L'Italia è CAMBIATA... con Marco Cappelli
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Davide: …pilastri su cui si fonda l'italianità: non leggere [Marco: Non leggere]. Evadere le tasse?
Marco: Esatto.
Marco: Se leggi quasi ti senti in difficoltà.
Trascrizione con glossario e audio isolato (Podcast Italiano Club)
Davide: Tutto va male. C'è la crisi economica, c'è il precariato.
Marco: Ho 43 anni. Quand'è che si diventa uomo insomma?
Marco: Mi hai fatto sentire vecchio, devo dire. Veramente è una brutta sensazione.
Davide: Questo era… era il mio obiettivo.
Davide: Siamo un po’ tutti rincoglioniti da quel punto di vista, nel senso….
Davide: Ciao a tutti, sono con il mitico Marco Cappelli di Storie d'Italia.
Marco: E siamo a casa mia, quindi insomma proprio sul luogo del delitto in questo caso. È veramente un onore avere Davide qui con me. Insomma, finalmente ci siamo incontrati dal vivo.
Davide: Un onore mio avere il creatore del migliore podcast di storia italiana che esiste, nonché il più grande credo, a parte quello di Barbero.
Marco: Barbero è insuperabile.
Davide: Andatelo ad ascoltare. Però siamo qui per parlare di un tema interessante, ovvero della differenza tra le nostre epoche.
Marco: E adesso qui già mi fai sentire vecchio.
Davide: Sì.
Marco: Questa cosa già mi dà fastidio, però hai tirato fuori questa cosa “eh, parliamo delle differenze delle epoche” e questa cosa mi fa soffrire. Però è vero che nonostante noi ci portiamo quanti anni? Io ne ho 43, tu ne hai [Davide: 28], quindi sono solo 15 anni di differenza, eppure sono 15 anni chiave perché in un certo senso la differenza è tra l'analogico e il digitale. È la differenza tra, diciamo, il mondo antico, cresciuto in continuità rispetto a quello della rivoluzione industriale e il mondo digitale moderno. Quindi sono quei 15 anni che contano. Secondo me, eh, poi magari è una mia impressione.
Davide: Per alcune cose perché per altre cose l'Italia non cambia mai come vedremo.
Marco: Vero, vero.
Davide: Ma direi di andare nello specifico…
Marco: Specifichiamo: parliamo degli anni ‘90 in cui io ero un adolescente versus gli anni 2000–2010 [Davide: Sì.] in cui eri adolescente tu in un certo senso.
Davide: Esatto. Ma perché non lo sono più? Pensavo di avere 17 anni.
Marco: No, no, sei un adulto [Davide: Io…], non ti puoi far chiamare più ragazzo. Ecco, una peculiarità in Italia è che si continua a chiamare ragazzo fino a 40 anni, qualcuno osa dire “ragazzo” anche oltre 40, cosa che è assolutamente inconcepibile fuori dall’Italia.
Davide: Tu non ti senti un ragazzo?
Marco: No ma <…> a 43 anni? Quand'è che si diventa uomo insomma?
Davide: In Italia quando vai in pensione sei un uomo. Bene, la prima differenza grande secondo me è internet. Perché nella tua epoca, ai tuoi tempi internet non… non c'era direi.
Marco: No, non c'era.
Davide: Poi dipende cosa intendiamo con…
Marco: Beh, ovviamente internet è stato inventato, diciamo, i primi esempi sono già a fine anni ’80 [Davide: Sì.], però io dico “non c'era” perché fino a quando una tecnologia non diventa di uso comune anche per non smanettoni, mettiamola così, smanettone è quello che… il nerd, diciamo, il geek anzi più… più… [Davide: Calzante?] Più calzante “geek”. Diciamo se non è… se non è uscito fuori dalla cerchia dei geek secondo me non è una tecnologia adottata e tendenzialmente fino a quan… fino alla mia… alla fine delle mie superiori non si usava tantissimo internet. Qualcuno sì, ma molto poco.
Davide: Parliamo di che anni quindi?
