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Esperienze imbarazzanti e spaventose

Principiante
#
48

December 5, 2024

Note e risorse

In questo episodio, parlo con Irene, insegnante del nostro Club di conversazione. Insieme condividiamo alcune esperienze personali imbarazzanti e spaventose, proprio come facciamo durante gli incontri del club.

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Trascrizione

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Davide: Benvenuti a un nuovo episodio di Podcast Italiano Principiante, il podcast per chi sa un po' di italiano e vuole migliorare raggiungendo il livello intermedio. Oggi sono di nuovo con Irene. Ciao Irene.

Irene: Ciao Davide e ciao a tutti.

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Trascrizione interattiva dell'episodio

[00:19] Davide: Irene oggi ha pensato a un tipo di episodio un po’ diverso dal solito. Vuoi spiegarci qual è la tua idea per l'episodio di oggi?

Irene: Certo! Penso che l'episodio di oggi sarà molto interessante e sarà una dimostrazione di quello che facciamo di solito al nostro club di conversazione. Per chi non lo sa, noi abbiamo un club di conversazione di Podcast Italiano dove ci incontriamo ogni venerdì, per circa dieci settimane, e parliamo in italiano, pratichiamo italiano. I membri del club vengono da tutto il mondo, ma hanno un buon livello di italiano e riusciamo a parlare di tanti argomenti. Impariamo nuove parole, possiamo parlare dei nostri dubbi linguistici e migliorare il nostro italiano. È molto divertente. E l'episodio di oggi, di questo podcast, dimostrerà un po' ciò che facciamo al nostro club di conversazione. Quindi ho scelto uno dei tanti argomenti che trattiamo di solito, che è “ti racconto la mia esperienza”. Quindi ogni membro racconta una propria esperienza o anche due, in base a quanto tempo c'è, e di solito raccontiamo esperienze imbarazzanti, che sono le mie preferite, o esperienze spaventose, divertenti, emozionanti. Possiamo scegliere che cosa raccontare per conoscerci meglio, no? Quindi oggi io e Davide condivideremo alcune delle nostre esperienze, alcuni fatti che ci sono successi e sarà secondo me molto molto interessante.

[02:15] Davide: Benissimo. Quindi se volete ricevere l'annuncio dei prossimi club di conversazione, che dovrebbero iniziare a breve, potete aprire il link che trovate nelle note di questo episodio e potrete quindi iscrivervi e essere aggiornati. E altra cosa, trovi la trascrizione con glossario di tutto quello che diciamo. Il link è sempre nelle note dell'episodio. Bene Irene, visto che hai esperienza come moderatrice di queste discussioni e questi club, lascio a te la... la direzione, la moderazione, e faccio ciò che mi chiedi.

[03:03] Irene: Ok, perfetto. Quindi ciò che facciamo di solito al nostro club di conversazione è scegliere una delle esperienze di una lunga lista, quindi abbiamo esperienze imbarazzanti, esperienze spaventose, esperienze emozionanti, scegliere una di queste esperienze e raccontarla agli altri membri del club. Per esempio... inizierò io, Davide, e ti racconto la mia esperienza più imbarazzante. Sei pronto alla distruzione della mia reputazione?

Davide: Sono pronto e sono molto curioso.

Irene: Perfetto, allora ti racconto di quella volta che dovevo prendere il treno da Venezia a Roma. Ero a Venezia in vacanza e dovevo tornare a Roma. Salgo sul treno, mi siedo, mi rilasso e, a un certo punto, mi rendo conto che devo andare in bagno. Devo fare pipì, molto semplicemente. Nessun problema. Se non fosse che non ero mai andata in bagno in treno. Era la prima volta che usavo il bagno di un treno. Quindi mi alzo, cammino per le carrozze del treno e arrivo alla… davanti alla porta del bagno. Il bagno era libero. Entro nel bagno, molto piccolo, no? Molto stretto. Mi accingo, cioè inizio, a fare pipì e ovviamente… ho scoperto che non tutti fanno così, ma noi italiani non ci appoggiamo, cioè non ci sediamo sul WC, sulla tazza del bagno pubblico. Ovviamente a casa nostra sì.

