La grande emigrazione, prima parte: gli Stati Uniti
Note e risorse
Trascrizione
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Ciao a tutti e benvenuti finalmente, dopo un po’ di tempo, su Podcast Italiano, in un nuovo episodio di livello avanzato. L’episodio di oggi è molto interessante e sono molto contento finalmente di farlo, perché era da un po’ di tempo che pensavo di dedicarmi a questo argomento. E oggi ci siamo, oggi finalmente è arrivato quel momento. Vi ricordo che essendo questo un episodio di livello avanzato se avete o aveste qualsiasi dubbio e non capiste qualcosa che dico potete fare riferimento (fare riferimento= andare a vedere / refer to, check out) alla trascrizione e andare a controllare quello che ho detto. La trascrizione è disponibile su podcastitaliano.com, troverete un link come sempre nella descrizione, o come fa figo dire in inglese, nelle show-notes di questo episodio nella vostra applicazione di podcast.
Ebbene, oggi parleremo dell’migrazione dall’Italia e questo è un argomento che può interessare a molti e può interessare molti. Questa è una sottile (sottile = leggera / subtle, slight) differenza linguistica. Che cosa significa? Se “interessa a molti” significa che per molti è interessante, mentre se “interessa molti” significa che “riguarda molti”, che tocca (tocca = riguarda, concerne / concerns) molti, la vita di molti di voi. E direi che entrambe le cose sono vere.
Io faccio lezione spesso con molti di voi e ricevo testimonianze (testimonianze = (QUI) messaggi) da molti di voi che mi dicono che hanno origini italiane, molti di voi hanno origini italiane, hanno discendenza italiana. In altre parole molti di voi sono “oriundi”, vedremo tra poco il significato di questo termine. Ho iniziato a capire e ad apprezzare la portata (portata = (QUI) grandezza / magnitude, scope) , di questo fenomeno, la grandezza, l’ampiezza di questo fenomeno – intendo dell’emigrazione italiana – proprio da quando faccio questo progetto e da quando faccio lezioni di italiano on-line, perché prima sì, certo, sapevo che l’emigrazione italiana era stato un fenomeno abbastanza consistente (consistente = significativo, sostanziale / significant, substantial) in passato e in una certa misura ancora adesso, però non mi rendevo conto di quante fossero le persone che ancora oggi hanno origini italiane e soprattutto che imparano l’italiano per questo motivo.
A proposito, se vi siete persi l’ultimo episodio… in realtà è un mini episodio, è un annuncio in cui vi parlo del fatto che sto scrivendo una tesi di laurea su… su questo podcast e ho lanciato un questionario al quale vi chiedo di partecipare – potete ancora farlo – se non lo avete fatto in cui mi chiedo varie informazioni su come ascoltate i podcast, questo podcast, su di voi, sull’italiano, ed è emerso, è saltato fuori (è saltato fuori = è emerso, si è scoperto / it turned out) possiamo anche dire, che circa il 25… mi sembra 26% persone che hanno risposto, che sono finora 230, mi sembra, imparano l’italiano per ragioni di origini italiane, di discendenza italiana. E a me sembra sembrano tante persone, sembrano davvero tante persone e mi viene difficile immaginare altre lingue in cui ci sono così tante persone che imparano l’italiano (INTENDEVO: la lingua) per ragioni di origini italiane. L’italiano viene imparato perché è una lingua… diciamo “cool”, perché fa figo (fare figo = (it) is cool), perché è bello, perché… non lo so, per la sua cultura, per il cibo, per tante altre cose. Questo sì. Non tanto per necessità, poche persone lo imparano perché lavorano in Italia a dire il vero. E anche per ragioni di origini italiane.
