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Le leggi più strane d'Italia

Intermedio
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41

September 15, 2024

Note e risorse

In questo episodio andiamo alla scoperta delle leggi più strane che abbiamo in Italia!

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Trascrizione

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Un famoso modo di dire italiano recita “paese che vai, usanza che trovi, ovvero “in ogni Paese in cui andrai, troverai leggi e usanze diverse”. Oggi, però, metteremo da parte le usanze italiane e ci concentreremo sul tema delle leggi e dei divieti. E non parleremo di leggi e divieti qualunque, ma di quelli più unici, più particolari, più strani. In Italia, infatti, come forse in ogni paese, esistono delle leggi spesso poco conosciute che, per quanto bizzarre e insolite, sono norme realmente esistenti. Ora, facendo un po’ di ricerca su questo tema, mi sono anche reso conto di quante cavolate si trovano su internet. Ogni giorno leggiamo notizie online, magari di siti che non conosciamo bene, che non sappiamo se hanno una buona o cattiva reputazione, e tendiamo a prenderle per buone, a crederci con troppa facilità. Dopotutto, chi pubblicherebbe mai una notizia falsa usando il proprio nome e cognome? E, soprattutto, chi si assumerebbe mai la responsabilità di pubblicare una notizia platealmente falsa? Ah, che ingenuo, Davide.

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Trascrizione con glossario interattiva

E dunque, leggendo questi articoli che riportavano leggi davvero assurde, non potevo che chiedermi:  “Ma… sarà vero?”. E siccome Podcast Italiano è un podcast serio, che ama andare alla ricerca della verità delle cose, ho deciso non solo di raccontarvi alcune delle leggi più strane d’Italia, ma anche di investigare, di indagare alcune di queste presunte leggi strane, per scoprire se esistono davvero o si tratta di vere e proprie bufale, cioè notizie false che magari vengono copiate e incollate da un articolo a un altro.

Io sono Davide e questo è Podcast Italiano, un podcast per chi ama la lingua italiana. Se stai imparando l’italiano, trovi la trascrizione con glossario delle parole difficili di questo episodio di livello intermedio sul mio sito. È gratuita, quindi fanne uso, ti aiuterà. Ti lascio il link nelle note dell’episodio.

L’Italia è composta da 20 regioni. E, come afferma l’articolo 123 della Costituzione Italiana, ogni regione ha le sue leggi. Quando noi italiani viaggiamo fra le regioni d’Italia, non pensiamo mai al fatto che, tra una regione e l’altra, le leggi potrebbero cambiare, che magari dovremmo fare attenzione a quello che facciamo. E invece è così, perché in Italia esistono anche norme valide in una specifica regione o in uno specifico Comune, in una specifica città o municipalità, diciamo così. È importante dunque informarsi su queste leggi che cambiano, per osservarle, cioè rispettarle, e non infrangerle. A proposito, in italiano non diciamo “rompere” una legge, come in inglese, “to break a law”, la collocazione corretta è “infrangere una legge” o “la legge” oppure “violare la legge”. “Infrangere” è un verbo che significa “rompere”, anche se molto meno comune e quotidiano di “rompere”; “violare” invece significa “non osservare una regola”, ed è l’origine della parola “violazione”.

Comunque, oggi voglio condividere con voi alcune delle leggi e dei divieti particolari che ho scoperto nella mia ricerca. Sono leggi vere, cioè leggi strane che esistono davvero in Italia. E come faccio a sapere come sono vere? Ti posso anticipare che noi di Podcast Italiano abbiamo fatto un’approfondita ricerca e, in alcuni casi, ma dopo te ne parlo meglio, abbiamo contattato personalmente i comuni in questione, dove sarebbero in vigore queste leggi, per verificare se sono leggi davvero esistenti.

