Intervista ad Amir Ordabayev, poliglotta kazako che conosce 10 lingue
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Intervista Amir e ArtemIntervista Amir e Luca
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Intervista Amir e Artem: https://youtu.be/ZW8Y0o9ztO0
Intervista Amir e Luca: https://www.youtube.com/watch?v=AyC_or_L30A&t=321s
Benvenuti o bentornati su Podcast Italiano. Io mi chiamo Davide e oggi ho il piacere di rispolverare o forse resuscitare (resurrect) una rubrica (section, feature) del mio podcast che da un po’ di tempo non era attiva, ovvero quella delle interviste. Perché oggi abbiamo un’intervista con un poliglotta, Amir Ordabayev, un poliglotta kazako, che sa tantissime lingue 10 lingue – se non di più, ho perso anche io il conto (I lost count as well) – tra cui l’italiano. Quindi l’intervista ovviamente è in italiano, parliamo di tante cose soprattutto che c’entrano (have to do with) con l’italiano, l’Italia, la sua passione per il calcio, tra l’altro, perché ama il calcio. Se sapete in russo il canale di Amir vi può interessare perché fa tanti video in cui insegna varie lingue utilizzando il metodo… un metodo simile a quello di Michelle Thomas.
Prima di far partire (to start) l’intervista però volevo parlarvi di un altro ottimo metodo – oltre al canale di Amir – per imparare le lingue straniere, per imparare a parlarle soprattutto, che è Italki. Italki, che sponsorizza gli episodi che sto facendo in questo periodo di Podcast Italiano, è un ottimo strumento per iniziare a parlare qualsiasi lingua e soprattutto è bello perché io, come forse sapete, insegno su Italki. Se volete fare lezione con me potete seguire il link in descrizione, nella descrizione di questo episodio, e potete iniziare a fare lezione con me. La cosa bella è che Italki vi da dieci dollari che potete utilizzare per fare una lezione, per provare a fare una lezione e questo è utile anche per me. Quindi sarebbe un ottimo modo di aiutare me e anche voi stessi e il vostro italiano. Devo dire che è un ottimo servizio, lo uso anch’io per imparare le lingue e soprattutto ci insegno (I teach there), quindi ci vediamo su Italki se volete parlare l’italiano con me.
Vi ricordo che potete trovare anche la trascrizione di questa intervista sul sito Podcast Italiano. Se state ascoltando su Apple Podcasts oppure su Spotify o su qualsiasi altra applicazione, nella descrizione di questo episodio troverete il link alla trascrizione. Ora incominciamo. Buon ascolto!
D: Ciao Amir, benvenuto su Podcast Italiano, sono contento che tu abbia acconsentito a questa intervista.
A: Ciao Davide, beh, ti ringrazio per l’invito e sì, sono molto contento di essere qua e di poter fare quattro chiacchiere (have a chat) con te, sì, sono stra-felice (super happy).
D: Sì, noi ci conosciamo, diciamo, indirettamente, perché è la prima volta che parliamo di fatto (in fact), però conosciamo ognuno l’esistenza dell’altra persona (meglio: sappiamo entrambi dell’esistenza / siamo entrambi consapevoli dell’esistenza dell’altra persona).
A: Sì, ho visto un paio di video con Artyom, con un (il) creatore di Russian Progress. Penso che sia un contenuto molto interessante anche per le persone che imparano russo. Sì, sapevo che tu parli russo.
D: Sì, sì. Tra l’altro ieri io mi sono preparato a questa intervista e ho rivisto l’intervista con Artyom, quindi sì, sono pronto a farti un sacco di domande. Riassumiamo un po’ la tua carriera linguistica Amir, tu parli di 10 lingue credo, se non hai aggiunte altre nel frattempo (in the meantime), che sono il russo, il kazako, l’inglese, lo spagnolo, il francese, il tedesco, l’italiano, il cinese, il turco, il portoghese, forse anche il giapponese che non c’è in questa lista.
A: Sì, il giapponese ma non… ancora non l’ho padroneggiata (corretto: padroneggiatO) (I still haven’t mastered it) ma per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue penso che il “padroneggio” (corretto: la padronanza) non esiste. In (nel) senso, anche se tu parli una lingua molto bene, da madrelingua, di tanto in tanto (from time to time)tutti facciamo errori. E proprio perciò (meglio: proprio per questo / e perciò) ho deciso di aspettare almeno due-tre anni e poi forse sarò capace di aggiungere il giapponese ma…
D: Non ti senti di definirti… di aggiungerlo alla lista di lingue padroneggiate, sì.
