un piacere mio. Ci vediamo.

L. Ci vediamo.

D. Alla prossima.

L. Un abbraccio, come si dice a Roma – come si dice in Italia penso [ride].

D. Un abbraccio, ciao.

L. Ciao.

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