Le prime due leggi strane di cui voglio parlarvi, sono relative alla categoria dell’abbigliamento e delle calzature. L’Italia, come tutti sappiamo, è conosciuta  per le sue eccellenze nel settore della moda. Ma, a quanto pare, non è solo la moda a dare indicazioni su come vestirsi, in Italia, perché anche le leggi hanno voce in capitolo. A Capri, per esempio, è vietato indossare scarpe… rumorose, cioè scarpe che facciano molto rumore quando camminiamo. Anche se può sembrare una legge strana**, ha senso,** ci sta. O forse ci stava, in passato, come vedremo. Sì, perché la legge che vieta di indossare scarpe rumorose a Capri è in vigore dal 1960, proprio il periodo in cui gli zoccoli hanno preso piede, per così dire, cioè hanno iniziato ad andare di moda, ad essere in voga. Gli zoccoli sono delle scarpe molto rumorose, perché hanno un tacco massiccio che di solito è in legno. Quindi potete immaginare il rumore, il fracasso, che produce qualcuno che cammina per strada indossandoli.E negli anni ‘60, insieme agli zoccoli, andava di moda anche la stessa Capri. Ci andavano tanti attori e tante attrici famose, italiane e non solo. Quindi, come potete immaginare, chi amava seguire la moda andava a Capri e indossava gli zoccoli. Pensate ora al fracasso che dovevano produrre tutte insieme, queste persone, che andavano a Capri e giravano per le sue strade con gli zoccoli. E così, nel 1960, gli zoccoli di legno vengono letteralmente banditi, vietati sul territorio dell’isola. E i trasgressori erano passibili di multa, cioè rischiavano di ricevere, di prendersi, una bella multa di 5.000 lire, che all’epoca era abbastanza salata, come diciamo in italiano, cioè era costosa: considerando l’inflazione infatti, oggi sarebbero qualcosa come 80 euro. Non è pochissimo. Più che di una legge da rispettare, in questo caso, parliamo di un “residuo legale”, cioè di una legge che rimane in vigore, ed esiste nel sistema normativo, ma che però non ha più una funzione pratica nella quotidianità delle persone, e non viene fatta rispettare. Infatti una legge, di solito, viene introdotta per risolvere un problema o affrontare una situazione urgente. E in quel momento, negli anni 60, la legge rispondeva a una reale esigenza della società, a quanto pare, poi, però, col passare del tempo, il problema è venuto meno, e la legge ora è irrilevante.

Ora, tu che stai imparando l’italiano, anche tu, potresti avere un problema, che è un problema comunissimo tra gli studenti di lingua. Ascolti ore e ore di podcast, ore di video YouTube, guardi film e serie TV, magari leggi anche libri in italiano senza grandi difficoltà… eppure fai ancora tanta, troppa fatica quando parli. Credimi, da un lato è un problema molto comune e assolutamente normale: è sempre più facile capire una lingua straniera che parlarla. Dall’altro lato, se nel tuo caso la differenza tra comprensione e produzione, tra capire e parlare, è davvero grande, forse è perché dedichi troppo poco tempo alla conversazione. E lo sponsor di oggi ci aiuta a risolvere proprio questo problema: sto parlando di Italki. Italki è la migliore piattaforma online dove fare lezioni di lingua individuali che rispondono ai tuoi reali bisogni. Su Italki potrai cercare e trovare il migliore insegnante, o tutor, per le tue esigenze specifiche, guardando anche a quello che dicono altri studenti e alle caratteristiche di ogni insegnante (per esempio che lingua parla, dove vive, che interessi ha, e così via).Io stesso uso Italki ogni volta che ho bisogno di rinfrescare le mia abilità linguistiche in una lingua. Prenotare una lezione è estremamente semplice, così come farla: potrai parlare direttamente dal tuo divano o dalla tua scrivania, o, se preferisci, dal parco, o persino dalla macchina, mentre sei nel traffico (guarda però sempre dove vai mentre guidi, eh, mi raccomando!).

E poi, come non menzionare i prezzi super competitivi, che ti permetteranno di risparmiare molto rispetto a fare lezioni in scuole di lingua o istituti tradizionali. Dunque, ora continua ad ascoltare questo episodio, e il mio podcast, e il mio canale YouTube, mi raccomando: l’input non deve mai mancare, e i migliori studenti che ho conosciuto sono persone che hanno ascoltato e letto tantissimo in italiano. Ma quelli che parlano anche davvero bene, oltre all’input, hanno anche saputo attivare le loro competenze passive parlando tanto, usando attivamente l’italiano. E magari l’hanno fatto proprio su Italki. Personalmente posso dirti che è vero per molte persone. Quindi se usi il link che ti lascio nelle note di questo episodio, che trovi sul sito o nell’app di podcast dove mi stai ascoltando, avrai 5 euro di sconto su una lezione di 10 euro. Approfittane, e grazie ad Italki!

