Non ne posso più. 😞 (perché NE?)
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Non ne posso più. È da tantissimo che voglio fare un video specifico e non riesco a farlo. Da allora ne ho fatti altri, certo, ma di questo se n’è vista nemmeno l’ombra, e non ne so la ragione; sembra che non riesca a creare questo video... Il mio pubblico me ne vorrà. Mi smetterà di seguire e se ne andrà. No, basta. Ne va della mia reputazione. Oggi finalmente ne parliamo. Di cosa? Beh, di ne.
Quando si impara una lingua straniera, ci si trova sempre di fronte a caratteristiche che non esistono nella propria lingua madre e che possono rappresentare una vera sfida.
Trascrizione con glossario e audio isolato (Podcast Italiano Club)
Il problema diventa ancora più grande quando nella lingua obiettivo questa caratteristica linguistica viene usata costantemente, come avete visto nella mia introduzione un po’ ridicola. Ciò accade spesso con le maledette particelle “ci “ e “ne”. Ho già dedicato un video a“ci”. È arrivato il momento di completare la serie con il video su “ne”. Che ne pensi?
Da dove viene questa particella, come si usa, qual è la sua origine e… ha equivalenti in altre lingue romanze? Parliamone.
Partiamo dall'inizio. Da dove viene “ne”? Beh, come quasi qualsiasi cosa in italiano, deriva dal latino, e credo che questo non sorprenda chi di voi mi segue da un po’. Possiamo farne risalire le origini all'avverbio latino INDE. INDE significava, in latino, “là”, “in quel luogo”, ma non era l'unico modo di esprimere il concetto di… là… ità. Là-ezza. La-ismo?
No, quella è un’altra cosa, Davide…
Di modi di dire “là” in" latino ce n’erano tanti, ma vediamone uno in particolare: INDE. INDE rispondeva alla domanda UNDE?, cioè
— Unde venīs?” (“Da dove vieni?”)
— Inde. (“Da lì.”)
Quindi INDE voleva dire “da lì”, quindi sia UNDE che INDE avevano un senso di origine di movimento, che in italiano esprimiamo aggiungendo “da”, “da dove vieni?” — “da lì”, “da là”.
Fin qui chiaro? Spero di sì. Tu non te ne ****andare comunque.
“Ne” quindi viene da questo INDE, “da lì”. E forse conoscerne l’origine etimologica può aiutarci a capire meglio il suo uso moderno, che è intimamente legato alle proposizioni “da” e “di”, ma soprattutto “di”. E se non vi aiuta… beh, per lo meno è curioso e potete vantarvene al pub con gli amici.
Ora, vi voglio parlare degli usi di “ne”, ma prima anche di come imparare a usarlo. Il modo in cui io consiglio sempre di imparare la grammatica è in maniera naturale attraverso l’input comprensibile, l’immersione in contenuti interessanti e al nostro livello o poco superiore. Uno dei modi migliori in cui questo si concretizza è attraverso le storie (non per niente ho creato un intero corso basato su una storia); e se c’è qualcuno che questa cosa la sa fare estremamente bene è Storylearning, l’azienda del poliglotta Olly Richards, che si fonda appunto su insegnare, attraverso le storie, la narrazione, la finzione. Un approccio affascinante, che sposo in pieno. Ho avuto modo di provare alcuni corsi di StoryLearning, che sponsorizza questo video, e sono davvero eccellenti, e uno degli aspetti più interessanti è che riescono a integrare la grammatica in una maniera del tutto naturale all’interno delle storie. Non si insegna come usare “ne” o altre caratteristiche grammaticali ma si raccontano storie in cui sono integrate perfettamente alla narrazione e poi se ne spiega l’uso, dopo. Non so te, ma per me questo è l’approccio ideale alla grammatica. Vai dunque ****a dare un’occhiata a “Italian Uncovered”, il loro corso completo di italiano, che puoi acquistare a livello principiante e intermedio (ma se stai guardando questo video e ci stai capendo qualcosa, forse meglio intermedio). E se passi dal mio link ti faranno uno sconto clamoroso di 200 dollari. Quindi, niente male! Grazie a StoryLearning per aver sponsorizzato questo video. O meglio, per averne sponsorizzato questa sezione.
Vediamo ora gli usi di “ne”.