A: Ancora no, ma vedremo che cosa succederà nel futuro.
D: Capisco, capisco. Dunque la mia domanda è: perché? Cioè, qual è la tua personale motivazione? Cioè, è chiaro che ci sono tante motivazioni, tanti motivi, tante cose belle che “escono”, diciamo, da una lingua imparata (meglio: che otteniamo dall’apprendimento di una lingua). Ma c’è qualcosa, proprio, che più di tutto il resto tu trovi in una lingua straniera? Se ti faccio il mio esempio brevemente, nel mio caso la cosa che proprio mi piace di una lingua – e secondo me potrai, diciamo, capirmi in questo senso (in this respect, regard) – è la pronuncia. Proprio i suoni di una lingua straniera, l’aspetto fonetico delle intonazioni, tutto questo, io lo trovo estremamente interessante ed è qualcosa che è abbastanza irrazionale, non so spiegare questo interesse. C’è qualcosa di simile per te? Magari la stessa pronuncia e fonetica.
A. Sì, assolutamente. La pronuncia mi piace moltissimo in qualsiasi lingua straniera. E poi per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue, io non saprei dire perché mi piace così tanto. Forse è l’unico talento che ho, forse, quello per le lingue. Perché tutto quello che c’entra con le altre materie… io (per esempio) direi che non sono bravo in matematica. Poi quando ero giovane giocavo gli (corretto: a) scacchi (chess), ma non ci riuscì (meglio: non ci sono mai riuscito). In (nel) senso, non sono diventato un giocatore molto forte, diciamo. E per quanto riguarda le lingue mi piace moltissimo l’intonazione, ascoltare, diciamo, la pronuncia, la pronuncia straniera. E proprio perciò (per questo) ho deciso di imparare le lingue, di usare tutto il mio tempo libero ad (per) imparare le lingue. Ho cominciato con l’inglese, perché era obbligatorio (compulsory) a scuola, e poi ho deciso di imparare le altre lingue mediterranee, diciamo, il francese, spagnolo, ed italiano.
D. E tu quindi sei… essendo nato e cresciuto in Kazakistan… quindi tu sei bilingue dalla nascita?
A. Sì ma per me è molto più facile usare il russo perché quando sono andato a scuola tutto, diciamo, l’insegnamento (teaching, education) era in russo ma parlavo il kazako in casa di tanto in tanto con i miei genitori.
D. Ma quindi il kazako lo usi anche nella vita di tutti i giorni?
A. Beh direi che lo capisco abbastanza bene, ma se l’argomento, diciamo, è piuttosto scientifico io… per me sarebbe molto più difficile usarlo. Nelle grandi città si può vivere e parlare soltanto in russo e sentirsi comodo (meglio: a proprio agio). Penso che sia (un’)ottima cosa che vuol dire che in Kazakistan le persone non soffrono da xenofobia (meglio: non sono xenofobe) e ancora usano (meglio: usano ancora) la lingua russa, che è comunque una bellissima lingua che mi piace moltissimo.
D. Ed è una ricchezza, poi.
A. Sì, sarebbe stato un errore perché la lingua russa rappresenta una ricchezza. Diciamo il patrimonio culturale (cultural heritage).
D. Tu pensi che comunque essere bilingue – magari non al 100%, perché hai una lingua più forte di un’altra – ti abbia aiutato nell’apprendere altre lingue? Perché spesso i bilingui, almeno per quanto riguarda la pronuncia, sembrano essere più bravi di altre persone. Almeno, questa è la mia esperienza…
A. Sì, sono stra-convinto (I’m totally convinced) che mi ha (abbia) aiutato molto perché soprattutto con la pronuncia… col francese, soprattutto, perché ci sono suoni molto simili che magari sono un po’ più difficili per i russi, cioè per le persone di madrelingua russa, ma per me era, diciamo, un vantaggio abbastanza importante. E anche per quanto riguarda la logica, perché sono sono stato fortunato di imparare due lingue che appartengono alle diverse (corretto: a diverse) famiglie linguistiche. Diciamo che questo mi ha permesso ad (di) avere la mente più aperta, o forse più flessibile se posso dire così.