Rimanendo in tema “scarpe e calzature”, questa legge mi ha fatto pensare al fatto che, di recente, ho letto che chi percorre i sentieri del Parco Nazionale delle Cinque Terre senza scarpe adeguate può essere multato. Questa legge, magari, può essere più interessante perché penso che molti di voi vadano alle Cinque Terre, no? Questo provvedimento nasce proprio per provvedere a un problema, cioè per risolvere, per ridurre, un problema che esiste ed è, evidentemente, sentito, cioè viene considerato tale: quello degli incidenti causati da turisti che affrontano i sentieri del parco, delle Cinque Terre, con infradito, cioè in inglese “flip flops” se avete presente, o scarpe non adatte, mettendo a rischio la propria sicurezza. Il direttore del Parco, che si chiama Patrizio Scarpellini (“nomen omen”, come dicevano i latini), ha paragonato i percorsi del parco a dei veri e propri sentieri di montagna rocciosi, per cui sono necessarie delle calzature idonee, c’è poco da fare, per evitare di scivolare e farsi male. Solo nel 2018, pare siano state multate così tante persone da raggiungere la somma di 34.000€. Insomma, se avete in programma un viaggio alle Cinque Terre, non portatevi le infradito!

Passiamo ora a due leggi altrettanto curiose, in questo caso relative alla categoria dei mestieri, delle professioni, dei lavori. Secondo l’articolo 121 del TULPS (il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), è vietato il mestiere di “ciarlatano”. Ora, questa legge fa un po’ ridere, perché oggi, in italiano, usiamo il termine ciarlatano come offesa; un “ciarlatano” è un truffatore, un imbroglione, che quindi con le parole, ti frega, ti truffa, ti imbroglia, ti raggira. Abbiamo un po’ di verbi per descrivere questa azione, come vedete. Chissà se questo dice qualcosa su di noi come popolo. Vabbè. Facendo una breve ricerca però, ho scoperto che quello del ciarlatano, un tempo era un vero e proprio mestiere. Magari voi lo sapevate, ma io non lo sapevo. Il ciarlatano era chi, tanto tempo fa, nelle piazze, prometteva di aiutare chi stava male, prometteva di curarlo, come fosse un dottore, anche se… un dottore, non lo era. Quindi questi ciarlatani esercitavano pratiche da dottori, da guaritori, usavano finte medicine promettendo la guarigione al malato che poi non guariva semplicemente perché il ciarlatano era bravo a convincere, a imbrogliare, ma poi…  non sapeva fare un bel nulla. Per questo poi “ciarlatano” è diventato sinonimo di “imbroglione”, di “truffatore”. Quindi non venite in Italia a fare i ciarlatani, non permettere di poter curare le persone senza saperlo fare, e se incontrate qualche ciarlatano in Italia, mi raccomando, denunciatelo: magari lo arresteranno.

Un’altra legge che fa sorridere fa riferimento al mestiere dell’apicoltore, cioè il coltivatore di api. L’articolo 924 del codice civile regola una situazione curiosa e un po’ buffa, secondo me. Dice che se uno sciame di api, cioè un insieme di api (avete presente “bzzzzz” che si muove tutto insieme) fugge dal terreno di un apicoltore, l’apicoltore può inseguirlo anche sul terreno altrui, di altre persone, cioè invadendo il terreno altrui, presumibilmente, senza chiedere il permesso, immagino. Ma, se l’apicoltore non riesce a catturare lo sciame d’api entro due giorni, quindi rinuncia a prenderlo o decide di non inseguirlo proprio, scade il suo diritto di proprietà: lo sciame d’api dunque diventa automaticamente di proprietà della persona che possiede il terreno su cui si trovano le api. Diventa suo. Questa disposizione è sicuramente dovuta al fatto che le api impollinano e producono il miele, e quindi sono una fonte di guadagno per l’apicoltore, magari l’unica fonte di guadagno. È quello il suo lavoro! Però mi fa sorridere, cioè trovo divertente questo limite di tempo di “due giorni”, e anche il fatto che poi l’apicoltore possa intrufolarsi nelle proprietà degli altri senza chiedere il permesso. Interessante, no? Voi che fareste se vedeste un uomo o una donna che rincorre delle api nel vostro terreno come un pazzo cercando di catturarle?