Marci: Stiamo parlando anni ‘95–98, ‘94–98, mettiamola così. In… in America non era già così, cioè in America ovviamente internet è arrivato prima, ma l'Italia come quasi sempre era un po’ indietro, quindi da noi i primi siti internet davvero utilizzati tanto fine anni ‘90 e… e quindi sostanzialmente io sono cresciuto, medie, superiori senza internet.
Davide: Ma anche senza il cellulare in realtà, prima di internet!
Marco: E senza il cellulare! Ancor prima di internet non avevo il cellulare, quindi il cellulare, i primissimi compagni di classe con i soldi hanno iniziato ad averlo a 17 anni, diciamo, 17–18 anni.
Davide: Io ho sentito questa cosa, ma devi dirmi tu se è vero o no, che all'inizio i cellulari venivano visti quasi come una cosa ridicola, questi enormi cellulari e quindi [Marco: Sì…] la gente che andava in spiaggia con questi cosi enormi veniva un po’ ridicolizzata, è vero?
Marco: Ma non li vedevi neanche. Sì, erano ridicoli e si vergognavano ad averlo in generale. Erano solo dei businessman in viaggio di lavoro, avevano questi cosi enormi. Invece la gente comune ha iniziato ad avere i cellulari a metà anni ‘90. Lì l'Italia in realtà ha avuto una diffusione molto più rapida. Questa è una cosa, una peculiarità, molto più rapida che in altri paesi, tant'è vero che c'è stato proprio un boom, nel giro di due–tre anni l'hanno preso tutti. Però ecco, io ricordo la vita proprio senza telefono, quindi… e credo di essere l'ultima generazione. Insomma, io so che qualcuno che ascolta… molti che ascolta[no] probabilmente hanno fatto... hanno avuto la stessa esperienza, ma tipo di chiamare a casa e chiedere ai genitori “C'è Marco? C'è, c'è Igor, mio amico Igor, o Antonio?” E ogni volta ti rispondeva magari il padre, tu eri un po’ in soggezione, perché eri un ragazzino, dici “No, volevo parlare con Igor, se posso”. E questa è una cosa che poi quando tutti hanno avuto il cellulare personale è scomparsa.
Davide: Beh, però io un po’ me la ricordo questa cosa [Marco: Hai visto?] di chiamare al telefono di casa di qualcuno che rispondono i genitori “Ah, c’è…” Me la ricordo anch'io questa cosa.
Marco: Questa ci sei arrivato.
Davide: Anche perché alle elementari non avevamo tutti… anzi non avevamo il cellulare.
Marco: Sì sì sì.
Davide: La mia generazione ha iniziato ad averlo alle medie.
Marco: Sì sì sì.
Davide: Adesso non so se alle elementari [Marco: No no, beh…] i bambini hanno il cellulare…
Marco: In Italia tanti purtroppo sì. Però al di là di questo era anche gli appuntamenti. Cioè tu dici “Ok, ci vediamo…” Noi a Pescara all'elefante, una statua a forma di elefante.
Davide: Mettiamo un’immagine.
Marco: Se andate a Pescara troverete una statua a forma di elefante e “ci vediamo all'elefante alle… alle 07:30 di sera”. E poi tu arrivavi lì, io arrivavo sempre puntuale alle 07:30 e poi aspettavo.
Davide: Chiaro.
Marco: 7:45, 7:50, 7:55. Sono persi, non vengono più? Hanno avuto un problema? Che ne so…
Davide: Quindi… perché io avevo questa teoria che il fatto di essere sempre connessi ci rendesse anche un po’ più pigri nel rispettare gli orari prefissati? Tu mi dici che invece non è cambiata questa cosa [Marco: No, no.] Era… come non siamo puntuali, almeno noi italiani, adesso [Marco: Siamo sempre…] non lo eravamo neanche prima.
Marco: No, no, esatto. E…
Davide: Solo che prima rimanevi lì come una pirla…
Marco: Rimanevi lì come un salame. Le persone intelligenti andavano in ritardo perché dicevano “tanto devo aspettare” senza neanche sapere, appunto, con questa cosa stressante di 20 minuti. Immaginate 20 minuti, non avete il cellulare da guardare, da scrollare e vedere che cosa… state lì così e aspettate per 20 minuti.
