Cookies

Cliccando su "Accetta", consentirai alla raccolta di cookies sul tuo dispositivo per farci migliorare la qualità del sito, analizzarne l'utilizzo ed aiutarci nelle nostre azioni di marketing. Leggi la nostra Privacy Policy per saperne di più.

L'inglese è OVUNQUE! Ma perché?

May 21, 2021

Transcription

Sign up or sign in to keep reading

Ciao gente.

Come va? Questo videosarà un po’ diverso dal solito, perché finalmente uscirò da questo appartamentoe andrò nel magico mondo che c’è là fuori.

È da un po’ di tempoche ho in mente di fare una sorta di esperimento, possiamo chiamarlo.

Quello che voglio fare è andare nella mia città e vedere com’è usato l’inglese, com’è usato l’inglese dai negozi, nelle insegne dei negozi; com’è usato l’inglese nelle pubblicità.

Trascrizione PDF con glossario audio isolato (PI Club)

Insomma, mostrarvi, mostrare a voi, agli stranieri che imparano l’italiano con questi video, ma anche agli italiani che mi seguono, qual è la presenza dell’inglese nelle nostre città italiane per fare qualche riflessione.

Quindi adesso andremo insieme a fare una passeggiata e a vedere come viene usato l’inglese nella mia cittadina, un posto non turistico.

Andiamo.

Il primo è già molto interessante, perché “box”, con il significato di “garage”, che a sua volta è una parola francese, quindi non italiana — l’italiano a proposito sarebbe autorimessa, che si usa sempre di meno — “box” è uno pseudoanglicismo, o uno pseudoanglismo, nel senso che in inglese non si dice “box”.

Sono sorpreso dal leggere “autorimessa” in quella comunicazione, credevo che fosse una parola totalmente morta, invece sopravvive.

La scuolainternazionale di Comics (non di fumetti, ma di “comics”) fa una Open Week.

Qua invece abbiamouna gara, una competizione canora.

Che si chiama,ovviamente, “voice contest 2021”.

 

Ora, se a casa non abbiamo una lavatrice per lavare i nostripanni, i nostri abiti, dove andiamo? Ma è chiaro! Andiamo alla lavanderiaself-service.

Se non fosse chiaro èuna “laundry”.

Evidentemente allelavanderie non piace più il termine “lavanderia”.

Ma tralasciando“laundry”, “self-service” è effettivamente un anglismo che si usa da tantissimotempo, cioè, io da quando sono al mondo l’ho sempre visto usare.

Anche al centroestivo musicale uno più imparare la “body percussion” e anche “songwriting”.

Ora, non so cosa sia“body percussion”, ma credo che “songwriting” possa essere tradotto senzatroppi problemi in (meglio “con”) composizione.

.

.

? Non so voi, ma a me è proprio venuta fame.

Chissà se c’è un posto qui vicino che vende qualcosa da mangiare o anche da bere.

C’era un tizio che mi ha visto, probabilmente si chiedeva “ma perché quel tipo riprende lo Snack And Drink punto ristoro?” Perché questo è il mio lavoro.

Lo faccio di lavoro.

È un po’ imbarazzante per me fare video all’aperto in generale, parlare a un videocamera, ed è ancora più imbarazzante cercare di riprendere i negozi senza farmi vedere che li sto riprendendo.

Breakfast, coffee, lunch, ma soprattutto “aperitif”.

È una parola che si usa in inglese? Io non credo.

Penso che sia semplicemente un modo per sembrare fighi agli italiani.

Ora, il mio non è uno studio scientifico o statistico sull’uso delle parole inglesi nelle attività commerciali, nelle insegne dei negozi.

Sarebbe interessante,ma non lo è.

Tuttavia, secondo meposso fare alcune osservazioni in base a quello che ho visto nella mia brevepasseggiata.

La prima è chel’inglese è davvero ovunque, e io non me n’ero mai accorto, a dire il vero.

Cioè, non ci avevomai pensato in questo modo, ma se uno si guarda intorno quando cammina in unacittà vede che l’inglese è ovunque.

Ma comunque, adessoandrò nella principale via commerciale della mia cittadina, quindi credo che cisaranno un po’ di cose da vedere.

Ok, questa è quellache mi fa arrabbiare, devo dire, più di tutte.