Comunque, se pensate che questa legge sia strana, preparatevi alla prossima. Chi mi segue assiduamente già lo sa, perché ne ho già parlato di recente nell'episodio qui, in questo podcast, sul bidet… ma ripetere non fa mai male. Questa è una legge davvero particolare e unica al mondo. Ormai è diventata unica al mondo perché, a quanto pare, il Portogallo aveva la stessa legge ma poi l’ha abrogata. In Italia il bidet è obbligatorio per legge. Un Decreto Ministeriale del 5 luglio del 1975 stabilisce che ogni abitazione deve avere un bagno con una vasca da bagno o una doccia, un lavabo, dove ci laviamo le mani e la faccia, un WC, anche noto come gabinetto, e un bidet, quando le condizioni lo permettono. Quindi, quando la famiglia ha i soldi per permetterselo, per poterlo pagare, e lo spazio per poterlo installare. Il bidet è profondamente radicato nella cultura italiana, gli italiani, come vi ho spiegato in quell’episodio, non possono vivere senza! Ed ecco il motivo di una legge, addirittura, che imponga la sua presenza nelle case italiane. Comunque, se non hai ascoltato l’episodio sul bidet, ti consiglio di recuperarlo, perché ti aiuterà a scoprire un lato curioso della cultura italiani che magari non conosci.

In Italia esistono norme sui nomi che si possono assegnare ai bambini. Non possiamo chiamare i nostri figli come vogliamo, come ci pare, o almeno, non del tutto. Non è permesso dare nomi ridicoli o offensivi, quindi vergognosi, ai propri figli. Ad esempio, non è legale chiamare i propri figli con nomi legati a personaggi letterari, televisivi, o a personaggi storici diciamo “negativi”, come Benito, Stalin o Adolf, per ovvie ragioni, no? Ma neanche Lucifero o Satana. Peccato, perché io pensavo proprio di chiamare mio figlio “Satana”... sto scherzando. Inoltre, a differenza di paesi come gli Stati Uniti o Il Brasile, non si può neanche dare al bambino il nome del padre o della madre, né della sorella e del fratello, se sono ancora vivi, neanche seguiti dalla diciturajunior”. Per i maschi, per esempio, non è consentito usare nomi femminili, e viceversa. A meno che, suppongo, non si tratti di nomi sia maschili che femminili. Pochi sanno, per esempio, che “Andrea” è un nome sia maschile che femminile, in italiano, anche se prevalentemente maschile (e non femminile, come in molti altri paesi).

Una buona notizia è che è decaduto da poco il divieto per l’uso di nomi geografici. In passato gli unici nomi geografici accettati per i bambini erano Italia, Europa, America e Asia. Quindi se qualcuno voleva chiamare suo figlio Portogallo, o Burundi, non poteva. Ora, invece, può. Nel caso in cui non si sa chi siano i genitori di un bambino, perché purtroppo è stato abbandonato, non si può assegnare un cognome che faccia capire che il bambino è un trovatello, come diciamo in italiano, cioè un bambino che è stato “trovato in giro”. In passato, questo succedeva abbastanza spesso, e c’erano molti cognomi che venivano utilizzati dagli orfanotrofi, cioè i posti dove finiscono i bambini che non hanno genitori, per indicare che il bambino era stato abbandonato e che, quindi, era un trovatello. Un esempio classico era Esposito, un cognome di origine napoletana, probabilmente il cognome italiano da trovatello più diffuso nel Paese, che deriva dalla ruota degli esposti, una struttura pubblica girevole, che gira, che si trovava negli orfanotrofi, appunto, nella quale i bambini venivano lasciati da genitori che non potevano o non volevano prendersene cura. Altri cognomi usati con i bambini “esposti”, con i trovatelli, erano Proietti, che deriva dal latino proiectus che significa "proiettato, gettato", quindi abbandonato nella ruota di un orfanotrofio. Poi c’erano anche Trovato, per ovvie ragioni, credo, e Ignoti o Incerti, che è un chiaro riferimento (“chiaro”… non per me, ma… suppongo per gli esperti) alla frase latina “Incertis Padris”, “padre incerto”, che indica il fatto che il padre del bambino fosse ignoto, fosse, appunto, incerto. Ce n’erano tanti altri, è un argomento interessante. Comunque ora questi cognomi sono vietati per legge, così come è vietato abbandonare il proprio figlio in giro, per fortuna.