[04:58] Davide: Almeno le donne, penso sia una differenza di genere, sai?

Irene: Oh Gesù! Davvero? Wow. Ragazzi, mamma mia.

Davide: Sì, secondo me gli uomini non lo fanno, secondo me non ce ne frega niente, ti dico la verità.

Irene: Zozzoni, sporcaccioni! Ma ****in realtà anche tante donne non lo fanno. Ad esempio, so che qua negli Stati Uniti, la maggior parte delle donne si siedono senza problemi, io non ce la faccio. Neanche con la carta, neanche mettendo la carta sul WC, mi sento male solo all'idea, quindi... faccio uno squat sul WC e per questo ho i muscoli delle cosce molto sviluppati, sono una sorta di super saiyan. Quindi niente, entro e inizio a fare la pipì, una pipì molto molto lunga, lunghissima. Inizio a fare pipì e, in quel momento, diciamo che la tazza, il WC, era abbastanza distante dalla porta, nel senso che anche se il bagno era stretto e piccolo, con il braccio io non potevo toccare la porta, ok? C’era abbastanza spazio fra me e la porta. In quel momento, un turista cinese apre la porta del bagno, che io non avevo bloccato, non avevo chiuso a chiave, perché non sapevo che la porta andasse chiusa, non sapevo che si doveva chiudere e bloccare la porta! non avendo mai usato il bagno di un treno. Quindi questo turista apre la porta e rimane scioccato a guardarmi, e dietro di lui c'era una lunga fila di persone che aspettavano di entrare nel bagno. Quindi questa lunga fila di persone inizia a guardarmi scioccata e io urlavo “chiudi la porta, chiudi la porta!” e nessuno riusciva a chiudere la porta, perché… non mi ricordo poi esattamente cosa è successo, ma… la porta... si apriva e si chiudeva, si apriva e si chiudeva, non riusciva a chiudersi completamente. Non lo so, è successo qualcosa di strano e questa cosa è durata, non lo so, nella mia testa è durata un'ora. In realtà sarà durata venti secondi, ma è stato molto imbarazzante.

[07:17] Davide: Venti secondi di imbarazzo puro.

Irene: Esatto.

Davide: Ma vai oggi, oggi sei capace, cioè riesci ad andare nei bagni pubblici o dei treni, in particolare, dopo questa esperienza?

Irene: Guarda, fino a un paio d'anni fa no, non sono più andata nei bagni pubblici dei mezzi, come treni aerei, ma un paio d'anni fa, quando ho fatto il viaggio per gli Stati Uniti con il mio fidanzato, che siamo andati appunto dalla Pennsylvania alla California, da costa a costa, lì per causa di forze maggiori, cioè ero obbligata, ad usare i bagni pubblici e comunque ho usato, ho ripreso ad usare i bagni pubblici, ma prima di due anni fa no, non ci andavo. Piuttosto la… la trattenevo.

Davide: Un trauma, un trauma bello forte.

Irene: Sì.

[08:12] Davide: Ho capito. Bene, quindi la mia esperienza più imbarazzante… non so qual è la più imbarazzante, in realtà. Visto che hai parlato di fare la pipì: mi ricordo, una volta, praticamente… a scuola, per fortuna è successo prima della fine della giornata, della campanella, diciamo noi, cioè di quando suona la campanella e vai a casa. Sono andato in bagno, quindi è successo in bagno, solo che ho preso male la mira e mi sono sporcato tutti i pantaloni di pipì. Non sapevo cosa fare. Fortunatamente, diciamo che era… la macchia era più da un lato, e io credo nessuno se ne sia accorto ma magari sì, e praticamente sono uscito dalla scuola, tipo andando contro il muro, muovendomi lungo il muro, così che la macchia fosse sul lato del muro e non si vedesse. Però, ecco, non potevo… insomma non potevo fare altro.

Irene: Poverino!

Davide: Però ecco, poteva andare molto peggio, in realtà. Poteva essere più evidente, e in quel caso sarebbe stato difficile nasconderla.

