Analizzo la pronuncia di una FRANCESE 🇫🇷 e un PORTOGHESE 🇵🇹
Transcription
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Ciao! In questo video analizzo la pronuncia in italiano dei miei amici Leo, che è portoghese, e Elisa, che è francese. Se ti interessa la trascrizione, la trovi sul mio sito.
D: Bene, Elisa, vuoi leggerci questo testo in italiano e subire critiche molto molto puntigliose?
E: Sì sì, sono… grazie.
D: Leo, sarò molto molto pignolo con te perché hai un accento… ottimo, come ben sai.
L: Grazie.
Trascrizione con glossario e audio isolato (Podcast Italiano Club)
E: La nostalgia.
D: Nostalgia.
E: Eh, non sapevo.
*clip*
D: Ho provato però…
D: Molto spesso noi abbiamo parole in -ia.
E: Ok.
D: In altre lingue non hanno l’accento su “-ia”, quindi “epidemìa”...
E: Mm, perché… ci sono anche altre che sono "-ià".
D: Sì, sì. Può succedere.
E: “Oggi vorrei parla… parlarvi di nostalgia. A meno che voi non siate degli alieni (e non credo che lo siate) sono sicuro che anche voi ogni tanto provate questo sentimento.”
D: Ok. Io direi rileggi la prima frase.
E: “Oggi vorrei parlarvi di nostalgia.”
D: Bene. Molto molto bene, l'unica… l’unico appunto è la R più lunga in "vorrei".
E: Ok. “Oggi vorrei parlarvi di nostalgia.”
D: Bene.
E: Ancora di più?
D: No, no.
E: No?
D: Giusto così.
E: Ok.
D: “Nostalgia.” Un consiglio che io do in generale quando uno si esercita con queste cose è di ripetere,
perché la seconda volta che uno legge una frase viene sempre meglio della prima.
E: Sì. “A meno che voi non siate degli alieni (e non credo che lo siate) sono sicuro che anche
voi ogni tanto provate questo sentimento.”
D: Qui ripeti “sono sicuro”.
E: “Sono sicuro”.
D: Qui la prima volta che l'hai detto sembrava “sicurro”, “sicurro”.
E: Ah sì.
“Sicurro che”
E: “Sicuro”.
D: “Sicuro”.
E “Sono sicuro che anche voi ogni tanto provate questo sentimento”.
D: Bene, ottimo, brava.
E: Ok. “Non sono un esperto, ma penso che la nostalgia sia qualcosa di molto umano”.
D: “...sia qualcosa di molto umano”.
E: “...sia qualcosa di molto umano”. “Umano”.
D: “Umano”.
E: Con la A lunga.
D: Sì. In italiano le sillabe che finiscono per vocale, come "-ma", si allungano, soprattutto se è l'ultima parola della frase e si sta spegnendo la telecamera.
E: Ah no!
D: “...sia qualcosa di molto umano”, “umano”.
L: “Oggi vorrei parlarvi di nostalgia. A meno che voi non siate degli alieni (e non credo che lo siate) sono sicuro che anche voi ogni tanto provate questo sentimento. Non sono un esperto, ma penso che la nostalgia sia qualcosa di molto umano. È difficile, infatti, vivere sempre immersi nel presente o proiettati nel futuro senza che la nostra mente ogni tanto si prenda qualche pausa e torni con la memoria a momenti passati.
D: Ok. Non c'è niente da dire. Ho notato che tu, quando ci sono sillabe che finiscono per "-enne", tipo "-men", hai una pronuncia che sembra un po'... sembra quasi milanese.
L: Un po’ più nasale?
D: Però non so… non so se c'è un'influenza anche del portoghese.
L: Forse.
D: Ridimmi “-mento”.
L: “-mento”.
D: Io sento quasi “-m[ẽ]-[ẽ]-[ẽ]”.
L: Un po' nasale?
D: Come se la E fosse leggermente nasalizzata.
L: È probabilmente influenza del portoghese.
D: Quindi… Che la vocale prima diventa un po' nasale?
L: Sì.
D: E questa è una cosa che al nord Italia succede.
L: Meno male.
L: Cioè, uno di Milano può dire "-me", "-me", "-mento", "-mento".
L: Ok.
D: Quindi la vocale prima prende la... questa qualità nasale. Quindi riesci a dire "-mento"?
L: "-mento".
D: Quindi la "eee” e poi arriva la "n".
L: "-mento", no?
D: Sì.
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E: “È difficile infatti vivere immersi nel presente o proiettati nel futuro senza che la nostra mente ogni tanto si prenda qualche pausa e torni con la memoria a momenti passati.”
D: Molto poetico, vero? Ok.
E: Che bello questo testo!