Davide: E ti potevi anche… annoiare, cosa che adesso non esiste.
Marco: È impossibile, no? Ti potevi annoiare. Stavi lì, pensavi, pensavi, pensavi, dicevi “che cosa…” E pensavo tanto Infatti in questi… Invece… ecco, questa è una cosa che mi manca adesso di… invece… [Davide: Pensare? No?] Sì beh anche, ma no, veramente di non avere più il… il tempo vuoto, il vuoto completo. Quello secondo me è importante e in effetti è una cosa che… ovviamente il vuoto completo pneumatico secondo me ormai non esiste più praticamente.
Davide: Sì, abbiamo l'horror vacui.
Marco: L'horror vacui. E poi c'era anche un'altra cosa. Io un altro ricordo di un anno in cui andammo a vivere per… stavamo facendo dei lavori in casa, andammo a vivere in una casa in affitto che non aveva il telefono. E allora io andavo al bar a telefonare gli amici, quindi facevo… uscivo di casa, facevo tutta la strada in fondo al bar per telefonare gli amici che non mi potevano telefonare ovviamente perché non avevo il telefono proprio… non è che avevo il telefono personale, non avevamo proprio il telefono per un anno quindi… quindi questo… queste sono cose che ripeto, secondo me ormai è inconcepibile ecco insomma. E poi l'altra cosa, dicevamo di internet, io che ero un nerd di storia, in generale curioso già allora e la peculiarità lì è che io ho chiesto a mio padre se mi poteva comprare la cosa più importante per fare ricerca, l'enciclopedia, e quindi io penso di essere stato uno degli ultimi a comprare un’enciclopedia. Cioè, non l'ho comprata con i miei soldi, avevo 14 anni tipo, e avevo chiesto l'enciclopedia con tutti i libri perché se avevo una curiosità e quella era la fonte agevole, diciamo, per… per avere le informazioni, avere una sfilza di 30 libri su tutto lo scibile umano, magari un po’ datato perché tipo c'erano cose un po’ vecchie ma era… era la cosa migliore, più… più raggiungibile. O anche girare la città senza navigatore.
Davide: Ah sì, quella è una cosa che… siamo un po’ tutti rincoglioniti da quel punto di vista, nel senso che…
Marco: Ma ci sono persone che non hanno mai imparato. Cioè, nel senso, io avevo dei compagni di classe veramente senza speranze che si perdevano in una città di 100.000 abitanti, quindi non stiamo parlando di una metropoli, e si perdevano regolarmente. Io no, perché giravo sempre la città, sono sempre stato un nerd, giravo in bicicletta tutte le le vie possibili e immaginabili, però ecco, ricordarsi esattamente dov'è un posto e come arrivarci sapendo che a metà strada la cosa più importante è che… l'unico aiuto che puoi avere è fermare una persona e chiedergli se lo sa lui dove andare insomma. [Davide: Sì.] Quindi questa è un'altra cosa… di nuovo, sono cose che… cioè, non stiamo parlando di 100 anni fa. Stiamo parlando di venticinque… venti anni fa.
Davide: Sì, no però sono cambiamenti che hanno davvero rivoluzionato il modo in cui viviamo in pochissimo tempo.
Marco: Sì.
Davide: Cioè se… se adesso non so sali su un autobus vedi tutti col telefono.
Marco: Sì.
Davide: È una cosa che venti anni fa non era così. Non so cosa si faceva, se si leggeva di più [Marco: No!], se si guardava al… si fissava il vuoto.
Marco: La peculiarità era il treno perché io viaggio anche tanto in treno e i treni avevano degli scompartimenti a sei, no? E quindi eri… tipicamente ti sedevi con… se eri da solo, con di solito con cinque sconosciuti, 4 o 5 sconosciuti. Nessuno con il cellulare, al massimo con il libro che era già considerato il libro una forma di “passive aggressive”, no? [Davide: Sì.] Per dire “non mi rompere le scatole” [Davide: Esatto.], no? Tu apri il libro per dire “non mi rompere le scatole”.
Davide: Quindi si parlava, mi vuoi dire?
