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Il cacciatore sfortunato (da "Favole al telefono" di Gianni Rodari)

Principiante
#
67

April 24, 2025

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Note e risorse

La storia di un cacciatore che vive un'avventura surreale quando il suo fucile inizia a parlare invece di sparare.

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Trascription

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Questo è Podcast Italiano Principiante, un podcast per chi sa un po’ di italiano e vuole fare progressi ascoltando contenuti interessanti. Io sono Irene, una collaboratrice di Podcast Italiano, e oggi torniamo alle storie, perché leggeremo insieme una storia scritta da Gianni Rodari. Se non lo conosci, Gianni Rodari è uno degli autori più amati della letteratura per ragazzi in Italia. Rodari è nato in Piemonte nel 1920, ed è stato un insegnante, un giornalista, un pedagogista e, ovviamente, anche uno scrittore molto molto amato, capace di usare la fantasia per parlare di cose importanti con leggerezza, intelligenza e tanto umorismo.

Scarica la versione PDF della trascrizione
Trascrizione interattiva dell'episodio

Oggi ascolterai una favola tratta da Favole al Telefono, la raccolta di favole più famosa di Gianni Rodari. Il modo in cui Gianni Rodari scrive, non è difficile: primo perché è un autore del ‘900, quindi l’italiano non è tanto diverso da quello di oggi; e secondo perché scrive principalmente per ragazzi. Tuttavia, come sempre, abbiamo adattato e anche un po’ semplificato il testo per te, quindi sono sicura che questo episodio sarà un ascolto molto facile. Ti consiglio comunque di usare la trascrizione dell’episodio, che trovi su podcastitaliano.com. Il link per accedere alla trascrizione è nelle note dell'episodio che stai ascoltando, sia su Spotify che su Apple Podcasts.

Prima di iniziare, ti racconto l’introduzione di Favole al Telefono, che ti fa capire come è organizzato il libro. Sei pronta? Sei pronto? Iniziamo.

C’era una volta il signor Bianchi, un ragioniere di Varese, una città in Lombardia. Il signor Bianchi era un rappresentante di commercio e, sei giorni su sette, girava per l’Italia vendendo medicinali. Andava al nord Italia e al sud Italia. Andava in centro Italia, e poi a Est e a Ovest. La domenica tornava a casa sua, e il lunedì mattina già ripartiva.

La sua bambina, ogni volta che il papà doveva ripartire, gli diceva: “Mi raccomando, papà: tutte le sere…”

Ma… tutte le sere, cosa? Beh, te lo dico subito. Visto che la bambina non riusciva ad addormentarsi senza una storia, e la mamma le aveva già raccontato tutte le storie che sapeva, anche per tre volte, allora, ogni sera, alle nove in punto, il signor Bianchi doveva telefonare a casa e raccontare una favola alla sua bambina.

E il libro Favole al Telefono, di Gianni Rodari, raccoglie tutte le storie che il signor Bianchi ha raccontato a sua figlia. Sono tutte storie brevi, perché il ragioniere pagava il telefono con i suoi soldi, e non poteva permettersi chiamate troppo lunghe.

Adesso ascolterai la prima favola della raccolta, cioè “Il cacciatore sfortunato”, dove Giuseppe, il protagonista, non riesce a cacciare perché… la realtà intorno a lui diventa improvvisamente …”surreale”.

Buon ascolto.

“Prendi il fucile, Giuseppe, prendi il fucile e vai a caccia,” dice la mamma a Giuseppe, “domani c’è il matrimonio di tua sorella e lei vuole mangiare polenta e lepre”.

Giuseppe prende il fucile e va a caccia. Mentre cammina nel bosco, vede subito una lepre che salta fuori da una siepe e corre in un campo.

Allora Giuseppe prende il fucile, lo punta verso la lepre, prende la mira con attenzione, e preme il grilletto. Ma Giuseppe non sente il rumore dello sparo. Sente il fucile… parlare.

Il fucile dice: “Pum!”.

Il fucile parla proprio come una persona, con voce umana, e invece di sparare fuori la pallottola, la fa cadere per terra. Giuseppe si abbassa e raccoglie la pallottola. Poi la guarda sorpreso. E guarda, sorpreso, anche il fucile.