D. Certo perché automaticamente hai un sacco di suoni in più (you have a lot more sounds).
A. Sono stra-convinto che almeno quattro o cinque suoni non esistano in russo e(d) è quello che come ho detto già (meglio: come ho già detto) mi ha permesso di, diciamo, di avere una pronuncia francese forse superiore.
D. Certo, sapevi già fare questi suoni fin da subito (right away). Parlaci allora nello specifico della tua esperienza con l’italiano. Dato che alla fine questo è un podcast per chi impara l’italiano, parliamo più nello specifico di questo, com’è iniziata la tua avventura con l’italiano e… non so, raccontaci un po’.
A. Da un lato, diciamo, sono assolutamente d’accordo con quello che dice Luca Lampariello. Non bisogna imparare due tre lingue allo stesso tempo, ma quando cominciavo… diciamo, quando cominciava la mia avventura con le lingue io cercavo di imparare… e anzi (actually), imparavo spagnolo e francese allo stesso tempo quanto già mi sentivo comodo (a mio agio) con l’inglese. E poi mi sono reso conto che io volevo anche imparare l’italiano. E da un lato diciamo che la conoscenza del francese aiuta con l’apprendimento dell’italiano, ma dall’altro so benissimo che ogni tanto faccio errori quando parlo italiano, faccio (i) tipici errori spagnoli, non so se posso dire così.
D: Lo spagnolo esce fuori, emerge quando vuoi parlare. Ho presente (I know) la sensazione di avere questa interferenza in testa.
A: Di tanto in tanto sì, capita, ma io cerco in ogni caso di ridurre quegli errori. Ma diciamo che ho cominciato ad impararla… a imparare la lingua italiana dopo aver raggiunto un livello B1 in spagnolo e in francese, e questo mi ha aiutato un po’.
D. Certo. Tu come usi l’italiano nella vita quotidiana e… anzi, lo usi tutti i giorni oppure no? Perché arrivato a 10 lingue (once you reached 10 languages) è probabile che alcuni giorni ovviamente non c’è (meglio: ci sia) alcuna presenza dell’italiano, immagino. Che ruolo ha?
A. Mi avrebbe (CORRETTO: sarebbe) piaciuto parlare italiano molto più spesso, ultimamente partecipo in (ad) uno scambio linguistico con il mio amico che si chiama Gabriele e di solito parliamo una volta a settimana, che vuol dire trenta minuti parliamo russo e poi parliamo un po’ italiano, e lo uso anche in maniera più passiva, diciamo, guardando i video su YouTube e i video che riguardano gli argomenti come… beh, la filosofia, un gioco di scacchi (il gioco degli scacchi) e il calcio.
D: Su quello poi ti faccio una domanda dopo. Però volevo farti prima la domanda anche su questo, no? Dici che lo ascolti più passivamente di quanto tu lo parli, e spesso è così, no? Però quello che volevo chiederti (è): come fai a cercare di migliorare, appunto, il parlato, le abilità attive? Perché io lo vedo ancora nel mio Russo, è una cosa che non mi piace, non mi piace del tutto e non mi soddisfa del mio russo. Io capisco molto bene il russo parlato però ogni volta che devo parlarlo io stesso mi rendo conto che non lo parlo a sufficienza (meglio: sufficientemente bene) e tante strutture che sono perfettamente chiare e trasparenti quando le sento non le capisco. Ed è una cosa normale, capita a tutti. Però tu come fai, soprattutto… immagino poi che ad Almaty… immagino non ci siano molti italiani con cui (parlare italiano)… o ce ne sono? Non lo so, dimmelo tu.
A: Beh, c’è la comunità italiana ma io purtroppo ancora non sono riuscito a fare gli (non serve “gli”) amici italiani qua, ma vedremo che cosa succederà in futuro. Sì, per quanto riguarda il miglioramento delle tue capacità più attive, cioè parlare… sì, di commettere, di fare meno sbagli io cerco di leggere le notizie a voce alta. Ultimamente, recentemente ho cominciato di (A) registrare la mia propria voce utilizzando il programma che si chiama Adobe Audition e poi paragonare la mia versione con quella della versione italiana. E anche un’altra cosa che mi piace fare è leggere, diciamola, la novella (corretto: IL ROMANZO)… nonostante sia superficiale (meglio: anche se è superficiali, anche se non è delle più profonde), come quelle scritte da Paolo Coelho, che è uno scrittore famoso. E, per esempio, il primo capitolo per la prima volta lo leggo in russo e poi cerco di leggere lo stesso capitolo in italiano e poi prestare attenzione (pay attention to) e e analizzare come si può esprimere lo stesso pensiero in una lingua straniera e poi registrare la mia propria voce. Se io sono stra-convinto che magari utilizzerò con l’espressione nella vita reale cerco di scriver(mela) su carta (su un foglio) e poi come un’altra attività registrare la mia propria voce. E così piano piano spero di poter migliorare, diciamo, la qualità.