Marco: Era obbligatorio. Cioè non… Cioè, era impossibile stare in uno scompartimento in sei e passare 5 ore a guardarsi così. E quindi si parlava sempre. Cioè…
Davide: Per non provare l'imbarazzo di non…
Marco: Per non provare l'imbarazzo di stare in silenzio [Davide: Capito.] così fermi a guardarsi per 5 ore, era impossibile praticamente dopo... Alla prossima stazione, entro la stazione successiva, avevi già conosciuto tutti. E poi si sedeva “salve, buongiorno, buonasera, buon viaggio, buon viaggio anche a lei”. Ecco, questo mi manca, devo dire. Mi manca tanto. Adesso è quasi… Allora, qualche volta può essere antipatico perché tutti quanti magari hanno avuto l'esperienza del viaggio in aereo in cui c’hai il vicino chiacchierone che… che non… A volte puoi stare anche sulle tue, però mi manca, devo dire che era una cosa, era… era un modo… già era cambiato quando hanno tolto gli scompartimenti, hanno fatto [Davide: Sì.], appunto, i vagoni uniti perché quello lì era come a dire “ognuno sta per sé” perché siamo… è come quando dagli uffici passi all'ufficio comune, l'open space. [Davide: Sì.] L'open space è della serie “statevi tutti zitti, non parlate”.
Davide: Sì. Effettivamente era forse una sorta di palestra della socialità quella, perché per le persone più introverse come me, che soprattutto magari 15 anni fa ero davvero molto timido, avere questa occasione di socializzazione forzata sarebbe stato utile mentre adesso che appunto abbiamo il telefono non… non c'è realmente l'occasione di, appunto, uscire dalla propria zona di comfort e dover parlare di qualcosa solo perché… per evitare l'imbarazzo.
Marco: Perché sei finito con una persona e...
Davide: Quindi, rimani protetto nella tua bolla però allo stesso tempo non sviluppi magari skill e competenze sociali utili.
Marco: Sì, ma… ma infatti lo ho visto che se ne parlava di questo che comunque si vede una differenza generazionale su alcune soft skill… alcune… alcune abilità, diciamo, di socializzazione tra le generazioni post digitale perché…
Davide: Io penso di essere particolarmente poco competente da questo punto di vista e penso che non abbia aiutato il fatto che la mia famiglia era molto tecnologica, nel senso che avevamo il computer a casa, i miei sono informatici, mio fratello nerd…
Marco: Quindi, sei stato uno dei primi proprio….
Davide: Io ho passato molto tempo a giocare o a… o a vedere mio fratello che giocava ai videogiochi e non ho socializzato molto, no? Capisci? [Marco: Allora…] Quindi secondo me questo non ha aiutato a sviluppare certe competenze in un'età, quella dell'adolescenza o prima, in cui no, il cervello è malleabile e si sviluppano certe cose.
Marco: Allora, devo dire. Disclaimer diciamo, che anch'io ho giocato tanto [Davide: Sì.], però tipo...
Davide: Però uscivi di casa.
Marco: Però uscivamo tanto, anche perché a Pescara cosa vuoi fare? Insomma, diciamo, era praticamente fisso, l'appuntamento fisso, in piazza il venerdì e il sabato si esce con tutti quanti, andiamo, giriamo, andiamo a mangiare qualcosa, facciamo qualcosa insieme insomma. Però ecco, per dire che sono in quella fase di transizione io comunque ho avuto i giochi, quindi ho avuto, te lo stavo dicendo ieri, l'Amiga 500, c'erano… nella mia generazione c'erano due tipi di giochi: il Commodore 64 e l'Amiga 500. l'Amiga 500 era un po’ la… Noi tendenzialmente… la mia famiglia non era particolarmente benestante, anzi. Però per qualche motivo mi hanno dato invece la versione deluxe del gioco perché il Commodore 64 era un pochino più poverino. E l'Amiga 500 oltre ai giochi aveva anche qualche piccolo software per fare i calcoli o per scrivere, quindi era una specie di proto pc, ecco. Ma io non ho in realtà avuto il pc fino a… università inoltrata, in ritardo.