“Mi sembra lo stesso fucile di sempre… sì, è sempre il solito vecchio fucile. Non ha niente di diverso” dice Giuseppe. Rimane il fatto, però, che quel fucile, invece di sparare, parla. Ha detto “Pum!” con una vocetta allegra e fresca.

Allora Giuseppe guarda dentro il fucile.

“È possibile che… magari…forse… c’è qualcuno dentro, nascosto…”

Ma dentro la canna del fucile non c’è nessuno.

Proprio in quel momento, la lepre di prima ripassa davanti a Giuseppe, ma stavolta non è una semplice lepre. Infatti indossa un velo bianco in testa, e ci sono dei fiori d’arancio sul velo, tiene gli occhi bassi, cioè guarda per terra, e cammina a piccoli passi. La lepre si sta sposando.

Toh” dice Giuseppe, “anche la lepre si sposa! Pazienza! Non posso ucciderla. Si sta sposando! Allora caccerò un fagiano”.

Un po’ più in là nel bosco, infatti, Giuseppe vede un fagiano che passeggia sul sentiero. Il fagiano non è per niente spaventato, anche se quello è il primo giorno della stagione di caccia, quando i fagiani si preparano a correre e scappare molto velocemente dai cacciatori.

Allora Giuseppe prende la mira, preme il grilletto, e il fucile fa…: “Pam! Pam, Pam!”.

Di nuovo, il fucile non spara, ma parla. E dice “Pam, Pam!” due volte, come fanno i bambini con i fucili finti, i fucili giocattolo. La cartuccia del fucile cade a terra e spaventa alcune formiche rosse, che corrono a rifugiarsi sotto un albero.

Andiamo bene!” dice Giuseppe che comincia ad arrabbiarsi, “mia madre sarà proprio contenta se torno senza carne! Ma che sta succedendo qui?”

A quel punto, il fagiano ricompare sul sentiero, e stavolta è seguito dai suoi piccoli, in fila, che ridono, ridono e ridono. E, alla fine della fila, cammina anche la madre, felice e orgogliosa della sua famiglia.

“Ah, tu sei contenta, tu!” borbotta Giuseppe, “Anche tu sei sposata! E anche la lepre, ormai, è sposata. E adesso, io, a che sparo? Chi uccido?”

Giuseppe, intanto, ricarica il fucile e si guarda intorno attentamente, cercando la sua prossima preda. A questo punto, nel bosco non c’è più nessuno. C’è solo un merlo, su un ramo, che fischia. Fischia come per dire: “Sparami, sparami”.

E Giuseppe lo fa, Giuseppe gli spara. Ma il fucile dice “Bang!”, come i bambini quando leggono i fumetti. Allora il merlo fischia più allegramente di prima, come per dire: “Hai sparato, hai sentito, hai la barba lunga un dito”.

Una filastrocca fantastica, quasi senza senso.

“Ah, lo sapevo! Me lo aspettavo! Sicuramente oggi c’è lo sciopero dei fucili!” dice Giuseppe, mentre inizia a camminare verso casa, purtroppo, a mani vuote. Appena rientra, la mamma gli chiede “Hai fatto buona caccia, Giuseppe?”

“Sì mamma, ho preso… tre arrabbiature, belle grosse! Chissà come saranno buone con la polenta!”

Questa era la storia del cacciatore sfortunato. Come succede sempre nelle favole di Gianni Rodari, anche in questa storia ci sono tanti tanti elementi fantastici. Il fucile che si rifiuta di sparare e che parla, prende in giro il cacciatore; le prede che si comportano come esseri umani, tutti elementi fantastici che ci spingono a riflettere, a fare una considerazione. Questa storia infatti, ha una morale, perché ci invita a considerare l’importanza dell’empatia e del rispetto verso tutti gli esseri viventi. Il cacciatore, nonostante i suoi sforzi, non riesce a compiere il suo compito, cioè cacciare, e quindi uccidere gli animali, perché la natura stessa sembra ribellarsi all’idea della caccia. Ciò che trovo geniale e speciale in Rodari è che l’elemento fantastico può essere uno strumento molto potente per trattare argomenti complessi e controversi senza giudicare apertamente niente e nessuno, senza prendere le parti di nessuno.