Ovvero una libreriastorica italiana come Mondadori che si chiama.

“Mondadory Bookstore”.

Ma siamo seri?!Bookstore?! Non capisco il motivo di usare una parola inglese come “bookstore” per una libreria italiana, che tra l’altro, se vogliamo, dovrebbe avere anche il compito, la missione di preservare la cultura italiana e le parole italiane.

Quindi.

non lo so.

Praticamente il “trucco” in italiano non si chiama più “trucco”.

Non si può più chiamare trucco “trucco”.

Perché ormai “trucco”è “makeup”.

E ho la nettaimpressione che chiamare trucco “trucco” e non “makeup” oggi ti faccia sembrarefuori moda.

Ora, non è che non esistano esercizi commerciali che hanno nomi interamente in italiano o che scrivono tutto in italiano.

Ce ne sono, tuttavia mi sembra che chi voglia aprire un’attività commerciale moderna, bella, elegante, al passo coi tempi, dal design (per usare un’altra parola inglese),dal design moderno sembra che debba farlo per forza in inglese, sembra che debba usare l’inglese.

Anche in un posto come la mia cittadina, che non è una meta turistica, quindi non si può pensare che si usi l’inglese per essere compresi dai turisti, no, non può essere quello il motivo.

 

No, non è un’agenzia immobiliare normale, sono una “property solutions agency”.

Perché chiamarla “ enoteca”, quando puoi chiamarlo “wine bar”? Ma ora fate attenzione, perché questo è uno dei miei preferiti.

È uno dei miei preferiti.

Chiunque voglia posizionarsi sul mercato come un’attività moderna, nuova, diversa dall’offerta che c’è già, dall’offerta locale, lo farà usando in un modo o nell’altro l’inglese, spesso direttamente nel nome.

Ho anche notato chele attività tradizionali raramente usano l’inglese, quindi, per esempio, lefarmacie, oppure le panetterie (anche se ho visto “bread factory” di recente)le macellerie, le onoranze funebri (cioè, chi si occupa di funerali).

Ecco tutti questiposti un po’ più tradizionali raramente usano l’inglese.

All’estremo oppostoabbiamo invece tutte quelle attività legate alla bellezza, all’estetica, quindicentri estetici, parrucchieri, tatuatori (che), possiamo dire, fanno un usomolto più ampio dell’inglese, davvero un uso estremo.

Ok, “dehor(s)” non èinglese, ma fa ridere perché sembra un po’ un paradosso, se conoscete ilfrancese.

“Dehor interno”.

Ora credo che“dehors” sia una parola che si usa* solo a Torino.

Il “dehor” sarebbequesto, questa così qui.

Questo è un “dehors”,la parte esterna di un locale pubblico e credo che si usi solo o principalmente a Torino.

Tra l’altro si tratta di uno pseudofrancesismo, perché in francese non si dice “dehors” per indicare questa cosa.

Fa un po’ ridere perché “dehors” in francese vuol dire fuori.

Quindi “dehorsinterno”.

capito? Ora, puòsembrare che io stia esagerando, magari pen serete “Ok Davide, ma ci fai vederesolamente i posti che hanno insegne in inglese” Sì, ce ne sono tanti che hannoinsegne in italiano, chiaramente, ma secondo me, facendo una stima, direi chealmeno il 50% dei posti ha un nome in inglese o contiene parole in inglese,almeno la metà.

La cosa curiosa è cheper me è normale, io sono cresciuto in questo mondo.

Sono cresciuto in unmondo pieno di parole inglesi, ovunque intorno a me.

Mi chiedo però: le persone che sono cresciute in un mondo precedente a quest’adozione di massa di anglismi nella lingua italiana, anche nella lingua commerciale, ecco.

come ha(nno) vissuto questo cambiamento, ha(nno) notato che c’è stato un cambiamento negli ultimi 40anni? Come lo viv(ono)? Poi c’è chi va in controtendenza: perché poteva chiamarsi “barbershop”, come tanti altri, e invece si è chiamato “barberia”.

Bravo! Non so voi, maquando vedo insegne scritte interamente in italiano, ecco.

la trovo quasi unascelta più rivoluzionaria, oggigiorno.

