Il 'LEI' di cortesia si usa ancora in italiano?
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Buongiorno, si accomodi. Lei sta per visionare una nuova pellicola di Podcast Italiano. Ma “Lei” si usa ancora in italiano? O ormai è stato rimpiazzato dal “tu”? E perché si usa proprio il “Lei” femminile, come forma di rispetto? Non è strano?Benvenuti su Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama la lingua italiana. Il 'Lei' è il pronome che usiamo in italiano come forma di rispetto. Parlando con uno sconosciuto normalmente al posto di “Mi sai ****dire l’ora?” dirò “Mi sa ****dire l’ora?” Ma questo dipende da tanti fattori, ci torniamo dopo.Notiamo subito che non è obbligatorio esplicitare il 'Lei' (“Lei mi sa dire…”). In italiano spesso il pronome soggetto (io, tu, lei ecc.) si omette (ne ho parlato qui) e il 'Lei' di rispetto non fa eccezione. Dunque in molti casi, in realtà, basta coniugare il verbo alla terza persona: “Mi sa dire…?”, “mi può dare…?”, senza il ‘Lei’. Nei pronomi atoni però viene fuori il femminile:
Le dico la verità.
La chiamo domani.
E gli aggettivi possessivi non saranno di conseguenza “tuo”, “tua”, ecc., ma “suo”, “sua”, “sue”, “suoi”.
Signor Rossi, ho visto sua ****madre l’altro giorno.
Il contesto ci permette di capire che non sto parlando di una donna o di una terza persona, ma mi sto rivolgendo a te… cioè, a Lei, signor spettatore. Che, a proposito, si scrive tradizionalmente con la L maiuscola (anche se non tutti lo fanno oggi). Ora vi faccio un quiz: parlando a un uomo si dice “Lei è molto bravo” o “molto brava”? La risposta è… “bravo”. Infatti, con aggettivi e sostantivi è preferibile l’accordo al maschile. Diremo quindi:
Lei è un grande intenditore di vini (e non “una grande intenditrice”).
In questo caso, invece, qual è l’opzione corretta? “Professore, ieri l’ho visto al cinema” oppure “ieri l’ho vista al cinema”? In questo caso dobbiamo usare “l’ho vista”, coniugando il participio passato al femminile, proprio come se stessimo parlando di una donna in terza persona. Curioso, vero? Ma da dove viene questo “Lei”, che confonde così tanti studenti d’italiano? Lo scopriamo, dopo aver parlato dello sponsor di oggi che è Speakly. Usando il “Lei”. Userò il “Lei” in questa pubblicità.
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Ma la cosa bella di Speakly è che, diversamente da altre app, non La obbliga a imparare seguendo un percorso fisso; sarà Lei a scegliere le attività che Le piacciono di più. E questo è importante, perché, ricordi, l’apprendimento di una lingua deve essere divertente, altrimenti… beh, perché imparare una lingua?
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Sarebbe bello se su internet si desse del lei, vero? O forse no…
Comunque, in latino non esisteva la forma di cortesia, si usava sempre “tū”. In periodo imperiale a quanto pare si iniziò a diffondere anche la forma di rispetto “vōs”, all’inizio usata con l’imperatore. Non è del tutto chiaro se da questo “vōs” derivi il “Voi” che si usava in italiano antico; sta di fatto che ai tempi di Dante la forma di rispetto era “Voi”. Il Voi si usava di fatto tra persone della stessa classe sociale, ma tra cui c’era una certa distanza e rispetto; oppure da persone di una classe più bassa a persone di una classe più alta, ma non il contrario: lo schiavo al padrone dava del Voi, il quale rispondeva dandogli del Tu. Persino i figli, pensate, usavano il Voi con i genitori. “Padre, ditemi la verità". No, oggi non funziona.Ma perché “Voi”, al plurale? Beh, è comune in molte lingue usare un pronome plurale per indicare rispetto e distanza. È come se, dicendo “Voi” e non “tu” il nostro interlocutore valesse più di una persona sola. Tante persone! Si usa il “Voi” in francese, nelle lingue slave e… in inglese! Sì, perché il “you” inglese in origine significava “voi”, mentre “tu” era “thou”. Per questo ora sia “tu” che “voi” in inglese sono “you”. Ma non divaghiamo, già nel Trecento iniziò a diffondersi l’uso di titoli onorifici, come per esempio “Vostra Signoria” o “Vostra maestà” per esprimere rispetto. Arriviamo al Cinquecento, epoca di buone maniere, cortesia, leccacul--ahem. Nelle corti e nelle cancellerie questo uso di titoli esplode: il “Vostra Signoria” diventa comunissimo, affianco ad altre formule come “Vostra Reverenza”, ”Vostra Eccellenza” e così via. Come vedete sono tutte formule al femminile, motivo per cui in una lettera si sarebbe scritto una volta “Vostra Signoria”, “Vostra Eccellenza”, ma le volte dopo si sarebbero adoperate forme anaforiche, cioè, forme linguistiche che fanno riferimento a un elemento già menzionato in passato. Vediamo un esempio: “Vostra signoria è molto intelligente. Lei (o Ella) ***ha tutto il mio rispetto”. Questo era il meccanismo. Si sostituiva il titolo con “Lei”, oppure forme “Questa”, “*Quella”, “Essa”, “Ella”. Sì, nel Cinquecento si usava più “Ella” che “Lei” come soggetto: “Ella” era il pronome soggetto tradizionale, “Lei” si usava più con le preposizioni (“con Lei”, “per Lei” ecc.), anche se col tempo divenne un pronome soggetto, non solo come forma di rispetto ma in generale (oggi “Ella” infatti non si usa più, così come “Egli”; usiamo “Lui” o “Lei”, o spesso non usiamo proprio niente). Sempre in quel periodo continuava anche a diffondersi sempre più il “Voi”.
C’erano dunque due opzioni: “Ella”/“Lei”, l’opzione formale che trasmetteva maggiore distanza; e il “Voi” che invece riduceva un po’ la distanza. Il “Lei”, tra l’altro, aveva anche il suo plurale: “Loro”, un po’ come oggi in spagnolo si usa “ustedes”. “Cari signori, se apprezzano questo video mettano un like”. Ecco, qualcosa così. Il “Lei” però a molti sembrava troppo formale. Il Cinquecento era un epoca in cui le etichette, le buone maniere, il galateo erano cose importantissime, probabilmente anche per influenza spagnola e della loro cultura molto cerimoniosa e pomposa (ne abbiamo parlato qui), motivo per cui titoli come “Vostra Signoria” andavano così di moda. In una lettera del 1564 l’umanista Claudio Tolomei scriveva «A me non piacque, non piace, e non piacerà mai questa usanza, la quale è nata da una vile adulazione portataci da là dal mare»
“Da là del mare”, ovvero dalla Spagna. Si pensava infatti che il “Lei” venisse proprio dallo spagnolo, il che è falso: il “Lei” si è formato all’interno dell’italiano. Tuttavia è possibile che gli spagnoli abbiano contribuito allo sviluppo di questa cultura cerimoniosa in cui si sono diffusi, appunto, titoli come “Vostra signoria”, “Vostra reverenza”, “Vostra maestà” e di conseguenza le forme “Ella” e “Lei” che li sostituivano.Qualche secolo dopo l’illuminista Pietro Verri in un lettera prendeva in giro l’uso dei titoli formali parodiando lo stile dell’epoca: “Prego V.S. Illustrissima ad essere persuasa che è profondissima in me la stima delle nobili sue virtù…” Poi commentava così: “la metà per lo meno di queste parole sono vuote di senso, e la terza parte sono bugie”. Non gli piaceva, il Lei. E non piacevi a tanti. Motivo per cui il Fascismo ha provato ad abolirlo nel 1938, sulla base del mito dell’origine spagnola, no? Bisognava salvaguardare la purezza dell’italiano. Ma non ha funzionato, perché le persone se ne sono per lo più fregate e hanno continuato a darsi del “Lei”, che oramai era troppo radicato nell’uso: era impensabile abolirlo per legge. Ed è proprio nel secolo scorso che il “Lei” soppianta quasi definitivamente il “Voi”, se non in alcune regioni d’Italia: infatti al Centro-Sud il Voi è ancora abbastanza comune, e questo per influenza dei dialetti parlati in quelle regioni.
Italiani che guardate i miei video (non so ancora perché lo fate… scherzo), fatemi sapere se da voi si usa ancora il Voi.