Quindi l’emigrazione dall’Italia è stato un fenomeno davvero molto grande, molto significativo nell’arco del (nell’arco del = dall’inizio alla fine di un periodo / over the (past century)) secolo scorso, del Novecento, anche noto come ventesimo secolo. A proposito, quando noi parliamo di secoli, possiamo dire ovviamente ventesimo secolo, che a me dà fastidio perché mi confonde. Perché io penso “20, quindi 20, ah, 2000!” No, ventesimo secolo è il 1900, Spesso però non diciamo 1900, ma diciamo “il Novecento” oppure, “l’Ottocento”, oppure pure” il Settecento”, con la prima lettera maiuscola (maiuscola = una lettera grande / capital letter), quindi grande. Significa 1900, e non il secolo 900, davvero nove-zero-zero, oppure 800 (otto-zero-zero). Cioè, se parliamo dell’800 parliamo… non lo so, del romanticismo in Europa e non stiamo parlando di Carlo Magno, tanto per intenderci (tanto per intenderci = just to be clear).
Partiamo un po’ da alcuni numeri che ho trovato facendo qualche ricerca. Dall’Italia sono partiti 29 milioni di Italiani dal 1861 al 1985. Che cos’è successo nel 1861? È nata l’Italia, è l’anno della cosiddetta Unità d’Italia (Unità d’Italia = l’unificazione d’Italia / unification of Italy), o potremmo dire unificazione d’Italia. Prima di quell’anno non esisteva l’Italia, dopo, da quell’anno, a partire da quell’anno esiste l’Italia. In circa 120 anni sono partiti 29 milioni di Italiani. È anche vero che 19… solamente 19 milioni di questi sono rimasti perché 10 milioni sono ritornati in Italia. Comunque 19 milioni se ne sono andati e non sono mai tornati. Ho trovato alcune stime del numero dei discendenti, cioè persone che hanno parenti italiani. Si parla di 60 o 80 milioni di Italiani, o come abbiamo detto si possono chiamare anche “oriundi”. Gli oriundi italiani… molti di voi, o alcuni di voi, circa il 26% di voi secondo il questionario sono oriundi. Ho trovato alcune cifre, a dire il vero le cifre sembrano sempre un pochino vaghe e non precise, però, a quanto pare, in Brasile ho trovato questo dato di 27 milioni di oriundi, in Argentina 19. È anche vero che fonti diverse danno numeri diversi, quindi prendeteli con le pinze (prendere con le pinze = prendere con cautela, senza esseri sicura al 100% della veridicità / take it with a gran if salt). In inglese dicono “with a grain of Salt”, quindi con molta cautela, perché non so quanto siano veri questi dati. Comunque tanti discendenti. Negli Stati Uniti si parla di 18 milioni di discendenti, o almeno ho trovato questo dato. “Oriundo” significa “che ha origini” in latino “oriri” significava “nascere”, è un verbo, abbiamo preso anche la parola origine da “oriri”, ma anche oriundo. Abbiamo anche la parola Oriente perché a Oriente, cioè ad Est nasce il sole, quindi una curiosità, “or” in latino era collegato con la nascita, con l’origine di qualcosa.
Il termine “oriundo” in realtà viene utilizzato soprattutto in ambito sportivo, nel senso che si parla di oriundi per parlare di quei giocatori di vari sport, del Calcio, ma anche del rugby, dell’hockey su ghiaccio, del calcio a 5, che vengono naturalizzati. Possono dunque giocare per la nazionale italiana di uno di questi sport, anche se in realtà non possiedono davvero… non sono nati in Italia. Mi viene in mente l’esempio di Mauro German Camoranesi, che era un giocatore argentino che giocava per la nazionale italiana e ha vinto la Coppa del Mondo nel 2006 perché era un oriundo argentino, aveva origini italiane come il cognome può… può far pensare, no? Tra l’altro l’Argentina è uno dei paesi in cui ci sono più… a livello percentuale (a livello percentuale = percentage-wise) più oriundi, perché si dice che 50% degli argentini abbiano una discendenza italiana. Il che è molto interessante, anche per un altro motivo, perché io non capisco perché ma non faccio molte lezioni con studenti argentini. Mentre faccio moltissime lezioni di italiano con studenti brasiliani, non so perché non arrivano mai argentini e non ho davvero mai capito questa cosa, quindi se qualcuno di voi me la sa spiegare me lo dica mi scriva, perché davvero, per me è ancora ancora oggi un mistero.