“Ne” è un pronome e come ogni pronome, sostituisce un nome, un sostantivo (pro… nome); nello specifico, sostituisce costruzioni con “di” o “da” più sostantivo. E questo è il suo primo uso. O potrei dire, “ne è il primo uso”:
— Conosci il nuovo amico di Mario?
— Sì, l’ho conosciuto ieri!
— Che ne pensi? (cioè, “cosa pensi di lui”?)
— Ne penso male. Purtroppo, ha seri problemi di igiene.
Oppure:
— Questo video è bellissimo. Ne vado molto fiero (cioè, “vado fiero di questo video”).
— Sto leggendo questo libro da un po’, ma non ne capisco il senso (“non capisco il senso del libro, il suo senso”, potrei anche dire).
— Ho un problema, ma te ne parlo dopo (qui usiamo “ne” perché parliamo “del problema” o “a proposito del problema”, quindi c’è sempre “di”).
Attenzione: “ne” è un pronome atono. L’accento non cade mai su “ne”, si attacca, nella pronuncia, alle parole che seguono. “ne voglio”, nevoglio; “dirmene”, “darmene”, “andarmene”. Ecco, in questi casi si scrive attaccato, ma spesso no. Convenzioni ortografiche.
”Ne”, meno di frequente, può anche sostituire “da” (che poi rispecchia la sua origine da INDE):
— Ho visto il video di Davide su “ne” e ne sono rimasto affascinato (“affascinato dal video”). Questo è comune con verbi come “rimanere, diventare, sentirsi”. Sono… “ne sono rimasto sorpreso”
Ma può anche avere un senso più locativo, di movimento:
— Ho passato una settimana devastante in quell’hotel terribile, c’erano scarafaggi, sporco ovunque… sono contento di esserne uscito vivo (“uscito da lì”, “esserNE”).
Il “ne” può avere una funzione partitiva, quindi indicare una parte di qualcosa. Come dire “un po’ di” o “del” (articolo partitivo):
— Vuoi un po’ di grappa?
— Sì, dammene un bicchiere (“ne”, = di grappa)
— Vuoi del pane?
— Sì, ne voglio un po’.
In francese, è uguale:
— Est-ce que tu veux du pain?
— Oui, j’en veux.
In spagnolo e in portoghese, però, è diverso:
— Quieres pan?
— Sí, Quiero
— Queres pão? o Você quer pão?
— Sim, quero.
Prima di tutto, [non c’è il] partitivo “del”; e poi, non si usa “ne” nella risposta.
“Ne” in italiano si può usare sia da solo, per esempio: “Se al negozio trovi piante carine, comprane” (cioè, “compra un po’ di piante”, “una quantità indeterminata”), ma soprattutto con un quantificatore, quindi una parola che indica una quantità precisa o meno precisa: “Se trovi delle piante carine, comprane tre” o “comprane alcune”.
O ancora: “Hai comprato dieci grissini e te ne sei mangiati cinque! Perché sei così ingordo?”
Quindi, si usa quando si vuole parlare di una parte indeterminata o determinata, di un tutto.
Spesso, poi, “ne” è parte integrante di alcuni verbi e ne può cambiare radicalmente il significato. Per esempio: “Andare”, significa andare da un posto a un altro. “Andarne”. significa essere in pericolo, essere in gioco. Non c’entra proprio niente.
— Non posso fare una challenge in cui inalo cannella: ne va della mia reputazione!”
O ancora, “Volere” vuol dire… beh, volere, lo sapete. “Volerne” significa “arrabbiarsi con qualcuno”.
— Non me ne volere, ma con quei capelli stai malissimo…
L’antecedente (cioè il sostantivo a cui si riferisce “ne”), in questo caso, non è espresso, ma è come se fosse sottinteso. Per esempio, non volermi… non so, “male” in questo esempio.
Quando si insegna l’italiano a stranieri questi vengono chiamati “verbi pronominali”. Ed è vero, sono verbi pronominali, c’è un pronome dentro, ma in realtà ne sono un tipo specifico. Anche “ammalarsi” è un verbo pronominale, in realtà. Sarebbe come chiamare lo zucchero… “cibo”. Sì, è cibo, ma come lo sono anche la frutta, gli anacardi e le alghe.
E anche oggi sono stato pedante. Ne vado molto fiero.