E oggi? Oggi il “Lei” sicuramente non è morto, anche se si usa un po’ meno rispetto al passato. Non ho trovato molti studi in merito, tuttavia la mia impressione è che il “tu” si usi sempre più spesso a discapito del “Lei”, soprattutto tra giovani. Ciò è dovuto probabilmente a una maggiore informalità che caratterizza la società di oggi, non solo nei rapporti sociali, ma anche nella politica e nella televisione (informalità che a volte diventa inciviltà… ma vabbè). Persino nelle comunicazioni tra Stato e cittadini: i siti delle istituzioni e degli enti pubblici usano il “tu”, mentre in francese si usa il “Vous”. Su internet poi si dà quasi sempre del “tu”, anche a estranei, a cui daremmo del “Lei” per strada. Personalmente uso quasi sempre il “tu” con persone che sembrano avere più o meno la mia età; alle persone sopra i quarant’anni, su per giù, tendo a dare invece del “Lei”. Se non le conosco, ovviamente, a mio padre do del Tu. Chiaramente dipende anche dal contesto: con un professore di trent’anni tenderei a usare il “Lei”. Anzi, al liceo bisognava dare del Lei. Se entro in un negozio, invece, se il commesso sembra giovane o giovanile darò del tu, se sembra più anziano del “Lei”. Se sono in un ristorante di classe a un cameriere anche di trent’anni invece darei probabilmente del “Lei”. O ancora, due quarantenni che non si conoscono si darebbero del “Lei” se si incontrano in banca, ma il “tu” a un concerto rock, con ogni probabilità. La formalità del contesto, oltre all’età dei parlanti, è dunque un criterio importante; ma in generale la società diventa sempre meno formale e il “Lei” di conseguenza è usato sempre meno. Se siete confusi… tranquilli, anch’io. Non ci sono regole scolpite nella pietra e non di rado mi capita di non sapere quale pronome usare. Son… a volte sono confuso, aspetto la mossa del mio interlocutore. E voi, stranieri e italiani, avete mai avuto problemi del genere? Scrivetemi nei commenti. Il mio consiglio è, nel dubbio, di dare del “Lei”, soprattutto a persone anziane (o più anziane di voi): al massimo sembrerete un po’ formali e il vostro interlocutore risponderà “diamoci del tu!”. Fermo restando che tra giovani il “Lei” praticamente non si usa, quindi cari giovani studenti d’italiano, se parlate ad altri giovani usate direttamente il “tu”. In Italia, vi ricordo, ****si è giovani fino a 40 anni, dunque… Ah, la forma plurale “loro” (ve la ricordate?) oggi non è più usata. La usava un professore del mio liceo, che dava del “loro” ai suoi studenti, risultando, ecco, alquanto eccentrico. Tipo “Loro hanno fatto i compiti?”. Ma loro chi? “Loro! Loro, gli studenti”. Attenzione però: ci sono tanti altri elementi linguistici che devono accompagnare il Lei. Molti stranieri, per esempio, usano “Ciao” con tutti, che però non va bene. “Ciao” si usa se diamo del “tu”. Con il “Lei” dobbiamo usare “buongiorno”, “buonasera” e “arrivederci”; o in alternativa “salve”, che in passato era una via di mezzo, oggi invece è più formale che informale. O ancora: con il “tu” diremo “scusa”, con il “Lei” “scusi”. Gli imperativi, poi, sono un po’ un casino, perché ci impongono di usare il congiuntivo alla terza persona: “tenga”, “prenda”, “dica”. Ma ci eserciteremo su tutto questo insieme nell’episodio del mio podcast esclusivo di approfondimento “Tre Parole” collegato a questo video. Lo troverete nel Podcast Italiano Club, la mia pagina Patreon dove potete sostenere questo progetto e ottenere una miriade di contenuti esclusivi come il podcast di cui sopra, ma anche analisi di testi di canzoni italiane, episodi e video bonus, vlog esclusivi e molto altro ancora. Date un’occhiata al link in descrizione! Io vi ringrazio per aver visto questo video. Mi raccomando, provate Speakly, che è una bella app. Ah, e ho appena pubblicato un episodio del mio podcast dopo qualche mese, ed è un’intervista a Marco Cappelli del podcast Storia d’Italia. Parliamo di 5 tappe storiche che hanno forgiato l’Italia, ripercorrendo 2000 anni di storia. Link in descrizione. Ciao!