E infine, la regina delle leggi bizzarre che abbiamo in Italia, questa è abbastanza conosciuta dagli italiani; anche se, in realtà, questa è una legge presente nelle legislazioni di più di un paese nel mondo: mi riferisco al divieto di bestemmiare. La bestemmia sarebbe  la “blasfemia”, ovvero insultare Dio o, insomma, figure religiose. Ecco, in italiano esiste una serie di espressioni volgari contro Dio, i santi e altre figure religiose. Ora, essendo l’Italia un paese dalle radici profondamente cattoliche (anche se oggi, poi, sono pochi coloro che effettivamente praticano la religione), si può capire il perché di una legge del genere. Pensate che, ancora oggi, la bestemmia in pubblico potrebbe tecnicamente essere punita con una multa da 51 a 309 euro mentre in passato era un vero e proprio reato. Resta da vedere, però, quanto spesso questa multa venga effettivamente applicata: io non so di nessuna persona che sia stata punita, ma, non volendo essere tra i primi, eviterò di menzionarle in questo episodio.

Passiamo ora alla parte investigativa dell’episodio, la parte più attesa. Come vi dicevo all’inizio dell’episodio, nella mia ricerca per questo episodio, mi sono imbattuto in leggi italiane curiose che girano sul web e che vengono riportate da numerosi articoli. Quando ho deciso di verificare la veridicità di queste leggi, ho scoperto che le cose non erano così semplici. Una mia collaboratrice, che ringrazio per aver fatto questo grande lavoro investigativo, che è Irene, ha pensato di andare a verificare queste informazioni, chiamando direttamente i Comuni dove tali leggi sarebbero in vigore.Pensavamo che bastasse una telefonata o un’email per ottenere una risposta semplice, ma molti degli impiegati comunali con cui abbiamo parlato non avevano la minima idea di cosa diavolo stessimo dicendo. Allora abbiamo deciso di approfondire, di andare a fondo, contattando gli uffici legali dei Comuni, sperando che qualcuno potesse aiutarci, darci informazioni concrete o, che ne so, citare dei regolamenti scritti, qualcosa! Ed è qui che la nostra indagine si è arenata, e ha incontrato l’ostacolo più grande: la burocrazia. Gli uffici legali non erano molto interessati, purtroppo, a perdere tempo con uno stupido podcast per studenti di italiano. Anzi, sembrava proprio che… non fossero a conoscenza delle risposte che cercavamo, non volevano prendersi la responsabilità di smentire ufficialmente queste presunte leggi. E quindi… tutti ci consigliavano di prendere un appuntamento col sindaco, di inviare e-mail per organizzare un’intervista, vabbè, ora… non esageriamo! Pure l’intervista! Insomma, si toglievano di dosso la responsabilità! Ma noi cercavamo solo una risposta chiara, una risposta secca: questa legge esiste, sì o no? Immagino che non lo scopriremo mai, perché non abbiamo intenzione di continuare a indagare su questo argomento. Ma comunque è stato divertente farlo.

Ad esempio, alcuni articoli affermano che a Eboli, in provincia di Salerno, nella regione Campania, un’ordinanza vieti di baciarsi in macchina. Chi viene sorpreso rischierebbe addirittura una multa. Noi abbiamo chiamato il comune di Eboli, per capire meglio. Purtroppo non abbiamo ricevuto risposta. Altri articoli sul web parlano anche di un divieto ad Eraclea, in provincia di Venezia, secondo cui, non si potrebbero costruire castelli di sabbia (che legge crudele, tra l’altro!) e non si potrebbe stare ****a torso nudo. Di nuovo, abbiamo provato a chiamare il comune ma non hanno saputo risponderci. Sono stati molto gentili, però, e ci hanno proposto di parlare direttamente con la sindaca. Vi faccio ora ascoltare alcune delle chiamate che ha fatto Irene, purtroppo con scarso successo, perché sono divertenti:

Segreteria, buongiorno?

Salve, buongiorno, chiamo per un’informazione. Non so se sto adottando il giusto canale… se sto chiamando bene. Io sono Irene e lavoro per Podcast Italiano, è un podcast che insegna l’italiano agli stranieri. E vi chiamo perché stiamo scrivendo un podcast sulle leggi più strane d’Italia e, leggendo degli articoli su Internet, abbiamo scoperto che …. ad Eraclea non si può vagare per la spiaggia senza maglietta e non si possono costruire castelli di sabbia, in spiaggia, e ci chiedevamo se fosse vero, insomma, se… volevamo chiedervi conferma di questa cosa e vorrei anche chiederle se posso registrare la chiamata per il podcast, in forma anonima.