Con questi verbi, comunque, la cosa più importante è impararli come se fossero verbi diversi perché di fatto lo sono.
“Ne” può anche sostituire frasi complete.
— Voglio andare al mare, che ne pensi? (ovvero, “che pensi di andare al mare?”).
— Quando ho scoperto di essere stato licenziato, ne sono rimasto davvero sorpreso (ma il “ne” non è obbligatorio qui).
Sono molto comuni, tra l’altro, frasi come:
— Che ne dici di andare al mare?
Sembra ridondante, vero? Certo, perché lo è. Tuttavia, è un uso estremamente comune nell'italiano parlato. Qualcuno lo chiama “ne pleonastico”. Vediamone un altro esempio.
— Di caramelle me ne puoi dare due? (qui, addirittura, è obbligatorio ripetere il “ne”; ma se vuoi approfondire queste frasi strane e perché si usano, guarda questo mio video).
Ecco, questo è un riassunto semplice, conciso ma pratico degli usi di ne. Se t’interessa un approfondimento, lo troverai nel mio Podcast Italiano Club, la pagina su Patreon dove da 4 anni creo contenuti esclusivi per centinaia di persone che mi sostengono, farò un approfondimento sugli usi di “ne” e su alcune sue caratteristiche che non ho potuto menzionare in questo video. Ora, tra l’altro, puoi anche fare una prova gratuita di sette giorni, dunque ne vale la pena. Link in descrizione.
Ok, abbiamo visto la sua storia e i suoi usi in italiano, ora diamo un'occhiata al contesto delle lingue romanze (ed ecco il momento in cui 90% del pubblico clicca su un altro video… ti prego, non te ne ****andare! è interessante). Perché è vero, “ne” è difficile per chi impara l’italiano… ma per fortuna l’italiano, da questo punto di vista, è in buona compagnia
Muoviamoci da ovest verso est nel panorama romanzo e consideriamo le principali lingue figlie del latino.
Le prime che incontriamo sono le lingue ibero-romanze: il portoghese-galiziano e lo spagnolo. La situazione è simile: le lingue avevano la particella ENDE, che veniva da INDE latina, te la ricordi, e aveva funzioni simili a quelle dell'italiano, ma che si è persa nel XV secolo. Nei testi del XVI secolo è praticamente moribonda sia nel portoghese-galiziano che nello spagnolo e oggi non ce n’è quasi più traccia, come abbiamo visto prima.
Nelle lingue occitano-romanze e gallo-romanze, come catalano, occitano e francese abbiamo un pronome avverbiale “en” o “en”, “ne”, come in italiano. In francese, per esempio:
— Je ne sais pas combien de baguettes acheter... allez, j'en achète 2.
E in catalano:
*— Tinc dues entrades per veure el Barça. En ***vols una?
In rumeno invece non c’è traccia di “ne”.
Per quanto riguarda le altre lingue italiane, non ne sono un esperto, ma da quello che è emerso nelle mie ricerche direi che “ne” esiste in tutti gli idiomi del nostro paese. Dunque nel panorama delle lingue romanze l’italiano non è certo speciale, citando un mio video recente che ha fatto incazzare molti italiani. Se c’è qualche italiano all’ascolto, mi scriva un commento nella propria lingua regionale che includa “ne”. Ah, e fate lo stesso anche se parlate francese, occitano, catalano e altre lingue romanze. E ditemi se gli usi di cui vi ho parlato nel video corrispondono nella vostra lingua o se ci sono differenze. Probabilmente ce ne saranno.
Bene, siamo arrivati alla fine di questo mega-viaggio nella lingua e nella sua storia. Ti ricordo di dare un’occhiata al Club se t’interessa un approfondimento su “ne”, che pubblicherò a breve (ma ce n’è già uno tra l’altro, collegato a un episodio del mio podcast audio, solo audio; una storia che scrissi tempo fa per illustrare proprio l’uso di “ci” e “ne” in azione, una roba molto divertente; ti linko anche quella in descrizione perché ne vado molto fiero. E a proposito di imparare la grammatica attraverso le storie, ti ricordo di provare StoryLearning e Italian Uncovered, ne valgono davvero la pena. Infine, “ne” è un argomento abbastanza avanzato. Ma sai come si raggiunge veramente un livello avanzato? Ho un ebook gratis che te ne parla e te ne ****metto il link in descrizione. Ciao!