Se è vero che ci sono molti italiani che hanno probabilmente… o in maniera comprovata (comprovato = dimostrato / proven, demonstrated) origini italiane non sono così tanti gli italiani che… cioè, o meglio, gli stranieri che hanno la cittadinanza italiana, qualcuno di voi sì, ma ho trovato questo dato, che (meglio: secondo cui) ci sono solamente 5 milioni di italiani all’estero che, appunto, possiedono la cittadinanza italiana. Chiaramente alcuni di questi sono italiani che sono emigrati di recente, quindi nati in Italia italiani al 100%, possiamo dire, nati e cresciuti qua e che sono emigrati negli ultimi anni. Però tra gli stranieri che sono oriundi, che hanno discendenza italiana, solo una piccola parte ha la cittadinanza italiana. Sappiate che se avete origini italiane potete avere la cittadinanza italiana perché in Italia vige (vige = è in vigore / applies, there is (when we talk about a law) lo Ius sanguinis. Lo Ius sanguinis in diritto è la legge che, diciamo, indica che si può acquisire la cittadinanza per il semplice fatto che avete un ascendente, che significa un antenato (antenato = ancestor), un membro della vostra famiglia, un nonno, un bisnonno, chiunque sia che è italiano. E questo si contrappone allo “ius soli“ (ius soli = “legge del suolo”, della terra dove si è nati), che tra l’altro è stato proposto… in Italia non esiste lo ius soli come negli Stati Uniti. Cioè, negli Stati Uniti, se nasci negli Stati Uniti hai la cittadinanza americana. In Italia non funziona così, in Italia però c’è lo Ius sanguinis, quindi chiunque abbia origini o sangue italiano, in un certo senso, può avere, può ottenere la cittadinanza italiana. Quindi se pensate di avere antenati italiani, o se siete sicuri di avere antenati italiani, e non avete mai… non vi siete mai interessati di questa cosa, beh sappiate che voi teoricamente avete diritto alla cittadinanza italiana. Indagate, andate a vedere come si fa, certo, c’è un po’ di burocrazia da fare, un iter (iter = processo, percorso, procedura / procedure, practice)… un “iter” è un percorso, è una parola latina. Un iter burocratico un pochino complicato però vi da molti vantaggi perché potete viaggiare in Europa senza limiti, potete… senza aver bisogno di visto, potete vivere, potete lavorare, quindi… niente, non è affatto male come cosa. So però che recentemente Salvini, l’ex Ministro dell’Interno, ha messo una legge per cui è necessario… è necessaria la conoscenza dell’italiano mi sembra a un livello B1, e ho sentito molti studenti che imparano l’italiano proprio perché adesso c’è un esame di questo livello. E devo dire che per quanto non ami Salvini sono d’accordo con questa norma perché sinceramente io penso che per avere diritto alla cittadinanza sia buono e sia giusto, sia corretto almeno conoscere un po’ la lingua, che probabilmente è l’elemento centrale e più importante di una certa cultura. Magari rende il tutto un po’ più difficile per alcuni di voi e magari alcuni di voi sono qui proprio perché devono imparare l’italiano perché vogliono ottenere la cittadinanza. Quindi sì, fatemi sapere se c’è qualcuno di voi che appartiene a questa categoria di persone.
Un’altra nota linguistica, tra l’altro, noi parliamo di “immigrati”, solitamente, o di “emigranti”. Quindi non “immigranti” come spesso sento dire anche da brasiliani o forse anche da persone che parlano altre lingue, ma anche l’inglese perché “immigrants” si dice in inglese, ma in italiano di “immigrati”, o al limite “migranti”. Si usa spesso anche questa parola, emigranti, quindi ricordatevi questo. Si dice “le persone che sono immigrate in un paese”, “gli immigrati negli Stati Uniti e in Brasile”, ma non gli “immigranti”. Ecco, non esiste questa parola, non si dice.