Persino un’iniziativadella città, quindi del comune, un’iniziativa che incentiva lo spostamento apiedi da parte dei bambini, viene chiamata in inglese, “walk to school”.

A Torino non abbiamole bici in condivisione, ma abbiamo il “bike sharing”.

Un altro esempio diinglese usato in una comunicazione pubblica “free wifi zone”.

C’è solo una moto esolo una bici elettrica.

Una.

Ora, magari la mia è un’osservazione stupida, ma credo che in Italia sia normale che si mangi cibo italiano.

e poi perché scriverlo in inglese, cioè non.

non serete “Ok Davide, ma ci fai vedere solamente i posti che hanno insegne in inglese” Sì, cene sono tanti che hanno insegne in italiano, chiaramente, ma secondo me, facendo una stima, direi che almeno il 50% dei posti ha un nome in inglese o contiene parole in inglese, almeno la metà.

La cosa curiosa è che per me è normale, io sono cresciuto in questo mondo.

Sono cresciuto in un mondo pieno di parole inglesi, ovunque intorno a me.

Mi chiedo però: lepersone che sono cresciute in un mondo precedente a quest’adozione di massa di anglismi nella lingua italiana, anche nella lingua commerciale, ecco.

.

.

come ha(nno) vissutoquesto cambiamento, ha(nno) notato che c’è stato un cambiamento negli ultimi 40anni? Come lo viv(ono)? Poi c’è chi va in controtendenza: perché potevachiamarsi “barbershop”, come tanti altri, e invece si è chiamato “barberia”.

Bravo! Non so voi, maquando vedo insegne scritte interamente in italiano, ecco.

la trovo quasi unascelta più rivoluzionaria, oggigiorno.

Persino un’iniziativadella città, quindi del comune, un’iniziativa che incentiva lo spostamento apiedi da parte dei bambini, viene chiamata in inglese, “walk to school”.

A Torino non abbiamole bici in condivisione, ma abbiamo il “bike sharing”.

Un altro esempio diinglese usato in una comunicazione pubblica “free wifi zone”.

C’è solo una moto e solo una bici elettrica.

Una.

Ora, magari la mia è un’osservazione stupida, ma credo che in Italia sia normale che si mangi cibo italiano.

e poi perché scriverlo in inglese, cioè non.

non secondo me a livello.

a livello commerciale, a livello comunicativo usare l’inglese è più efficace.

Più efficace almeno a livello di posizionamento, perché ti dà questa aura di modernità, ti rende più intrigante, più alla moda.

Come per esempio il “property consulting agency”, o che cos’era.

oppure “breakfast, lunch, aperitif”.

Cioè, che senso ha? Secondo me, appunto, è una questione di percezione da parte delle persone.

Come vieni percepitoe come vuoi essere percepito.

Ma comunque, è undiscorso molto ampio di cui ho già parlato in passato (tra l’altro con moltemeno competenze di adesso, credo) e su cui tornerò anche in futuro.

Volevo farvi però vedere qual è la situazione da noi, la situazione dell’uso linguistico dell’inglese proprio nelle nostre strade italiane.

Voglio chiedervi due cose: se siete stranieri, com’è la situazione nelle vostre città? Mi interessa sapere soprattutto nelle città non grandi, perché è chiaro che se parliamo di Parigi, di Berlino, insomma, di grandi capitali del mondo, immagino che l’uso dell’inglese sia abbastanza forte.

Ma magari mi sbaglio, non lo so.

Mi interessa peròsapere nei posti più piccoli: anche da voi c’è questo uso sfrenato,incontrollato dell’inglese? E invece, se siete italiani e vivete in altre partid’Italia, fatemi sapere: anche da voi è così? Oppure ci sono, secondo voi,delle differenze in base alla regione d’Italia o alla grandezza della città,magari? Fatemi sapere.

Comunque, scrivetemitutti nei commenti.

Io voglioringraziarvi di aver visto questo video e voglio ringraziare soprattutto imembri del mio Podcast Italiano Club, che vedete scorrere ai lati.

I membri sostengonoquesto progetto e sono le persone che mi aiutano a fare video strani comequesto.

Quindi un grazieenorme a tutti loro e noi ci vediamo nel prossimo video.

Alla prossima!

 

Previous video

Next video


Non c'è nessun video precedente


There is no next video yet