D. Beh diciamo che questo tuo… questo è un lavoro di analisi, più che altro. Però la cosa difficile secondo me è poi mettere in pratica queste cose che uno nota, perché anch’io ho spesso noto tante cose quando sento il russo… “ah, qua sarebbe bello utilizzare questa parola attivamente”. Però poi, come diciamo noi, “tra il dire e il fare c’è in mezzo il mare” (un’altra espressione con lo stesso significato è “è molto più facile a dirsi che a farsi”).
A. Sì, ma almeno così forse sarai un po’ più preparato ad usare qualche frase, ma sì, è un processo che forse… è un processo molto molto lento sfortunatamente.
D. Ho capito. Sei mai stato in Italia?
A. Sì, sono stato a Roma. Ho passato tre giorni a Roma e poi ho conosciuto un posto… una bella città, una piccola città che si chiama Gaeta, molto vicina di (A) Roma. Ci vuole (vogliono) soltanto 30 minuti per arrivarci con il treno, ma mi è piaciutA la tranquillità soprattutto, il carattere delle persone che sono state, così, diciamo sorpresE quando cominciavo ad utilizzare L’italiano, con loro. Volevo anche vedere le altre città, Milano, Torino, poi. Sì, c’è (meglio: ci sono le) Cinque Terre, Porto Venere se lo pronuncio correttamente. È un posto che è molto conosciuto e penso che meriti.
D. Quali associazioni mentali ti vengono in mente quando senti l’italiano?
A. Beh, diciamo che 4-5 anni fa io avrebbe (AVREI) risposto con una lista dei (di) giocatori italiani tipo, come… non so, tipo Alex Del Piero, Francesco Totti, Gigi Buffon, ma recentemente ho deciso anche di imparare altre cose legate alla cultura italiana e oggi, la risposta di oggi sarebbe forse Leonardo da Vinci, che ancora oggi da (d)a mangiare ai francesi (to this day is feeding the French), non agli italiani quanto soprattutto ai francesi. Beh, Dante Alighieri che… lui aveva cominciato a scrivere non in latino ma anche in taliano parlato che non so fino a che punto potremmo chiamarlo, diciamo, il padre della letteratura italiana. E forse il clima, il sole e il cibo, soprattutto.
D. Ma tu leggi… hai provato a leggere Dante o la Divina Commedia in originale?
A. Oggi, diciamo, mi trovo in un momento in cui sono capace di leggere la novella (romanzo) superficiale (meglio al plurale: romanzi superficiali), diciamo a livello delle novelle (romanzi) scritte da Paolo Coelho.
D. Ti correggo solo, ti correggo solo, “romanzi”, perché le “novelle” in italiano esistono ma sono un’altra cosa, sono come quelle di… sono racconti brevi (short stories), come quelle di un altro scrittore fiorentino di quell’epoca, ovvero Boccaccio, non so se lo conosci, che ha scritto Il Decameron (o Decamerone), e lì sono 99 – o 100, non mi ricordo – novelle. Anche quello tra l’altro è molto famoso, è un’opera molto famosa, un po’ difficile ovviamente perché la lingua è diversa, ma non troppo.
A. Comunque ti ringrazio per il tuo feedback, e un’altra cosa molto importante quando si tratta dell’apprendimento delle lingue è assolutamente necessario di (senza “di”) avere una mente aperta ed essere in grado di accettare tutto… beh, tutto il feedback, soprattutto quando viene da parte di una persona madrelingua.
D. Certo ci sono delle specificità dell’italiano, secondo te, che bisogna tenere in considerazione quando lo impari? Magari degli aspetti diversi che ha solo l’italiano, che le altre lingue non hanno, oppure l’italiano è come tutte le altre lingue e quindi imparare l’italiano non si differenzia (=non è diverso da) da imparare altre lingue?