L’emigrazione, tra altro, viene anche chiamata “la diaspora italiana”, almeno in inglese, io sinceramente non lo sapevo e non credo che si dica così in italiano. Possiamo dividere l’emigrazione italiana in tre grandi periodi, ma noi ci concentreremo sul primo. Allora, “la Grande Emigrazione” che è iniziata dopo l’Unità d’Italia – quindi, abbiamo visto, nel 1861, ed è terminata circa nel 1920 (o negli anni 20 del 1900, o del Novecento, come abbiamo imparato) – e poi è rallentata molto, anche perché c’era il fascismo in quegli anni, che ha contrastato (contrastare = mettersi contro, ostacolare / to oppose, to hinder) l’emigrazione dall’Italia. Poi abbiamo “l’emigrazione Europea“, che è iniziata a partire dagli anni 50 ed è terminata alla fine degli anni Settanta, quindi circa… quanti anni? Una trentina d’anni. E adesso c’è una nuova ondata, una terza ondata di emigrazione che… di persone che emigrano, che se ne vanno, che abbandonano l’Italia perché… perché c’è stata la crisi nel 2007, la recessione, tanti emigranti sia qualificati ma anche non qualificati se ne vanno dall’Italia. Se sono qualificati si parla di fuga di cervelli, perché sono persone che hanno studiato, che hanno lauree, che hanno dottorati e vanno fuori dall’Italia a lavorare a ottenere lavori meglio pagati. Questo è un altro fenomeno interessante di cui magari parlerò in futuro, ma in realtà ci sono anche tanti emigranti – o emigrati dipende da… se il processo sta accadendo ora o si è già concluso – che non sono affatto qualificati.
Oggi comunque parleremo della Grande Emigrazione, la Grande Emigrazione, quindi il primo periodo, dal 1861 agli anni Venti del Novecento. Abbiamo visto negli anni… nel 1861 l’Italia si è unita, o si è unificata. Ma l’Italia era un paese che aveva ancora tantissimi problemi, tantissimi problemi che hanno portato all’immigrazione di tante persone. Tra le cause che ho individuato (individuare = trovare, identificare / identify) secondo varie fonti, cause dell’emigrazione, possiamo parlare di alcune cose tra cui la povertà. C’erano poche terre da lavorare, soprattutto nell’Italia del Sud, perché c’è un problema per cui la terra, la terra da coltivare, veniva divisa tra gli eredi (erede = heir). Gli eredi si dividevano la terra e con il passare del tempo c’era sempre meno terra da lavorare e al sud, soprattutto, in cui l’industria non esisteva, la società, l’economia, si basava sull’agricoltura e quindi non avere terra da coltivare significava non avere fonti di guadagno, non avere introiti (introiti = guadagni / revenue).
C’era il problema del crimine organizzato, soprattutto al sud. Inoltre c’è anche stato un altro problema che non è un vero problema di per sé, ma ha un risvolto negativo (risvolto = implicazione, conseguenza /implications, consequences (lett. “a cuff”)), un aspetto negativo, ovvero un boom demografico al sud, un boom demografico cioè un aumento demografico della popolazione, perché erano migliorate le condizioni socio-economiche. Un boom demografico, ovvero un aumento demografico perché erano migliorate le condizioni igieniche, erano stati costruiti ospedali e c’era un maggiore approvvigionamento (approvvigionamento= fornitura di provviste /provision, supply) di cibo. Cioè, sostanzialmente c’era più cibo e in questa maniera sì, la popolazione si era moltiplicata e questo era era un problema perché chiaramente c’erano meno terre da coltivare e… e niente, i boom demografici sono sempre un’arma a doppio taglio (arma a doppio taglio = si dice quando qualcosa ha un lato (o risvolto) positivo e uno negativo / double-edged sword) che… da un lato magari sono considerabili un fenomeno positivo, un fenomeno che [mostra] che le cose sembrano andar bene, dall’altro lato però creano tutta una serie di altri problemi abbastanza gravi. E infine un altro problema di cui ho letto era l’anarchia, cioè c’era un fenomeno di anarchici che erano particolarmente avversi allo Stato italiano. Non so se lo sapete, però il sud italiano, che tra l’altro si chiama anche “Mezzogiorno”, spesso si parla di mezzogiorno italiano con riferimento al sud, riferendosi al sud dell’Italia, non non ha mai superato – almeno non tutti hanno superato la ferita del dell’Unità d’Italia, perché obiettivamente il nord Italia, il regno dei Savoia (o meglio, “Regno di Sardegna), cioè il Piemonte, dove vivo io ha annesso con la forza e con le armi e con i cannoni il sud Italia, quindi chiaramente è stata un’annessione abbastanza brutale, non tutti amavano che fosse arrivato un invasore esterno a dettare legge e a governare la vita dei cittadini.