E: “È difficile infatti vivere…” aspetta.
D: Vivere.
E: Vivere... vi… chiuso? Viv[e]re?
D: Sì, la regola principale delle vocali italiane è che quando non sono accentate, e qui l'accento è su “vi-”, sono chiuse. Quindi “viv[e]re” [E: Ok.] si chiude in un accento standard. Quindi “viv[e]re”...
E: “È difficile infatti vivere sempre immersi nel presente o proiettati nel futuro.”
D: Ridimmi “proiettati”.
E: “Proiettati”.
D: “-tati”. Sembrava quasi che tu avessi detto “proiettatti”.
E: “Proiettati”.
D: “-ati”.
E: “-ati”.
D: Cioè la chiave è non fare una pausa, perché se tu dici “at-ti”...
E: Lo sento.
D: …all'orecchio di un italiano sembra una doppia.
“Proiettati nel fut…”
E: Sì, ok.
D: Perché una doppia ha questa pausa. Una doppia nel caso... in questo caso una doppia T, una doppia occlusiva. Quindi “-ati”.
E: “Proiettati”, “...o proiettati nel futuro…”
D: Ottimo.
E: “...senza che la nostra mente ogni tanto si prenda qualche pausa.”
D: Bene, bene. Dimmi “si prenda”.
E: “Si prenda”.
D: Ok, riesci a dire più “p[ɾ]e-”?
E: “P[ɾ]e-”.
D: Sì, quindi non “p[r]e-”, “p[r]e-”, sembra quasi una R un po' più vibrata la tua. “P[ɾ]e-”, “p[ɾ]e-”.
E: “P[ɾ]e-”. Prenda.
D: Esatto, un singolo...
E: Io faccio più...
D: Vibrato.
E: …vibrata dopo una consonante o prima, mi sa.
D: Sì, dicevi “p[r]e-”, quindi “p[ɾ]e-”.
E: Prenda.
D: Prenda qualche pausa.
E: Prenda qualche pausa.
D: “...e torni”, quindi qua puoi fare un po' più vibrato, “to[r]ni”, se vuoi.
E: Ok.
D: Puoi fare [r], “to[r]ni”.
E: “...e torni con la memoria a momenti passati”.
D: Molto brava, hai superato… [E: Grazie!] hai superato il test.
D: Una cosa dell'italiano standard che si fa nel centro del nostro paese, ma anche al sud un po' meno, è il cosiddetto raddoppiamento fonosintattico.
L: Di cui ti piace tanto parlare.
D: Di cui parlo molto, molto spesso su questo canale e nel mio corso di pronuncia. [L: Link in descrizione]. D: Ci sono alcune parole che lo... lo attivano, lo causano. Tu sai come funziona, no? Sai...
L: Un po’ sì.
D: Io ti dico le parole che lo richiederebbero: “ma”, quindi “ma (p)penso”.
L: “Ma (p)penso”, sì sì.
D: “che (l)la nostalgia”, “è”, “è (d)difficile”, “o”, “o (p)proiettati”, quindi molto spesso i monosillabi.
A Roma si farebbe anche “ogni (t)tanto”, dopo “ogni” e forse anche dopo “qualche”, che è strano.
L: Qualche (p)pausa.
D: Qualche (p)pausa. E (t)torni con la memoria a (m)momenti passati. Ora, sono tante. Se vuoi, prova a dire… a (d)dire!
L: A dire i raddoppiamenti fonosintattici?
D: A dire questa frase, “Non sono un esperto…”
L: “Non sono un esperto, ma penso che la nostalgia…”
D: “Ma (p)penso”, “Ma (p)penso”, questo non lo farebbero tutti, ma...
L: “Ma penso”... eh, “ma penso che la nostalgia sia qualcosa di molto umano. È difficile, infatti… È difficile, infatti, vivere sempre immersi nel presente o proiettati nel futuro senza che la nostra mente ogni tanto si prenda qualche pausa e torni con la memoria a momenti passati”. O mi esce o non ci sto a pensa… Non ci sto a pensa’! Non ci sto a pensa’ perché siamo a Roma.
D: Sì, infatti ogni tanto… o “ogni (t)tanto” li fai, e questo perché hai vissuto a Roma e hai avuto, insomma, molte interazioni [L: Sì.] con persone romane. E quindi ogni tanto ti viene, solo non… non sempre.
L: Sì.
E: “Oggi vorrei parlarvi di nostalgia. A meno che voi non siate degli alieni (e non credo che lo siate)
sono sicuro che anche voi ogni tanto provate questo sentimento. Non sono un esperto, ma penso che la nostalgia sia qualcosa di molto umano.”
D: Brava.
E: Meglio?