Allora, per quanto mi riguarda non posso darle quest’informazione perché non la… non la conosco, io sono arrivata da poco, e quindi non saprei risponderle in merito. Non saprei neanche chi passarle, in realtà, in riferimento a questo…

Perché si leggono sempre così tante notizie false e bufale su Internet… che non sappiamo se…insomma, possiamo fidarci di questa cosa che leggiamo.

Certo, certo. Io, l’unica cosa che potrei fare è… dirle di ritelefonare e parlare direttamente con il sindaco.

Va benissimo.

Per quanto ne so io c’è un’ordinanza che vieta di girare a torso nudo, però nel paese, non in spiaggia, ovviamente.

Certamente, certo, giustamente anche.

Alcuni articoli sul web parlano anche di un divieto a Pordenone, secondo cui, per legge, non si potrebbe litigare con amici e fidanzati per strada. Abbiamo chiamato il Comune di Pordenone che, anche se non ha smentito la notizia, l’ha trovata divertente. Ascoltiamo la chiamata.

Comune buongiorno?

Salve, buongiorno, chiamo per un’informazione. Io sono Irene e lavoro per Podcast Italiano, un podcast che insegna l’italiano agli stranieri. E vi chiamo perché stiamo scrivendo un podcast sulle leggi più particolari d’Italia e, leggendo degli articoli su Internet, abbiamo scoperto che è vietato litigare con fidanzati o amici, a Pordenone; volevo chiedere conferma di questa notizia, insomma, se è una bufala o se è una vera legge…

Oddio!

È particolare!

È la prima volta che la sento, questa! Vietato litigare, con fidanzato e amici?

Sì! Dice proprio “vietato litigare con fidanzato e amici… esiste infatti a Pordenone una legge che ti vieta di litigare all’aperto per una motivazione chiara e anche giusta, cioè vietare gli assembramenti di persone che assumono atteggiamenti o fanno cose che non consentono la fruizione degli spazi pubblici da parte di altri cittadini”, quindi, forse…

Chi le posso passare, le passo l’avvocatura?

Come?

Le passo l’avvocatura, chi le posso passare, le passo l’avvocatura?

Forse sì, magari, grazie.

Eh! Un attimo.

Grazie.

Spoiler: l’avvocatura non ha saputo darci risposta. Comunque, forse, in futuro, qualcuno condurrà un’indagine più approfondita e con più successo. Al momento non sappiamo se queste leggi siano vere o meno, anche se, onestamente, lo dubito. Ma chissà. In cuor mio, spero non siano completamente false, non siano delle bufale. Anche perché, tra l’altro, scrivere e diffondere bufale, notizie false, soprattutto riguardo alle leggi, non è un gioco, perché può avere conseguenze serie. In Italia, diffondere notizie false è considerato reato. Quindi, meglio non farlo. Noi, da lettori, o ascoltatori, dobbiamo ricordarci di verificare sempre la veridicità di qualcosa, prima di condividerla, perché viviamo in un'epoca in cui la disinformazione influenza molto la percezione che abbiamo della realtà. E credo, davvero, il pensiero critico, lo “spirito critico” come viene anche chiamato, sia davvero una competenza fondamentale che dovrebbe essere insegnata o stimolata a scuola, come viene, per altro, fatto in molti Paesi, perché nel mondo sempre più complicato di oggi, è uno strumento assolutamente indispensabile per farsi strada nel mondo e non, insomma, crede a tutto quello che ci viene detto.

Comunque, siamo arrivati alla fine di quest’episodio così particolare. Sono curioso di sapere se anche nel tuo Paese ci sono delle leggi particolari, un po’ bizzarre, che magari vuoi condividere con noi commentando questo episodio nell’app che usi per ascoltarmi. Lo puoi fare, per esempio, su Spotify. Lascia un commento per farmelo sapere! Ah, e se ti interessa la lingua italiana e la cultura italiana, sto preparando proprio un video-corso di livello B2, cioè intermedio-alto, che sarà un’unione molto interessante di queste due componenti, di questi due elementi, e che ti aiuterà a passare da un livello intermedio-basso a un livello intermedio-alto, diciamo “pre-avanzato” . Sarà un corso molto interessante, uscirà tra qualche tempo, ma…ci sarà, molto probabilmente, una prevendita. Quindi se vuoi, insomma, essere avvisato o avvisata della prevendita e avere anche condizioni speciali che tutti gli altri non avranno, iscriviti alla pagina che ti lascio nelle note di questo episodio così, insomma, non perderai questa occasione. Questo è tutto, grazie per aver ascoltato quest’episodio e… alla prossima! Ciao!

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