Comunque, per oggi è tutto. Se questo episodio ti è piaciuto, faccelo sapere con un commento. Così, magari, leggeremo insieme altre favole di Gianni Rodari. Ti chiedo anche, se ti va, di lasciare una recensione positiva a Podcast Italiano Principiante, magari cinque stelle, e anche un commento, sia su Spotify che sul sito podcastitaliano.com. Ovviamente ci fa molto piacere e siamo molto contenti di leggere i tuoi commenti.

Grazie per l’ascolto e alla prossima, ciao!

Questo è Podcast Italiano Principiante, un podcast per chi sa un po’ di italiano e vuole fare progressi ascoltando contenuti interessanti. Io sono Irene, una collaboratrice di Podcast Italiano, e oggi torniamo alle storie, perché leggeremo insieme una storia scritta da Gianni Rodari. Se non lo conosci, Gianni Rodari è uno degli autori più amati della letteratura per ragazzi in Italia. Rodari è nato in Piemonte nel 1920, ed è stato un insegnante, un giornalista, un pedagogista e, ovviamente, anche uno scrittore molto molto amato, capace di usare la fantasia per parlare di cose importanti con leggerezza, intelligenza e tanto umorismo.

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Trascrizione interattiva dell'episodio

Oggi ascolterai una favola tratta da Favole al Telefono, la raccolta di favole più famosa di Gianni Rodari. Il modo in cui Gianni Rodari scrive, non è difficile: primo perché è un autore del ‘900, quindi l’italiano non è tanto diverso da quello di oggi; e secondo perché scrive principalmente per ragazzi. Tuttavia, come sempre, abbiamo adattato e anche un po’ semplificato il testo per te, quindi sono sicura che questo episodio sarà un ascolto molto facile. Ti consiglio comunque di usare la trascrizione dell’episodio, che trovi su podcastitaliano.com. Il link per accedere alla trascrizione è nelle note dell'episodio che stai ascoltando, sia su Spotify che su Apple Podcasts.

Prima di iniziare, ti racconto l’introduzione di Favole al Telefono, che ti fa capire come è organizzato il libro. Sei pronta? Sei pronto? Iniziamo.

C’era una volta il signor Bianchi, un ragioniere di Varese, una città in Lombardia. Il signor Bianchi era un rappresentante di commercio e, sei giorni su sette, girava per l’Italia vendendo medicinali. Andava al nord Italia e al sud Italia. Andava in centro Italia, e poi a Est e a Ovest. La domenica tornava a casa sua, e il lunedì mattina già ripartiva.

La sua bambina, ogni volta che il papà doveva ripartire, gli diceva: “Mi raccomando, papà: tutte le sere…”

Ma… tutte le sere, cosa? Beh, te lo dico subito. Visto che la bambina non riusciva ad addormentarsi senza una storia, e la mamma le aveva già raccontato tutte le storie che sapeva, anche per tre volte, allora, ogni sera, alle nove in punto, il signor Bianchi doveva telefonare a casa e raccontare una favola alla sua bambina.

E il libro Favole al Telefono, di Gianni Rodari, raccoglie tutte le storie che il signor Bianchi ha raccontato a sua figlia. Sono tutte storie brevi, perché il ragioniere pagava il telefono con i suoi soldi, e non poteva permettersi chiamate troppo lunghe.

Adesso ascolterai la prima favola della raccolta, cioè “Il cacciatore sfortunato”, dove Giuseppe, il protagonista, non riesce a cacciare perché… la realtà intorno a lui diventa improvvisamente …”surreale”.

Buon ascolto.

“Prendi il fucile, Giuseppe, prendi il fucile e vai a caccia,” dice la mamma a Giuseppe, “domani c’è il matrimonio di tua sorella e lei vuole mangiare polenta e lepre”.

Giuseppe prende il fucile e va a caccia. Mentre cammina nel bosco, vede subito una lepre che salta fuori da una siepe e corre in un campo.

Allora Giuseppe prende il fucile, lo punta verso la lepre, prende la mira con attenzione, e preme il grilletto. Ma Giuseppe non sente il rumore dello sparo. Sente il fucile… parlare.

Il fucile dice: “Pum!”.

Il fucile parla proprio come una persona, con voce umana, e invece di sparare fuori la pallottola, la fa cadere per terra. Giuseppe si abbassa e raccoglie la pallottola. Poi la guarda sorpreso. E guarda, sorpreso, anche il fucile.