Davide: E invece il ce l'avevo già, nonostante io avessi sei–sette anni [Marco: Eh lo so.], io sono cresciuto avendo un computer in casa e non ce l'ho mai…
Marco: No, avevamo il computer di casa, no? Da… diciamo, da quando avevo 17–18 anni in poi, però era il computer di casa, quindi dove chiunque doveva litigarsi [Davide: Ok.] l'ora di computer, no? [Davide: Capito, capito.] Adesso… poi mio padre ci lavorava, quindi insomma [Davide: Certo.] era difficile conquistarsi la propria ora di utilizzo.
Davide: Se vi stanno piacendo questi discorsi probabilmente vi piacerà il corso che abbiamo creato e stiamo creando io e Marco che si chiama “Dentro l'Italia, in italiano”.
Marco: Esatto, in cui parliamo, appunto, dell'Italia contemporanea, non dell'Italia della cartolina da turismo, ma dell'Italia che vivono gli italiani di oggi. Quindi sia in un certo senso una parte diciamo, un terzo delle lezioni sono di storia contemporanea. quindi per capire l'Italia di oggi, come nel primissimo video del corso che è disponibile per tutti, “Il miracolo economico”, per capire l'Italia di oggi bisogna capire cos'è il miracolo economico degli anni ‘50 e ’60, ma poi abbiamo anche una parte, appunto, come abbiamo discusso oggi, di… in un certo senso di società. Società italiana, questioni della società italiana, quali sono i problemi, quali sono anche le… le… le… peculiarità della… della cultura italiana. Monumenti meno conosciuti, ma comunque interessanti da… da visitare. Cosa differenzia le varie regioni tra di loro e altre cose che vi descrivono l'Italia com'è oggi e… Al di là degli stereotipi.
Davide: Esatto, al di là degli stereotipi, questa è l'idea originaria del corso, no? Cercare di andare al di là dell'immagine da cartolina dell'Italia o da Tik Tok, come mi piace chiamarla, di Italia perfetta.
Marco: Italia instagrammabile.
Davide: Aperitivo, spritz alle Cinque Terre, eccetera. L’Italia è molto altro, anche questo, ma non solo. E però sì, come diceva Marco, è un corso di lingua in realtà. Quindi questi sono i contenuti scritti dall'abile penna o tastiera di Marco. Però in realtà c'è poi anche tutta una struttura linguistica, approfondimenti di grammatica, lessicali, esercizi, flashcards, una… una comunità per i nostri studenti dove possono scrivere, cimentarsi in sfide grammaticali, eccetera. Quindi tante cose che abbiamo costruito. L'unica cosa è che al momento non potete acquistarlo ma potete iscrivervi alla lista d'attesa dove vi comunicheremo quando riapriranno le iscrizioni del corso. Quindi questo è quanto.
Marco: Speriamo che… che vi iscriviate alla lista e vedrete che avrete un'opportunità di… di conoscere dei contenuti molto interessanti, ecco insomma.
Davide: Senti, parlando invece di altre cose che ci siamo segnati: la televisione, la TV. Secondo me questa è una cosa…
Marco: Sì ecco questa è la cosa negativa questa.
Davide: Secondo me non è… è una cosa che non è cambiata molto, forse è cambiata dopo la mia generazione perché anche la mia generazione, tutti i miei compagni fino ancora alle superiori erano…
Marco: Sì, molto teledipendenti.
Davide: Erano molto teledipendenti e credo che anche la tua generazione fosse uguale.
Marco: Sì, assolutamente. A casa mia un po’ meno ma proprio perché i miei genitori odiavano vedermi di fronte alla televisione, quindi non sono mai andato oltre l'ora giornaliera. Ora, un’ora e mezza, tiè. Ma io avevo compagni di classe che passavano tutto il pomeriggio… Poi proprio in Italia si va a scuola solo la mattina e quindi loro tornavano a casa per il pranzo e dopo pranzo tutto, tutto il pomeriggio, tranne il periodo di studio, era per la televisione, a meno che non si uscisse, insomma, di casa insomma.
Davide: Sì.