D: Sì, secondo me sì. Secondo me... secondo me è meglio. Quindi l'importante è leggere più di una volta, secondo me, perché poi viene sempre meglio.
E: Eh sì, sì, sì.
D: È un consiglio che posso dare anche quando si fa questo esercizio, leggerlo piano.
E: Sì sì.
D: Non è necessario andare ai mille all'ora, non so se sei d'accordo.
E: Sì, esatto, perché soprattutto la prima volta che lo leggi è difficile.
D: Esatto, quindi fermarsi su ogni suono e magari cercare di collegare le parole. Quindi “non sono un esperto…”, perché alla fine la lingua sono... è un flusso unico di solito, con qualche pausa, ma molte persone magari fanno qualche pausa dove non serve. Quindi magari dicono “che la nostra | mente | ogni | tanto”, quindi è importante leggere tutto lentamente, ma fluidamente.
E: Sì. Collegato.
L: A certe cose faccio attenzione, per esempio ho imparato le doppie. Ci ho dovuto mettere un po' di sforzo, eh, però non ho fatto lo stesso sforzo per imparare il raddoppiamento fonosintattico, per esempio.
D: Sì sì sì.
L: Quindi è una cosa che o mi esce, perché magari l'ho sentita e quindi… e quindi quando parlo ripeto quello che sento, quindi esce oppure no.
D: C'è qualche suono italiano che ti dà problemi?
E: Il mio orecchio non è ancora abituato a sentire l'accento su alcune parole. Ad esempio, quando mi hai detto “vivere”, [ho dovuto] sentire due volte per capire che si dice “vIvere”.
D: E non “vivEre”.
E: Sì, esatto, perché questa cosa non la capisco subito ancora.
D: Certo, e questo forse perché sei... perché parli francese e l'accento è...
E: Sì, sì, sì, perché questo... tutto il concetto per me è un po' nuovo.
D: Certo.
E: Cioè, esiste in inglese, ma è più facile forse.
D: Sì. In italiano aiuta il fatto che, appunto, ci sono queste vocali allungate, quindi “vIvere”, “vIvere”.
L: Cioè, se vuoi ti dico quello che penso saranno le conclusioni a cui arriverai del mio accento… sul mio accento.
D: Dimmi cosa pensi che io pensi.
L: Allora, perché anch'io sono molto nerd di accenti e fonetica e quindi anch'io… cioè ovviamente non ho la tua conoscenza di fonetica italiana, però anch'io analizzo un po' accenti.
D: Come hai detto “analizzo”?
L: “Analizzo”.
D: “Anali[dzdz]o”.
L: Ah, allora, questo è un esempio di cui… mi parte come parte. O mi esce una [dz], o mi esce una [ts] [D: Sì.] e a volte sbaglio.
D: La Z è molto difficile perché varia molto. Nel caso di “-izzare” direi... direi che il 99% è [dz], “-i[dzdz]are”, “anali[dzdz]o”.
L: Analizzo, ok. Quindi, cosa ti posso dire del mio accento? Ho caratteristiche che esistono nei vari accenti italiani e quindi uno non direbbe che io sono straniero. Cioè qualche giorno fa, ieri, l'altro ieri, qualcuno ha pensato che io fossi del sud, al sud pensano che sia del nord, a volte pensano che sono del centro, quindi...
D: A (v)volte.
L: A (v)volte. Mi sa che è un accento piuttosto romano o piuttosto centro Italia, però ho questa caratteristica che hai detto… dei suoni un po' nasali, la E prima della N, prima di una consonante. E ho anche una caratteristica del nord che è la S tra vocali, che la pronuncio [z], perché è il modo come si fa in portoghese, che è la mia lingua, in francese che parlo anche, anche in inglese e quindi mi esce molto più naturalmente.
D: Quindi “francese”, “casa”, “cosa”.
L: Esatto.
D: Comunque, questi sono dei dettagli che stiamo vedendo. Magari uno studente che lavora con me alla pronuncia, come dire, riceve questo trattamento. Però, ecco, l'importante comunque è saper comunicare ed essere chiari e non, insomma, non essere fraintesi.
D: Quindi [E: Sì.] complimenti Elisa.
E: Grazie mille.
D: Grazie Leo.
L: Grazie Davide.
D: Alla prossima.
Bene ragazzi, fatemi sapere se il video vi è piaciuto lasciando un commento. Se è così in futuro farò altre analisi di accenti. E ditemi anche quali sono i vostri problemi specifici con la pronuncia dell'italiano. O, se siete italiani, cosa pensate della pronuncia di Leo ed Elisa. Vi ricordo l'offerta su “Fonetica Italiana Semplice” fino al 31 luglio. Alla prossima, ciao!