“Mi sembra lo stesso fucile di sempre… sì, è sempre il solito vecchio fucile. Non ha niente di diverso” dice Giuseppe. Rimane il fatto, però, che quel fucile, invece di sparare, parla. Ha detto “Pum!” con una vocetta allegra e fresca.

Allora Giuseppe guarda dentro il fucile.

“È possibile che… magari…forse… c’è qualcuno dentro, nascosto…”

Ma dentro la canna del fucile non c’è nessuno.

Proprio in quel momento, la lepre di prima ripassa davanti a Giuseppe, ma stavolta non è una semplice lepre. Infatti indossa un velo bianco in testa, e ci sono dei fiori d’arancio sul velo, tiene gli occhi bassi, cioè guarda per terra, e cammina a piccoli passi. La lepre si sta sposando.

Toh” dice Giuseppe, “anche la lepre si sposa! Pazienza! Non posso ucciderla. Si sta sposando! Allora caccerò un fagiano”.

Un po’ più in là nel bosco, infatti, Giuseppe vede un fagiano che passeggia sul sentiero. Il fagiano non è per niente spaventato, anche se quello è il primo giorno della stagione di caccia, quando i fagiani si preparano a correre e scappare molto velocemente dai cacciatori.

Allora Giuseppe prende la mira, preme il grilletto, e il fucile fa…: “Pam! Pam, Pam!”.

Di nuovo, il fucile non spara, ma parla. E dice “Pam, Pam!” due volte, come fanno i bambini con i fucili finti, i fucili giocattolo. La cartuccia del fucile cade a terra e spaventa alcune formiche rosse, che corrono a rifugiarsi sotto un albero.

Andiamo bene!” dice Giuseppe che comincia ad arrabbiarsi, “mia madre sarà proprio contenta se torno senza carne! Ma che sta succedendo qui?”

A quel punto, il fagiano ricompare sul sentiero, e stavolta è seguito dai suoi piccoli, in fila, che ridono, ridono e ridono. E, alla fine della fila, cammina anche la madre, felice e orgogliosa della sua famiglia.

“Ah, tu sei contenta, tu!” borbotta Giuseppe, “Anche tu sei sposata! E anche la lepre, ormai, è sposata. E adesso, io, a che sparo? Chi uccido?”

Giuseppe, intanto, ricarica il fucile e si guarda intorno attentamente, cercando la sua prossima preda. A questo punto, nel bosco non c’è più nessuno. C’è solo un merlo, su un ramo, che fischia. Fischia come per dire: “Sparami, sparami”.

E Giuseppe lo fa, Giuseppe gli spara. Ma il fucile dice “Bang!”, come i bambini quando leggono i fumetti. Allora il merlo fischia più allegramente di prima, come per dire: “Hai sparato, hai sentito, hai la barba lunga un dito”.

Una filastrocca fantastica, quasi senza senso.

“Ah, lo sapevo! Me lo aspettavo! Sicuramente oggi c’è lo sciopero dei fucili!” dice Giuseppe, mentre inizia a camminare verso casa, purtroppo, a mani vuote. Appena rientra, la mamma gli chiede “Hai fatto buona caccia, Giuseppe?”

“Sì mamma, ho preso… tre arrabbiature, belle grosse! Chissà come saranno buone con la polenta!”

Questa era la storia del cacciatore sfortunato. Come succede sempre nelle favole di Gianni Rodari, anche in questa storia ci sono tanti tanti elementi fantastici. Il fucile che si rifiuta di sparare e che parla, prende in giro il cacciatore; le prede che si comportano come esseri umani, tutti elementi fantastici che ci spingono a riflettere, a fare una considerazione. Questa storia infatti, ha una morale, perché ci invita a considerare l’importanza dell’empatia e del rispetto verso tutti gli esseri viventi. Il cacciatore, nonostante i suoi sforzi, non riesce a compiere il suo compito, cioè cacciare, e quindi uccidere gli animali, perché la natura stessa sembra ribellarsi all’idea della caccia. Ciò che trovo geniale e speciale in Rodari è che l’elemento fantastico può essere uno strumento molto potente per trattare argomenti complessi e controversi senza giudicare apertamente niente e nessuno, senza prendere le parti di nessuno.

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