A. Beh, soprattutto io direi per gli stranieri non esagerare l’intonazione italiana, perché…
D. Bel consiglio, mi piace questo, sono d’accordo.
A. Ho sentito tante persone (che) con lo scopo, diciamo nella speranza di imitare, di cercare di diventare un buon(O) studente (imitano l’accento italiano), ma molte volte esagerano.
D. Sì, *con accento stereotipato italiano* pizza, pasta, questo, quell’altro!!
Conosco questo accento che di fatto poi non è molto realistico, per fortuna nessuno parla così.
A. E anche per gli italiani immagino che questo sia un po’…
D. Un po’ offensivo forse. Nel senso, capiamo, e alla fine anche noi imitiamo i tedeschi, tutti imitano altri popoli in maniera (esagerata), cioè tutti facciamo imitazioni, come dire, esagerate e caricaturali (come delle “caricature”, mostruose, esagerate). (Però è meglio non esagerare!)A. Per dare qualche consiglio, sì, io direi (di) non esagerare le intonazioni, soprattutto all’inizio dell’apprendimento, poi con il patto di tempo si può adattare piano piano. E un altro consiglio che mi piacerebbe dare è prestare molta molta attenzione all’uso d(ei) congiuntivi, che è molto diverso dallo spagnolo e dal francese in italiano.
D. Sì, il congiuntivo anche per noi italiani è un po’… è un tema ostico (=difficile, tricky), una una cosa che spesso sbagliamo. Ma alla fine in tutte le lingue c’è qualcosa che i madrelingua sbagliano, in quale misura è un errore e in quale misura è un errore… cioè scusa una evoluzione della lingua? Questa è una questione filosofica, forse.
Volevo farti una domanda molto semplice, ma non magari non così semplice in realtà. Hai una parola preferita in italiano? Per suono, per… non so, per come scorre (for the way it flows).
A. Mi piace una (meglio: LA) parola “mossa” (move) che quella… che ha a che vedere con gli scacchi (has to do with chess).
D. Ah, una mossa di scacchi.
A. Una mossa di scacchi. Beh, sfizio (whim, fancy, treat)…
D. Sfizio.
A …perché mi piace così tanto io non (lo) saprei dire, forse come una persona (corretto: da persona) che parla Russo da madrelingua per me non è difficile pronunciarla, quella combinazione. Sfizio.
D. Lo sfizio come togliersi uno sfizio (do something you wanted to do far some time)? Oppure uno sfizio come qualcosa da mangiare, che vuol dire “una tentazione”, uno sfizio?
A. Sì, la tentazione, in quel senso, tentazione. “Kapris” (dal francese caprice, simile all’italiano “capriccio”) in russo.
D. Togliersi uno sfizio. Mi sono tolto lo sfizio di intervistare Amir, finalmente.
A. E poi riuscire, è un verbo che che mi piace. “Riuscire a fare”, no? A volte… l’espressione, per esempio, “a volte ci riusciamo, a volte no”. Penso che sia molto elegante.
D. Ho capito in realtà prima abbiamo toccato, diciamo, un pochino, il tema del calcio, però non l’abbiamo sviluppato. Volevo chiederti un po’ com’è nato il tuo amore per il calcio (football / soccer) e il ruolo dell’italiano in questa tua passione.
A. Penso che il calcio sia qualcosa (di) universale, che condividiamo tutti. Beh, quasi tutti (i) paesi, indipendentemente dalla cultura, dalla lingua, dalle radici. È lo (UNO) sport molto semplice, con la meta… con l’obiettivo semplicemente (di) mettere la palla in rete (put the ball in the net). E proprio perciò (per questo) non bisogna avere tanti soldi, non bisogna appartenere a (una classe sociale specifica) per poter giocare, e proprio perciò (per questo) penso che sia così universale, è un fattore molto importante per quanto riguarda la facciamo lo scambio fra i paesi, fra le culture, e quando quando avevo, se non sbaglio, 6-7 anni ho cominciato a giocare con altri ragazzi e così, diciamo, è nata la mia passione per il calcio.
D. Ma segui il calcio italiano?
A. Beh, oggi lo seguo perché da quando Cristiano Ronaldo…
D. Volevo arrivare lì! (that’s where I was driving at)
A. Sì, è andato alla Juve penso che diciamo il… lo status di (della) Serie A sia un po’ superiore a paragone con (paragonato a) due-tre anni fa.
D. Tu utilizzi l’italiano anche per, non so, ascoltare le interviste dei calciatori (footballers / soccer players) e degli allenatori?