Marco: E quindi… quindi questo era molto, secondo me è diminuito a favore di altre forme di… di… digitali [Davide: Di abuso.] che però sono più interattive, cioè la televisione è veramente un sedersi di fronte a una cosa che ti vomita addosso dei contenuti e non…
Davide: Dici che è così diverso Instagram, Tik Tok? Cioè, sono contenuti vomitati…
Marco: Ma… Tik Tok… Spesso… sì, lo guardi ma spesso ti viene voglia di farlo, allora devi attivare l'ingegno di creare un contenuto. La televisione non crei niente, tu sei solo ricettore, ricevi qualcosa.
Davide: Sì, però secondo me tanti sono passivi anche sui… è vero che… sì creiamo anche, però la maggior parte del tempo consumiamo passivamente secondo me.
Marco: È vero, però…
Davide: Che noi siamo creatori, quindi vedi [Marco: Sì.], noi siamo speciali tu pensi che tutti siano come noi?
Marco: No, lo so, ma da questo punto di vista sono positivo. Secondo me l'evoluzione è positiva. Era anche troppo concentrato. Per esempio, in Italia era possibile controllare… siccome la stragrande… italiani… una brutta cosa da dire sull'Italia è che sono siamo un popolo di scarsi lettori, diciamo, pochi lettori…
Davide: È quello non è cambiato.
Marco: E non è cambiato, questa è una costante nel tempo.
Davide: Sono i pilastri su cui si fonda l'italianità: non leggere [Marco: Non leggere]. Evadere le tasse.
Marco: Esatto.
Marco: E cioè più a sud vai di solito ho notato più diventa quasi se leggi quasi ti senti in difficoltà. Tipo io mi ricordo in questa spiaggia…
Davide: Intacchi la tua mascolinità quasi.
Marco: Esatto! No, ma veramente tu… tu sei lì, apri il libro…
Davide: Ti nascondi un po’, non vuoi far vedere che stai leggendo un libro.
Marco: Tipo un po’… quasi ti vergogni un pochino che stai leggendo. Io sono sempre stato un… un grande lettore da questo punto di vista e quindi e… ecco, questa è un'altra cosa negativa è che il tempo che ci ha preso il telefono, quindi il digitale, spesso è stato sottratto alla lettura.
Davide: Sì. Qui non…
Marco: Siccome c'era… c’erano tanti periodi morti… allora se eri un lettore negli anni ‘90 c'erano tanti periodi morti. E in quei periodi morti io mi portavo spesso lo zainetto dietro con il libro, proprio perché qualunque… sto facendo la fila, sto aspettando l'amico che fa mezz'ora di ritardo, sono sul tram o sull'autobus, qualunque altra cosa lo utilizzo per leggere e oggi anch'io che amo tanto leggere, tiro fuori il cellulare e anche quando ho il libro faccio fatica a tenere il cellulare in tasca e questo lo trovo una cosa negativa. Però una cosa positiva è, appunto... La televisione negli anni ‘90 aveva un ruolo troppo grande nella cultura italiana perché non c'erano altri media. Tutto il resto era veramente secondario. I giornali non li leggeva nessuno. Non li legge nessuno, meno di nessuno oggi.
Davide: Adesso leggiamo i titoli di giornale sui social.
Marco: Esatto. Ma nessuno leggeva i giornali, nessuno leggeva i libri. Qualcuno ascoltava la radio in macchina, ma di solito le canzoni. Quindi non è che… io ascoltavo le notizie, ma la maggior parte delle persone ascoltano le canzoni, quindi la fonte di informazione quasi universale era solo la televisione negli anni ‘90.
Davide: Il TG.
Marco: Il TG del… il 6… ce n'erano solo sei in Italia. Questo può sembrare strano perché magari negli Stati Uniti c'erano già i canali solo notizie, come CNN, poi vabbè Fox, eccetera, ma in Italia no. C'erano sei telegiornali, anzi, dirò di più solo: a metà anni ‘90 sono comparsi telegiornali sulle reti di Berlusconi. Prima le reti Berlusconi non facevano neanche i telegiornali. Quindi i telegiornali erano solo tre ed era un’ora al giorno in cui la stragrande maggioranza delle persone prendeva le notizie da quell'ora al giorno perché stava guardando la televisione. Partiva il telegiornale con suoni che conoscevamo tutti a memoria, esattamente gli stessi. E ti guardavi le notizie per mezz'ora e basta. E questa era tutto… tutto quell…o tutta la fonte di informazione ed era troppo concentrato secondo me perché poi è stato dimostrato che bastava controllare le televisioni private e quelle pubbliche e influenzare di molto… molto l'opinione pubblica senza entrare in politica.
