Piacermi mi è piaciuto
Note e risorse
Trascription
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Ciao a tutti, bentornati su Podcast Italiano.
Mi chiamo Davide e oggi volevo parlare di un uso colloquiale molto interessante, un uso grammaticale particolare. Non so come si chiami questa costruzione, non sono riuscito a capire come si chiama. Proverò comunque a spiegarla dandovi diversi esempi, sperando di riuscire a darvi un’idea di come si usa. Non è importante il nome, ma come si usa. Iniziamo subito con alcuni esempi:
“Hai studiato per l’esame?”
“Studiare ho studiato, però non mi sento pronto per l’esame”
“Valentina è andata a scuola?”
“Andarci ci è andata, però non si sentiva molto bene”
“Capisci il tedesco?”
“Quando mi parlano in tedesco capire capisco, però rispondere è molto più difficile”
“Ti è piaciuto il film ieri sera?”
“Piacermi mi è piaciuto abbastanza, però mi è sembrato decisamente troppo lungo (way too long)”
“Ti piacerebbe venire al mare con noi questo fine settimana?”
“Guarda, piacermi mi piacerebbe molto, ma ho un sacco di lavoro da fare”
“Andrai alla festa di Luca?”
“Andarci ci andrò, però non penso mi fermerò molto (I don’t think I will stay long)”
Come potete osservare in tutte queste frasi la struttura è la seguente: infinito + verbo coniugato. Studiare ho studiato; capire capisco; andarci ci andrò.
Tutte queste frasi funzionano perfettamente senza l’infinito all’inizio. Non serve usare l’infinito, ovviamente. Es.”ho studiato, però non mi sento pronto per l’esame“, “Mi piacerebbe ma devo lavorare“. Ovviamente non è necessario dire “studiare ho studiato” oppure “piacermi mi piacerebbe”. Ma qual è dunque la funzione di questo infinito all’inizio?
Innanzitutto l’infinito dà alle frasi una sfumatura (nuance) decisamente colloquiale. Questa costruzione è per lo più (mainly, for the most part) utilizzata nel linguaggio orale.
Quando utilizziamo questa costruzione solitamente rispondiamo in modo affermativo (quindi diciamo di sì) alla domanda che ci viene fatta, aggiungendo inoltre un’informazione che non è richiesta. Non ci chiedono questa informazione ma noi la diamo. Almeno così è come spiegherei io questo utilizzo.
Se alla domanda “capisci il tedesco” rispondessimo “Sì, lo capisco” non sarebbe necessario aggiungere altro.
Se invece la risposta fosse (“Capire capisco”) ci aspetteremmo una continuazione della frase solitamente introdotta da una frase cosiddetta “avversativa”, ovvero una frase introdotta da “ma”, “però”, “tuttavia”.
Solitamente la continuazione ridimensiona (puts into perspective), la nostra risposta affermativa. Ovvero, il nostro sì è meno “forte”, in un certo senso.” Sì, è vero che capisco il tedesco”, però voglio espandere la mia risposta e darle una sfumatura che renda il mio sì meno netto (less clear-cut), meno forte. C’è qualche elemento in più che è importante per la risposta. Il mio “Sì” è meno forte.
Se conoscete l’inglese, questo uso è simile a “did + l’infinito”.
“Do you understand German?”
“I mean, I do understand it, but speaking it is much harder”.
“Are you going to Luca’s party?”
“I mean, I’m going, but I won’t stay long”
Vi faccio qualche altro esempio.
“Sei andato a votare alle elezioni?”
“Ma, votare ho votato, però so già che non cambierà niente”
“Hai preparato la torta?”
“Prepararla l’ho preparata, però non so com’è venuta”
“Hai parlato poi con il professore?”
“Parlarci ci ho parlato, ma non ha risolto i miei dubbi”
“Ti sei iscritta al concorso (contest, or competitive exam)?”
“Iscrivermi mi sono iscritta, ma non credo di avere speranze di vincere”
Nella domanda mi chiedi se ho fatto qualcosa. Nella risposta non mi limito a dirvi (I’m not just telling you) che ho effettivamente compiuto (carried out, completed) l’azione, ma aggiungo una sfumatura negativa o di incertezza. Dunque, come abbiamo detto, il mio “sì” è un po’ meno forte. “Sì mi sono iscritta, ma non credo di avere speranze“. “Sì, ho parlato con il professore ma non ha risolto i miei dubbi“, “sì, ho votato, però so già che non servirà“.
“Votare ho votato“, “prepararla l’ho preparata (la torta)”, “parlarci ci ho parlato (con il professore)“.
“Ma.. “, e diciamo qualcos’altro. C’è sempre dunque un “ma”, un “però”. O almeno quasi sempre.
Probabilmente ci sono altri modi di usare questa costruzione a cui non ho pensato, perché in fin dei conti (after all) la lingua italiana è molto ricca di usi colloquiali, come tutte le lingue. Dunque ammetto che potrebbero esserci altri usi a cui non ho pensato, ma questo è l’uso più importante.
So che in alcuni lingue esistono usi simili. Se nella vostra lingua esiste una costruzione simile fatemi sapere, sarebbe interessante scoprirlo.Non so se adesso vi è chiaro come si utilizza questa costruzione. Io spiegarla ve l’ho spiegata, però ditemi voi se l’avete capita.
Grazie di nuovo per l’ascolto e ci vediamo nel prossimo episodio.
Ciao!