A. Beh, soprattutto degli allenatori.
D Perché quella… è una cosa divertente, poi, perché diciamo che in Italia prendiamo un po’ un po’ in giro (we make fun of) soprattutto i calciatori per il loro modo di parlare, perché spesso ci sono anche esempi celebri (famous examples) (come Cassano oppure Totti) di persone che non parlano molto bene l’italiano…
A. Sì, una volta ha detto “se sapessi che rimaneva avrei detto rimane”. Sono d’accordo che non è un buon esempio per quelli che stanno imparando in italiano.
D. Però è comunque un linguaggio semplice, quindi… e dicono sempre le stesse cose poi, alla fine, è un disco rotto (broken record) sentire le interviste dei calciatori.
Avevo una domanda che mi interessa personalmente. La passione delle lingue… come fare (=come si fa) per farla diventare, secondo te, un lavoro? Perché non è una cosa così facile. Appunto tu fai il traduttore, insegni, fai l’interprete, fai varie cose. Secondo te questo è il modo? Ovvero occuparsi di tante cose diverse e ognuna ti apporta (generates, produces) una parte dei guadagni? Perché è una cosa che mi chiedo anch’io, no? Cioè uno impara le lingue, è una laurea (degree) che non è delle più (quotate), come dire, non è certo una laurea in ingegneria (engineeering)? Come facciamo noi amanti delle lingue a viverci di lingue (make a living out of languages)?
A. Penso che sia importante studiare il mercato, in (nel) senso che (meglio: di scoprire) quali sono le capacità che sono richieste da un mercato dove abiti, nella tua città. Qua ad Almaty io direi che l’inglese non è già (più) utile per (gli) interpreti perché tante persone già lo usano diciamo ogni giorno, no? Quotidianamente (daily). Ma io ero (sono stato) piuttosto fortunato di poter imparare due, tre altre lingue, lo spagnolo, il francese che nel contesto della (di) Almaty loro (non serve “loro”) sono lingue rare, e quello mi dà una (la) possibilità di offrire i miei servizi ai (a) prezzi un po’ più un po’ più elevati rispetto alla media. Io direi che da un lato sia importante imparare qualche lingue rare (corretto: QUALCHE LINGUA RARA) ma poi cercare le possibilità di offrire i tuoi servizi, perché se impari una lingua come lo Swahili, se ci sono pochi contatti, scambi o fra le due paesi (corretto: I paesi), quello non ti servirà, non servirà a nulla. Dunque da un lato bisogna essere consapevoli (di) quali sono le capacità che sono veramente richieste e poi cercare di imparare almeno due lingue rare.
D. Tu lavori anche con l’italiano come traduttore e interprete?
A. Lavorare con l’italiano ancora non mi è capitato, ma forse in futuro. Beh, io vorrei migliorare in ogni caso la mia conoscenza delle lingue, e poi non lo so, fra 2 anni mi piacerebbe provarci, ma la combinazione che viene più spesso è quella di francese-russo e spagnolo-russo e viceversa.
D. Volevo chiederti se ti sono… se hai qualche aneddoto del lavoro di interprete, in particolare, qualche situazione curiosa, oppure stressante, o qualcosa che ci puoi raccontare che ti è capitato, perché tu fai l’interprete, quindi, nelle conferenze.
A. Ogni volta quando lo speaker decide di prendere un’altra persona in giro (prendere in giro un’altra persona) oppure di raccontare un aneddoto è sempre molto stressante per (gli) interpreti, soprattutto quando tu devi tradurre in tempo reale (in real time). (Una volta) facevo un (l’)interprete per il Global Summit of Financial Directors.
D. Una cosa molto seria.
A. Una cosa molto seria, e poi le persone hanno cominciato di (a) parlare di politica, di tutto quello che che abbia (corretto: a) capitato con (all’)Ucraina, fra Ucraina e Russia. Eh sì, era molto stressante tradurre tutto in tempo reale, direi.
D. Anche perché se poi traduci male qualcosa rischi di mettere in bocca a una persona delle cose che non ha detto (put in someone’s mouth words they didn’t say) e rischi che vada molto male, finisca molto male.
A. Sì, una (quella) volta anche se l’argomento del summit non era la politica le persone, non so, per qualche ragione avevano cominciato di (a) parlarne.
D. Qual è la tua, diciamo, il tuo rapporto, la tua opinione sul ruolo della tecnologia anche nella traduzione? Dato che ti occupi di traduzione e la tecnologia migliora pian piano. Tu come la vedi, qual è il tuo rapporto personale con la tecnologia, i traduttori automatici e tutte queste cose che vengono fuori?