Irene: Poverino, ma quanti anni avevi?

Davide: Penso… non so, penso fossero le elementari o le medie, addirittura.

Irene: Piccolino.

Davide: Quindi non è che me la sono fatta addosso, ho proprio sbagliato la mira.

Irene: Capita, capita.

Davide: Però sì. È comune, penso, avere esperienze imbarazzanti con escrementi o cose del genere.

[09:59] Irene: Ci sta, ci sta, dai. Sai, Davide, quando durante il club di conversazione io racconto, ad esempio, un'esperienza imbarazzante, poi gli altri membri possono scegliere; non devono raccontare per forza un'esperienza imbarazzante, che spesso è anche troppo personale, anche se devo dire che... i nostri gruppi di conversazione sono molto affiatati e molto amichevoli, no? Quindi c'è poca formalità, è sempre un ambiente informale, siamo tra amici, quindi… è divertente parlare di noi e delle nostre esperienze. Però, ogni membro poi può scegliere quale esperienza raccontare, quindi magari io racconto un'esperienza imbarazzante. Tu vuoi raccontare un'esperienza spaventosa, per esempio, e si può fare. Detto questo, ti racconto la mia seconda esperienza, che è un'esperienza spaventosissima. Almeno per me, è stata molto spaventosa. Ed è per me l'esperienza più spaventosa che ho vissuto negli ultimi anni. Ti racconto di quando ero negli Stati Uniti, ero in Pennsylvania, con il mio fidanzato. E dovevo ripartire per Roma. Dovevo ripartire per Roma e Luke, il mio fidanzato, mi accompagna all'aeroporto di JFK a New York. Avevo i bagagli. Devi sapere che quando io parto da Roma per gli Stati Uniti, evito sempre di portare tante cose perché comunque qui a casa in Pennsylvania ho già tantissime cose.

Davide: Certo.

Irene: Quindi non... porto quasi mai il bagaglio da stiva; porto solo un piccolo trolley che va in cappelliera e uno zaino e, di solito, anche un marsupio. Un marsupio dove metto passaporto, cellulare, carica batterie, insomma… gomme, le cose che mi servono la maggior parte delle volte e che uso di più. Quindi arriviamo davanti l'aeroporto, inizio a prendere tutte le mie cose. Magari poi, per portare più cose, metto più giacche, indosso più giacche allo stesso tempo. Quindi ho tre magliette, un maglione, due giacche, alla fine divento… un uovo gigante che cammina, no? Quindi ho tante cose da prendere prima di partire. Scendo dalla macchina, saluto il mio fidanzato e inizio a camminare in direzione della porta, dell'ingresso dell'aeroporto, dell'entrata dell'aeroporto, e… mi rendo conto che non trovo il cellulare. Perché volevo scrivere al mio fidanzato tipo “ciao”, sai, quei messaggi di arrivederci sdolcinati. Non trovo il cellulare. Inizio a controllare tutte le tasche di tutte le giacche e non trovo il cellulare. Dico “ok, stai calma”. Sul cellulare io ho tutto, il biglietto, documenti, Esta, per esempio, che è il visto che mi serve per stare qua. All'epoca avevo anche la certificazione del vaccino. Insomma avevo tutto ciò che... mi serviva per viaggiare, non avevo il cellulare. Ho detto “ok, comunque ho il passaporto, potranno fare qualcosa”. E non avevo il marsupio dove ho tutti i miei documenti, il portafoglio. Ok, sono andata nel panico. Mi sono resa conto che avevo lasciato il marsupio, e anche un'altra borsa, in macchina. E Luke era appena ripartito con la macchina ma era già lontano. Quindi che cosa ho fatto? Presa dal panico, perché ho detto... ho detto “non ho il cellulare, non posso chiamarlo” e poi lui tornerà a casa che sono comunque delle ore non abita… non abitiamo vicino all'aeroporto. Ho detto “come faccio? Resto qui, perdo il volo, non so chi chiamare, non so come chiamare qualcuno”. Quindi ho lasciato i miei bagagli incustoditi davanti all'entrata dell'aeroporto, e ho iniziato a correre in direzione della macchina di Luke. Peccato che era pieno di macchine bianche. Per me la macchina di Luke è semplicemente una macchina bianca, cioè non so distinguere le macchine, quindi mi avvicinavo ad ogni macchina bianca cercando Luke e non sono riuscita a trovarlo. Alla fine, così smarrita, disorientata, perché non sapevo che cosa fare, torno davanti all'ingresso dell'aeroporto con il fiatone, cioè stavo morendo, mi bruciavano i polmoni, ho corso penso... quasi un chilometro, come una matta, e non sono riuscita a rintracciare Luke. Quindi sono arrivata davanti all'aeroporto e ho detto “ok, adesso che faccio?”. Mentre arrivavo, e stavo per iniziare a piangere, arriva un ragazzo e mi dice “ti è caduto questo” e mi dà il telefono. Lo avevo in tasca, non l'avevo trovato, non avevo realizzato di averlo con me e, correndo, l'avevo fatto cadere. Quindi il ragazzo mi dà il telefono e mi fati è caduto questo”. Prendo il telefono, scrivo a Luke e dico “guarda ho dimenticato il passaporto, insomma, il marsupio in macchina”. Luke, fortunatamente, ha fatto il giro, è tornato indietro, mi ha dato il mio.. la mia borsa, insomma, il mio marsupio, e sono potuta partire, ma è stata veramente un'esperienza super spaventosa perché ho detto “ok, cioè adesso come faccio?”. Non so neanche il numero a memoria del mio fidanzato, quindi anche… pur chiedendo a qualcuno “mi presti il cellulare per chiamare?”, ma chi chiamo? Non ho il numero, quindi non lo so.