Facciamo una piccola pausa nel nostro racconto, perché vi volevo parlare di LingQ. Innanzitutto grazie di cuore a LingQ perché sostengono questo podcast, sponsorizzano questi episodi, quindi grazie davvero perché mi aiutano ad andare avanti e fare questi episodi. LingQ è un’azienda, è una compagnia che ha un sito, che praticamente è un servizio per imparare le lingue attraverso la lettura e l’ascolto di materiali, di contenuti. Che cosa s’intende con contenuti? Sono testi che sono corredati di audio. Quindi se voi andate su LingQ potete aprire [uno] qualsiasi dei loro corsi e i loro corsi hanno dei testi che solitamente… anzi, sempre, hanno anche l’audio, quindi voi potete imparare la lingua, tante lingue – tantissime lingue, non solo l’italiano – ascoltando e leggendo allo stesso tempo, che è un po’ quello che fate con Podcast Italiano ed è davvero un metodo assolutamente ottimo.
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E quindi per tutte queste condizioni combinate gli italiani emigravano. Abbiamo detto 29 milioni di Italiani in 120 anni, adesso quindi abbiamo considerato le prime due ondate di immigrazione, di emigrazione. Se consideriamo la prima ondata di emigrazione ho trovato la cifra di 9 milioni di Italiani tra il 1861 e la Prima Guerra Mondiale. Probabilmente un pochino di più se consideriamo anche la… il primo dopoguerra (primo dopoguerra= periodo dopo la Prima Guerra Mondiale (si dice anche “secondo dopoguerra)), cioè il periodo dopo la prima guerra mondiale.
E chi se ne andava? Se ne andavano soprattutto immigrati (emigrati) non qualificati, come abbiamo detto tantissimi contadini, tantissime persone che andavano in… che emigravano per poter coltivare la terra. Cosa facevano tanti Italiani? Partivano, andavano all’estero guadagnavano e rimandavano i soldi che guadagnavano nei loro nuovi paesi di adozione in Italia, così che i parenti, le persone che erano ancora in Italia potessero anche loro comprarsi i biglietti per partire. Ed era un fenomeno che era molto consistente, molto significativo in Italia e nel 1903 ho letto che questi soldi -che tra l’altro si chiamano le rimesse (rimesse = invio di denaro alla madrepatria / remittances) c’ho i soldi che gli immigrati (emigrati) rimandano in Italia – ammontavano al 5% del PIL italiano, del prodotto interno lordo italiano. Quindi un bel po’ di soldi. E da dove migravano gli italiani? Soprattutto dalla campagna, molto meno dalle città, anche se Napoli è stata un’eccezione, perché molti sono partiti da Napoli. Ci sono stati interi comuni, intere cittadine di campagna che hanno… che si sono completamente spopolate (spopolarsi = perdere popolazione / become less populated), che hanno visto la loro popolazione dimezzarsi (dimezzarsi = dividersi in due parti) a volte. E c’erano tre porti, quattro fino al 1903, poi 3: Palermo, Napoli e Genova. Prima del 1903 anche Venezia, ma poi dal 1903 le navi non potevano più partire da Venezia per una legge che era stato approvata.
Il viaggio era molto difficile, era davvero un’esperienza che nessuno di noi vorrebbe provare nella propria vita. Durava va dalle 2 alle 4 settimane e era… avveniva in condizioni igieniche terribili. Gli emigranti erano stipati (stipati = ammassati in un luogo stretto / squeezed, squashed), ammassati, affollati nella stiva (stiva = parte più bassa di una nave / cargo hold), cioè la parte dentro all’interno della nave, possiamo dire. Non c’era alcun tipo di misura igienica, di standard igienico, c’era sporcizia (sporcizia = sporco / dirth, filth) ovunque, c’erano cattivi odori, c’era l’odore delle macchine. Ho trovato questa citazione: “l’impressione di disgustosa ripugnanza – “ripugnanza” significa di schifo, di disgusto – che si riceve scendendo in una stiva – appunto, la parte bassa della nave – dove hanno dormito gli emigranti è tale che, provata una volta sola, non si dimentica più”. Quindi davvero condizioni terribili, viaggio molto lungo, tra l’altro, in cui molte persone morivano e quindi non tutti arrivano.