A. Ma sono, saranno soprattutto (meglio: perlopiù) disponibili fra un po’ di tempo, ma penso la domanda sempre rimarrà (meglio: la domanda rimarrà / ci sarà sempre), la domanda soprattutto per i (meglio: la domanda di) professionisti di altissimo livello. Dunque penso che non bisogna aver paura che i robot rubino il lavoro.
D. Quindi sei ottimista da questo questo punto di vista.
Ok, volevo farti un test pronuncia, finire in maniera divertente e farti dire degli scioglilingua (tongue-twisters) in italiano, dato che abbiamo capito, tu hai una pronuncia buona, lo abbiamo visto tutti, abbiamo avuto modo di toccare toccare con mano questa cosa (we had the chance to experience it firsthand) Allora, adesso ho due scioglilingua per te che Proverò anch’io a pronunciare, perché non sono facili nemmeno per me, e il primo è questo, lo dico io prima. Sopra la campa (panca* :D) la capra campa, sotto la panca la capra crepa. (literally: over the bench the goat lives, under the bench the goat dies) Vediamo Amir alla prova.
A. Cercherò di fare del mio meglio (do my best), no? Sopra la panca la carpa campa sotto la campa la capra crepa.
D. Capra. Carpa è un pesce, capra è l’animale.
A. È stata una sfida, no?
D. Ho altro scioglilingua per te, sei pronto?
A. Sì.
D. Trentatre trentini entrarono a Trento tutti e trentatré trotterellando. (literally: 33 people from Trento entered Trento, all 33 of them trotting along)
A. Ci proverò. Trentini… ah! Trentatré trentini en… ah! Trentatré trentini entrarono a Trento tutti e trentatré trotterellando.
D. Trotterellando. Sì, dai, non male, te la sei cavata abbastanza bene (you did a pretty good job), devo dire.
Ok e l’ultima scioglilingua per te è questo: se oggi seren non è doman doman seren sarà, se non sarà seren si rasserenerà. (literally: if today the sky is not clear it will get clear tomorrow, if doesn’t get clear it will get clear – it makes no sense, I know).
A. Se oggi seren non è doman seren sarà se non sarà seren si rassenerà…
D. Rasserenerà.
A. Rassenerà, ah!
D. All’ultima parola! Vabbè comunque quasi. Beh Amir, ti ringrazio per il tuo tempo.
A. Sì, grazie per l’invito soprattutto.
D. Amir, dove ti possono trovare le persone su internet?
A. Il (sul) canale di YouTube..
D..con più di 100.000 iscritti, tra l’altro! Quindi Complimenti per il successo su YouTube.
A. Sì, beh, grazie ma ci voleva (ci è voluto) almeno, non lo so, 5-6 anni di caricare un video ogni settimana ma piano piano si può si può raggiungere quella cifra.
D. A proposito, tu (su YouTube) fai tante lezioni in tante lingue in… usando il russo come lingua base, quindi io ho tante persone che mi ascoltano dalla Russia, quindi se siete russi e volete imparare l’italiano con Amir, Amir ha fatto tanti video. Ma anche (video di) altre lingue tu fai un video per tedesco, per il giapponese, per lo spagnolo ho visto tanti video. Quindi andate sul canale di Amir e… non so, da qualche altra parte (somewhere else)?
A. Io direi YouTube e forse Instagram, non so se potremmo lasciare il link in un articolo o nella descrizione.
D. Certo, lasciamo anche il link a tutti i social, anche alle interviste, l’intervista che hai fatto con Luca (Lampariello), o meglio una chiacchierata multilingue che ho risentito ieri. (È) un po’ datata (dated, old) ormai, avrà 7-8 anni, però è comunque interessante. E anche all’intervista con il mio amico Artyom per chi parla russo molto interessante. Dura quasi un’ora, più di un’ora forse.
A. Abbiamo parlato, beh, di tante cose non solo legate con (all’) apprendimento delle lingue ma anzi, delle cose che non c’entrano nulla con le lingue, ma penso che sia stata una una chiacchiera(ta) (chat) molto simpatica, come quella di oggi.
D. Va bene allora grazie mille ancora e alla prossima Amir, ci sentiamo.
A. Grazie Davide, ciao.
D. Ciao ciao.