Davide: E quello è ancora così perché comunque tantissime persone guardano la TV in Italia…
Marco: Però è molto… Sì.
Davide: …meno potente però ancora comunque un potere…
Marco: È forte sulla generazione precedente alla nostra, cioè secondo me over…
Davide: Sì, che è molto numerosa, quindi…
Marco: Che però sappiamo è molto numerosa perché come abbiamo scoperto nel nostro corso l'età media in Italia è tipo 43. La mediana se non sbaglio…
Davide: Mediana è 48 anni.
Marco: 48 anni! Medianam cioè ci sono altrettante persone con più di 48 che con meno di 48. In America è sotto i 40 tipo, è tipo 38, 37, adesso no… in India è sotto i 30, per dare un'idea della mediana insomma.
Davide: Sì. Senti invece parlando di…
Marco: Come percepivamo…
Davide: Ottimismo, la percezione generale perché la mia generazione ha sempre avuto questa cosa di “tutto va male, c'è la crisi economica, c'è il precariato quindi non riusciremo ad avere lavori ben pagati, lavori… non avremo il posto fisso” che poi è il sogno…
Marco: Sì, il sogno dell'italiano, sì.
Davide: Quindi siamo cresciuti in questa bolla di negatività che non è secondo me mai finita perché ancora oggi [Marco: Sì.], forse il Paese non si è mai del tutto ripreso, quindi se senti persone che hanno magari dieci anni in meno di me non hanno uno sguardo positivo sulle proprie prospettive future, diciamo. Ai tuoi tempi invece c'era più… c'era più…
Marco: Ai tuoi tempi… Questa cosa mi fa sempre soffrire.
Davide: Se lo chiediamo a persone che sono cresciute negli anni ’60 e ’70, ‘70 non lo so, ma ‘60 [Marco: Vabbè lì…], sicuramente c'era grande ottimismo [Marco: …c'è il boom economico ovviamente]. Chiaro. Tu che sei cresciuto invece dopo anni ’80, ’90… ’90?
Marco: Sì, anche ’80, ‘80 quando ero bambino, quindi e lì non c'era nessun problema, l'Italia andava benissimo negli anni ’80. Sicuramente c'è una forte discontinuità nel 92–94 che fu un periodo molto difficile per l'Italia e tutti soffrirono una forte crisi economica, molto forte e anche una forte crisi istituzionale, quindi quello sì, c'è stato un periodo in cui sembrava che stesse andando tutto a rotoli. Cioè, c'erano gli attentati, c'erano le… c'era la lira, la moneta di allora che perdeva valore in continuazione rispetto al marco. Noi guardavamo sempre al marco e al dollaro. Mi ricordo sempre al telegiornale i due cambi che dicevo sempre il cambio con il marco, quello più importante, [Davide: Non te.] non con me, il marco tedesco [Davide: Esatto.], Deutsche Mark.
Davide: Questa era terribile.