Però è proprio la tecnologia transatlantica, che era migliorata molto nell’800, che aveva permesso di fare questi lunghi viaggi, queste traversate (traversate = viaggio che attraversa un’area, come un oceano / crossing), diciamo noi, “traversate” significa “viaggi transoceanici” che permettevano di arrivare fino al nuovo mondo e anche in Australia, a dire il vero, a prezzi che non erano eccessivamente costosi. E certo, gli italiani che se ne andavano erano poveri ma avevano comunque abbastanza soldi per comprarsi questo biglietto e partire. E tra l’altro ho letto che per molti italiani del sud era più economico partire per le Americhe che partire per la Francia in treno. Quindi era più economico partire in nave e attraversare l’intero oceano.
Come abbiamo detto le due destinazioni principali – o la destinazione principale -erano le Americhe, America del nord e del Sud, principalmente paesi come Argentina, Stati Uniti e Brasile. Vorrei iniziare parlando della migrazione nel Nord America. In Nord America sono andati 4 milioni di Italiani dal 1880 al 1915 e il 70% – è curioso questo – degli italiani che in questi 45 anni sono partiti venivano dal sud. Partivano anche perché nel 1880 gli Stati Uniti avevano aperto le porte all’immigrazione, gli serviva manodopera (manodopera = forza lavoro / manpower, labor), gli servivano persone che lavorassero, anche perché il paese era nel pieno del suo sviluppo capitalistico. Penso che fosse anche dovuto, ma non ne so abbastanza, lo ammetto, penso che fosse anche dovuto… questa apertura alla migrazione fosse dovuta al fatto che gli Stati Uniti avevano da una ventina d’anni abolito la schiavitù (schiavitù = condizione di chi è schiavo / slavery), quindi probabilmente serviva manodopera che lavorasse. Il clima poi però è cambiato con il tempo. Se nel 1880 gli Stati Uniti erano favorevoli all’immigrazione poi la cosa è cambiata e l’atteggiamento nei confronti delle numerosissime persone che arrivavano, e dei tantissimi italiani che arrivavano è cambiato molto, ed è diventato un atteggiamento di intolleranza, di razzismo e di pregiudizio nei confronti degli italiani, che venivano trattati effettivamente come… non neri ma non Bianchi, venivano chiamati i negri bianchi, che ci fa capire l’intolleranza che serpeggiava (serpeggiare = che si diffonde e si estende (da “serpente”, snake) / to spread, to catch on) nella società dell’epoca, come mostra anche quello che dicevano i giornali che, davvero, cavalcavano (cavalcare un fenomeno = trarre vantaggio / to ride on something) questa intolleranza diffusa.
Se siete statunitensi sicuramente conoscete il nome dell’isola è Ellis Island. Questa era l’isola vicino a New York, alla città di New York, dove arrivavano gli immigrati italiani e venivano scrupolosamente esaminati, perché si pensava che portassero varie malattie. E spesso, tra l’altro, venivano schedati scrivendo “white?” con il punto interrogativo. Questo dimostra che, appunto, non erano davvero Bianchi gli italiani che arrivavano, anche perché spesso avevano un colore della pelle un pochino più scuro.
Gli italiani erano malvisti (malvisti = considerati male, non amati / disliked), gli italiani vivevano in appartamenti sovraffollati (sovraffollati = con troppe persone / overcrowded), erano ammassati in appartamenti con condizioni igieniche molto precarie, venivano visti come degli animali che portavano le malatti,e che erano sporchi, che erano vestiti di stracci (stracci = indumento, vestito in pessime condizioni / rags), ovvero vestiti molto male, con abiti molto improvvisati.
Per farvi capire l’atteggiamento che c’era nei confronti degli italiani, questo è un editoriale del giornale “Times” del 1882, ve lo leggo in inglese poi lo traduco per chi magari non ha capito bene.