[15:47] Davide: Poteva finire molto male, sì. O comunque insomma, poteva crearti qualche problema. Tra l'altro ho un'esperienza molto simile e quindi te la racconto a questo punto.

Irene: Raccontaci.

[16:01] Davide: Ero in Russia, non so se lo sai o se lo sapete voi studenti, però io ho studiato russo e sono stato alcune volte in Russia. Dovevo tornare, anch'io, andare all'aeroporto. L'inizio è molto simile. Quindi sono all'aeroporto di Mosca. Cioè devo andare... sto andando all'aeroporto di Mosca, in Uber, e lascio non il marsupio, ma lo zaino nel sedile posteriore. Arriviamo all'aeroporto, prendo... suppongo di aver preso la valigia, forse, dal bagagliaio ma lascio... cioè non mi ricordo che ho... non mi viene in mente di prendere lo zaino. Ecco, credo che fosse andata così. Ero salito con lo zaino nel posto davanti. Poi l'autista mi fa “ah ma vuoi lasciare lo zaino dietro?” e io l'ho preso e l'ho messo nel sedile dietro, dove però poi è rimasto quando sono sceso. Ora, come nella tua storia, l'autista, il tassista, diciamo, se n'è andato.

Irene: Oddio!

Davide: Èio avevo il telefono, ma non avevo il passaporto che era nello zaino.

Irene: Oddio!

Davide: E ovviamente il passaporto, come anche nella tua situazione, è importante, è fondamentale. Ora, avevo il telefono, ma il telefono era quasi scarico. Non avevo la power bank, perché era in... era nello zaino, anch'essa, e quindi non so cosa fare. E in quel momento provo a sentire i miei genitori, mio fratello, che però sono in Italia, non mi possono aiutare in una maniera molto diretta, però li avviso, non si sa mai che rimanga lì bloccato, almeno hanno qualche notizia su di me. Mi ricordo, in quel momento, mi sono messo proprio a piangere. Che devi sapere, io… è una cosa che non faccio mai. A meno proprio di… non essere molto triste. In quel caso è successo perché ero nel panico più totale. Non sapevo cosa fare e non sapevo come contattare l'autista. Perché su Uber puoi provare ad avvisare ma non hai il numero. Tra l'altro, questa storia, l'ho raccontata anni fa in un video, dovrei recuperarlo per... Però mi pare che avessi provato a mettermi in contatto, ma Uber deve fare delle verifiche, deve contattare a sua volta l'autista, cioè non è immediato, devono fare da intermediari tra te e l'autista, perché sennò uno può approfittarsene e quindi non ero riuscito a parlare con l'autista. Al che non so cosa fare. Entro nell'aeroporto, dico “boh parlerò a qualcuno”. Tra l'altro io il russo lo sapevo, però ecco… non è bellissimo, essere in una situazione così e doverla affrontare in una lingua che comunque non sai così bene.