Marco: Brutta, brutta. Che… e il cambio con il dollaro e… e quindi c'era… e poi una crisi istituzionale perché proprio, molti politici furono arrestati, è un periodo… ricercatelo, è un periodo di grave crisi dell'Italia. Però subito dopo ci furono una serie di riforme molto importanti e molte cose iniziarono all'improvviso a cambiare nel Paese: ci furono grandi privatizzazioni, grandi investimenti tipo nel… nelle telecomunicazioni, appunto, erano nate queste grandi società che gestivano i nuovi cellulari all'improvviso, immaginate delle società che non esistevano il giorno dopo valevano decine e decine di miliardi. Che magari per un pubblico americano può sembrare normale, ma per l'Italia, che era un paese di aziende sempre quelle, sempre uguali, era effettivamente nuovo. Questo era nuovo. E in più c'era la sensazione dell'apertura degli spazi perché era caduto il muro di Berlino, si era sciolta l'Unione Sovietica come aver tolto una cappa del rischio nucleare, no? Quindi si era tolto questa cosa del “oh, ci sarà la guerra nucleare…” Mi ricordo, quando ero bambino quel poco che capivo degli adulti che era una grossa preoccupazione era la guerra nucleare, no? Tolta la guerra nucleare era un bel sollievo. E quindi gli anni ‘90 in un certo senso dopo questo inizio un po’… [Davide: Turbolente.] molto difficile, la seconda parte degli anni ‘90 invece molto all'insegna della positività. Arriva… immaginate che all'improvviso arriva nel giro di pochissimi anni tutti prendono il cellulare, si scopre internet, all'improvviso le informazioni sono disponibili a tutti. Sta cambiando le cose molto rapidamente. L'economia va molto bene in tutto il mondo, si sono aperti gli spazi, in un certo senso anche lì, io ricordo anche i media, tipo la televisione o il cinema, i film e le serie tv che si guardavano erano tutte molto positive, molto con i buoni sentimenti. Tutte le cose vanno bene, andremo tutto bene e quindi almeno questo a posteriori, lì per lì non mi sembrava un periodo di super mega positività. Però a posteriori, guardando indietro, effettivamente c'è… molto più fiducia nel… “Ok, abbiamo avuto un periodo difficile, ma il futuro sarà migliore”. Poi stava per arrivare l'euro, stava… insomma c'erano dei cambiamenti che sembravano andare nella direzione di… di un'Europa più unita, di nuove opportunità di crescita anche per i Paesi derivanti da… da, appunto, dall'Unione Europea eccetera, dalla maggiore integrazione, quindi questo creava delle prospettive e non c'era ancora la paura del, diciamo, della guerra, del terrorismo molto forte. L'Italia aveva avuto una stagione terroristica ma negli anni ‘70 e invece negli anni ‘90 il terrorismo non c'era in Italia, non c'era quello interno e non c'era neanche la paura del terrorismo esterno, diciamo, e quindi…
Davide: A parte le stragi di mafia all’inizio anni ’90.
Marco: Sì, esatto, ma quello era, appunto, come ho detto, una fase che però si è conclusa. Io sto parlando di… [Davide: Sì, sì sì sì, del resto…] subito dopo perché poi dopo arrestarono tutti i mafiosi più importanti, quindi sembrava che anche quella cosa andasse più o meno nella direzione giusta. E come se avessi avuto un periodo di grossa crisi che ha permesso di ricostruire il Paese in modo diverso. Sembrava che fosse in corso una ricostruzione in modo diverso del Paese, almeno questa era la mia sensazione eh, poi bisognerebbe chiedere [Davide: Sì, certo.] a un panel più ampio sicuramente, però ecco queste sono le cose che mi vengono in mente guardando indietro, magari qualcun altro che ha vissuto gli anni 90 potrebbe avere delle idee diverse.
Davide: Certo. Bene, dai, ti ringrazio per questa chiacchierata molto interessante.
Marco: Mi hai fatto sentire vecchio, devo dire. Veramente è una brutta sensazione.
Davide: Questo era il mio obiettivo.
Marco: Ti aspetto…
Davide: Parlando… Dicendo “ai tuoi tempi com'era?” Già quando dici “ai…”
Marco: Sì, sì sì, ti aspetto al varco, ragazzino. Ti aspetto al varco che i 40 anni arrivano per tutti.
Davide: Ai tuoi tempi perché questi non sono i tuoi tempi, no? È un modo…
Marco: Gli anta, gli anta arrivano per tutti. Anta sono i 40, 50, 60 insomma.
Davide: Bene, andate ad ascoltare Storia d'Italia che vi racconta in ordine cronologico la storia d'Italia dal IV?
Marco: Dal IV secolo, da Costantino in poi, esatto. Ma come se fosse oggi, quindi non come una cosa <…> ma come se stessimo parlando di dei tempi moderni.
Davide: E noi ci vediamo nel prossimo video, andate a dare un'occhiata alla lista d'attesa e al nostro corso.
Marco: Grazie.
Davide: A presto! Ciao.