“There has never been since New York was founded so low and ignorant a class among the immigrants who poured in here as the Southern Italians who have been crowding our docks during the past year.”
Che significa: “da quando New York è stata fondata non c’è mai stata una classe così bassa e ignorante tra gli immigrati come quella degli italiani del sud, gli italiani meridionali, che sono venuti in massa e sono arrivati ai nostri porti nello scorso anno”.
Venivano anche riservate parole non molto positive nei confronti dei bambini italiani, degli immigrati. Venivano detti “utterly unfit”, quindi inadatti “ragged, filtyh, verminous as they were”, quindi “vestiti di stracci, sporchi e che portavano malattie”, “to be placed In the public primary school among the decent children of American mechanics”, “inadatti – appunto – ad essere messi nelle scuole elementari tra i bambini, diciamo, dignitosi, decorosi, figli di meccanici americani”. Ecco quindi gli italiani venivano visti malissimo.
E ci sono stati vari episodi anche di violenza nei confronti degli italiani. Il più famoso è stato il linciaggio (linciaggio = lynching) di New Orleans. È stato un avvenimento nel 1891 in cui vennero linciati, quindi uccisi, ben 11 italiani, quasi tutti siciliani, che erano accusati di aver ucciso il capo della polizia urbana della città di New Orleans. A New Orleans vivevano molti italiani, 30 mila italiani su una popolazione di 274.000, quindi effettivamente un’alta percentuale di italiani e un’alta percentuale di razzismo nei loro confronti. Che cos’era successo? C’erano stati degli scontri violenti tra due famiglie di italiani che avevano portato alla morte del sovrintendente di New Orleans. Vennero quindi processati (processare = to trial), anzi arrestati prima di tutto, 19 italiani e tra di loro persone che erano estranee ai fatti (estranee ai fatti= innocente / someone who has nothing to do with an incident), cioè non c’entravano nulla, interrogate subendo violenze fisiche anche e poi processate. Undici di questi italiani, di questi 19 italiani, erano imputati (imputato = accusato / indicted), ovvero accusati, imputati, di aver partecipato direttamente all’omicidio. 8 di questi 11 furono scagionati (scagionare = ritenere innocente / to exonerateun nulla di fatto = non successe nulla / nothing came of it), quindi nulla di fatto. Non gli successe nulla. E il popolo si sentì tradito, non pensava che fosse una decisione corretta e una decisione giusta e decise, come a volte succede, di farsi giustizia da solo, o meglio succedeva in passato, soprattutto. Era un clima in cui il sindaco di New Orleans definiva gli italiani gli individui “più abietti“ ovvero, diciamo, che più bassi più spregevoli, più ignobili, “più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistono al mondo peggiori dei negri e più indesiderabili dei polacchi”. In questo clima migliaia di persone -tra l’altro non poveri, non persone umili ma persone borghesi, quindi il persone che avevano anche soldi – andarono, si diressero verso la prigione dove erano ancora tenuti i prigionieri e uccisero questi 11 prigionieri italiani. Chiaramente poi il governo italiano si fece sentire (farsi sentire = (qui) protestare ( to protest, to make one’s voice heard), si lamenta pubblicamente e questo portò anche poi alle scuse del governo americano che condannò quanto era successo e poi diciamo che istituì anche il giorno di Cristoforo Colombo, “Columbus Day”, per dare in un certo senso una festa agli italiani, anche se Cristoforo Colombo non è mai andato negli Stati Uniti e non ha nulla a che vedere con gli Stati Uniti, è andato in centro America. Però Cristoforo Colombo italiano ed era anche un modo, organizzare una celebrazione, anzi istituire una celebrazione in onore di Colombo, di dare un giorno in cui gli emigranti o gli immigrati italiani potessero, diciamo, sentire potessero sentire l’orgoglio nazionale. Ci sono stati altri avvenimenti di questo tipo, come gli anarchici Sacco e Vanzetti uccisi sulla sedia elettrica praticamente senza prove, potete leggere anche di loro se vi interessa.