Irene: Assolutamente.

Davide: E comunque… e non è l'inglese, quindi…e l'inglese non è conosciuto, lì non si parla, neanche all'aeroporto lo parlano molto, quindi.

Irene: Wow.

Davide: Fortunatamente però dopo uno o due minuti vedo che arriva l'autista con il mio zaino, e me lo riporta, e io lo ringrazio, lo ringrazio profusamente.

Irene: Eroe!

Davide: Offro anche di pagarlo, di dargli dei soldi, dargli una mancia per questo gesto che mi ha... insomma, evitato molti problemi, lui rifiuta, non vuole niente.

Irene: Carino.

Davide: Insomma, mi sono preso un coccolone, come diciamo in italiano, cioè un bello spavento, ma è andata bene. È molto simile alla tua, in un certo senso.

[20:06] Irene: Infatti, infatti, deve essere proprio l'ambiente dell'aeroporto o comunque il fatto che quando dobbiamo partire siamo un po'stressati, no? Perché ci sono tante cose da ricordarsi, orari da rispettare, e quindi questo stress poi si trasforma in problemi che noi stessi causiamo, no? Dimenticandoci le cose, lasciando le cose da una parte..

Davide: Sì, è facile, insomma, se ti dimentichi qualcosa questo poi causi problemi, no? Perché significa che ti stai dimenticando magari documenti importanti. Però devi anche sapere che io sono abbastanza tonto nella vita, in generale, ma soprattutto con gli zaini, no?

Irene: Anch'io.

Davide: Mi è capitato tante volte di lasciare lo zaino da qualche parte. Vado al ristorante, ho lo zaino con me e lo lascio lì. Poi di solito qualcuno, insomma, me lo fa notare. Però sì, mi capita tante volte, tante volte.

Irene: Sì. Ma poi nello zaino c'era tutto o mancava qualcosa?

Davide: No, no, c'era tutto, c'era tutto. Non ha rubato niente l'autista.

Irene: Sarebbe stato diverso con un tassista italiano forse.

Davide: Sì, ma magari non tornava proprio. Bene Irene, avevamo in mente di parlare di altre esperienze, ma abbiamo già parlato a sufficienza credo, quindi tocca fare una seconda parte.

Irene: Assolutamente, speriamo vi siate divertiti e magari raccontateci… le vostre esperienze più imbarazzanti o spaventose nei commenti.

Davide: Certo. E vi ricordo che potete iscrivervi al link che lasceremo nelle note dell'episodio per ricevere gli aggiornamenti sul club di conversazione di Podcast Italiano che gestisce la qui presente Irene, ed è molto molto brava. Gli studenti sono molto soddisfatti. Altre due informazioni veloci. Se ti piace questo podcast puoi lasciare 5 stelle su Spotify o Apple Podcast. E infine, se ti è piaciuto questo episodio, magari ti piacciono le storie. Le storie sono un ottimo modo di imparare una lingua e si dà il caso che... c’è un corso di Podcast Italiano basato su una storia, si chiama La Storia di Italo ed è un corso che, insomma, è basato su una storia che si sviluppa in 15 episodi ma che ti insegna anche la grammatica necessaria per arrivare a un livello intermedio. Quindi, trovi anche questo nelle note dell'episodio, e ci vediamo presto per... la seconda parte di questo episodio, no?

Irene: Sì, e vi aspetto al Club di Conversazione. Vi assicuro che sarà fantastico, quindi iscrivetevi.

Davide: Non ve ne pentirete. Alla prossima. Ciao Irene.

Irene: Ciao Davide. Ciao a tutti.

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