Però in un certo senso gli italiani si sono riscattati, ovvero hanno avuto in un certo senso la loro… non voglio dire vendetta, ma il loro, appunto, riscatto perché le cose sono andate poi molto meglio per loro. Gli italiani hanno fatto molta strada. Nel 2000 gli italiani guadagnano in media 11.000 dollari in più degli altri americani, quindi a livello socio-economico gli italiani hanno fatto molta strada. Pensate quanti italiani famosi (meglio “italoamericani) ci sono stati, pensate al sindaco De Blasio di New York, o La Guardia in tempi più antichi, che è stato un sindaco di New York molto amato a cui è dedicato il secondo aeroporto di New York, “Laguardia”. Pensate a, non so, Robert De Niro pensate a Madonna, Francis Ford Coppola, Nancy Pelosi, Frank Sinatra, Martin Scorsese. Ci sono tantissimi italoamericani che hanno fatto successo negli Stati Uniti, quindi sicuramente le cose sono molto cambiate rispetto ai tempi in cui gli italiani venivano visti come dei personaggi non davvero bianchi che portavano malattie e che erano di fatto delle bestie.
Ok, ho deciso di fermare qui l’episodio, di concludere qui la narrazione, per ora, perché riprenderà ovviamente, riprenderà spero la prossima settimana o tra due settimane, perché se no l’episodio è troppo lungo e c’è troppo lavoro di trascrizione da fare e quindi non voglio che aspettuate troppo tempo, preferisco dividere l’episodio.Il prossimo episodio sarà incentrato (essere incentrato su = ruotare attorno, riguardare / to be centered around) sull’emigrazione in Sudamerica, quindi vedremo quell’aspetto lì, il Brasile e l’Argentina, ho molti ascoltatori brasiliani e un po’ meno argentini. Però penso che vi potrà interessare e penso che sarete toccati da vicino. Intendo anche mettere alla fine dell’episodio delle testimonianze di alcune persone che hanno discendenza italiana, quindi che vivono in uno di questi paesi di cui abbiamo parlato, oppure anche altri paesi. Ho contattato alcune persone che conosco, spero che mi facciano sapere presto, se mi state ascoltando aspetto i vostri file audio, perché secondo me è interessante dare anche un volto (volto = faccia, viso / face) più umano a questi numeri e a questo racconto storico, perché le storie, diciamo, ci rendono maggiormente partecipi e ci fanno capire anche in maniera più concreta quello che è successo. Io vi ringrazio per l’ascolto e vi posso dire, chiedere umilmente, se apprezzate il mio lavoro potete donare, se vi va, se volete, una somma a vostra scelta. Trovate il mio PayPal nella descrizione dell’episodio, oppure sul sito, un po’ ovunque. Voglio ringraziare tutte le persone che hanno donato, per esempio Vitold, Rita, Elizabeth, Nelson, Elias, Elio, Irina, P.H – non so chi tu sia – Magnus, Don, Melvin. Tante altre persone, grazie davvero a tutti. Credo di… spero di aver detto tutti i nomi che volevo dire, perché mi aiutate davvero ad andare avanti, a fare questa cosa. Chiaramente, ve lo dico onestamente, ci vuole molto lavoro per fare questi episodi, per fare la ricerca – soprattutto questi episodi un pochino più o storici o politici richiedono davvero molto lavoro. Quindi grazie per il vostro sostegno e spero di riuscire a mantenere la qualità che ho mantenuto negli ultimi mesi. E a proposito del podcast, l’ultimo episodio che avete forse visto apparire nel vostro feed è un annuncio, un annuncio in cui vi chiedevo di partecipare, di rispondere alle domande di un questionario sul vostro uso di Podcast Italiano, sull’italiano in generale, su come usare i podcast. Tante domande che mi servono per la mia tesi, per la mia laurea, la tesi di laurea. Purtroppo c’è stato un problema con il link, credo, e quindi penso che molti di voi non abbiano visto, non siamo riusciti ad aprire il link. quindi vi rimetto il link nella descrizione di questo episodio, quindi se non avete ancora preso parte e risposto al questionario potete farlo ora. Queste è tutto, grazie per l’ascolto e ci risentiamo spero molto presto. Ciao!