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How do people from Florence talk? An accent analysis [Learn Italian, with subs]

August 7, 2020

Transcription

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Dato che sembrano piacervi video sugli accenti oggi ho deciso di continuare questa rubrica e parlarvi nuovamente di un accento, questa volta di quello fiorentino.

Ciao a tutti! Io mi chiamo Davide. Questo è Podcast Italiano, il canale YouTube e podcast per imparare l’italiano se siete stranieri, anche se ultimamente, soprattutto quando faccio questi video, tanti italiani li guardano. Effettivamente gli accenti sono un argomento molto molto interessante e anche molto molto vasto.

Trascrizione PDF con glossario audio isolato (PI Club)

Due premesse. Numero uno: io non sono fiorentino, non sono toscano, quindi se ci sono dei toscani, dei fiorentini in ascolto scrivetemi nei commenti se quello che ho detto è vero. Se volete fare delle precisazioni potete farle. Seconda cosa: parlerò oggi dell’accento, della fonologia, dei suoni del fiorentino, non di altri aspetti più grammaticali o lessicali che sarebbero interessanti ma non posso fare un video di 12 ore.

Prima di incominciare voglio parlarvi di Italki. È da tanto tempo che vi parlo di Italki e c’è un motivo: è la migliore piattaforma dove potete trovare tutor e insegnanti professionisti di qualsiasi lingua. Che voi stiate imparando l’italiano, che voi stiate imparando l’inglese, il tedesco, il russo, lo swahili, qualsiasi lingua. E il motivo per cui secondo me dovreste iscrivervi ad Italki proprio adesso è che Italki sta facendo una campagna per cui se vi iscrivete adesso fino al 15 settembre avrete la possibilità di fare una lezione di prova gratuita. E la lezione la potete fare ovunque, a casa vostra, al mare, ovunque voi vi troviate. [È] molto più economico rispetto a fare una lezione in un corso di lingua, in una classe, sono lezioni personalizzate quindi davvero tantissimi vantaggi. Trovate il link nella descrizione di questo video. Non lasciatevi scappare questa campagna, questa offerta.

Sappiamo tutti che il fiorentino ha avuto un ruolo importantissimo nella storia dell’italiano. Anzi, è diventato l’italiano, il fiorentino letterario soprattutto che ha sempre avuto un prestigio enorme nella letteratura italiana e che negli ultimi 170 anni... 160 anni... ma direi soprattutto negli ultimi 70 anni è diventata una lingua... la lingua parlata da tutti in Italia.

Potremmo quindi pensare che a Firenze si parli un italiano puro, un italiano perfetto, ma abbiamo visto in questo video che forse avete visto che in realtà l’accento standard italiano che poi è una... è un’astrazione, qualcosa di... che non esiste davvero in Italia non corrisponde esattamente all’accento fiorentino. O meglio, la fonologia del fiorentino è la base della fonologia dell’italiano ma con alcune differenze. Infatti, avevamo parlato, se vi ricordate, di fiorentino emendato, ovvero modificato. Se vogliamo, l’accento standard, la dizione italiana è un fiorentino ripulito, ripulito — che poi è una parola brutta perché sembra che sia sporca alla fine non c’è niente di sporco, sono dei semplici suoni che produciamo con i nostri organi fonatori — però comunque passatemi il termine, ripulito di alcuni tratti, di alcune caratteristiche marcatamente fiorentine.

La fonologia del fiorentino e dell’italiano comunque coincidono per tanti aspetti come le vocali. Le vocali sono esattamente le stesse: [a], [e], [ɛ], [i], [o], [ɔ], [u], sette vocali. Però nel fiorentino ci sono in realtà più suoni, più consonanti rispetto all’italiano standard. Si parla infatti di “gorgia toscana” che poi è un termine strano e anche poco tecnico ma è il termine tradizionale, la gorgia toscana, questo fenomeno per cui alcuni suoni nel toscano vengono modificati, possiamo dire. Adesso vediamo in che maniera.

Dobbiamo introdurre due termini tecnici. Non vi spaventate perché secondo me non sono così difficili. Dobbiamo parlare di consonanti occlusive e consonanti fricative. Che cosa sono? Beh, le consonanti occlusive sono dei suoni che vengono prodotti tramite una chiusura, un... un’interruzione del flusso d’aria, una occlusione, occlusivi. Quindi, per esempio, [p], [b], [d], [k], questi sono suoni occlusivi, c’è una chiusura totale del flusso d’aria e poi una riapertura esplosiva, vengono anche chiamati “plosivi” infatti. Mentre per fare un suono fricativo si deve restringere, incanalare il flusso d’aria che diventa turbolento, si crea una turbolenza e quindi si hanno suoni come [s], [f], [ʃ], [r] Queste sono fricative.

[h]. [h]. Anche questa è una fricativa ed è importante nel toscano perché nel toscano un esempio, l’esempio che tutti conoscono è la [k] che diventa una [x] oppure una [h]. Sono due suoni leggermente diversi, la [x] è come in tedesco “Buch”, “libro” in tedesco. La [h] è come in inglese “high”. Quando abbiamo una [k] dopo una vocale e prima di un’altra vocale oppure prima di una l o di una r, questa [k] diventerà una [h] oppure una [x]. La prima cosa che diciamo a un fiorentino quando lo incontriamo non è nemmeno “Ciao!” Gli diciamo: “Dimmi la frase ‘Una coca cola con la cannuccia corta corta’ o cose simili”. E un fiorentino probabilmente dirà “Una [h]oca [h]ola con la [h]annuccia [h]orta [h]orta” perché abbiamo queste [k] in posizione postvocalica, postvo[h]ali[h]a, cioè dopo delle vocali. “Mi ri[h]ordo”, “la [h]imi[h]a”. Attenzione! Ci sono delle restrizioni. Come ho detto, deve essere dopo una vocale la [k] quindi se dico “il cane”, dirò “il [k]ane” e non “il [h]ane”, “il [k]ane”. Inoltre la [k] deve essere una sola, non può essere doppia o geminata, cioè “cocco” rimane “co[kk]o”, non sarà “il co[xx]o”. Semmai posso dire “questo frutto si [h]iama [h]occo” e qui ci sarà perché anche tra una parola e l’altra si ha questo fenomeno, quindi al confine tra una parola e l’altra. “La [h]oca [h]ola parola perché abbiamo “la” e “co”, quindi prima della [k] c’è una [a], quindi questo fenomeno succede anche tra parole diverse. ...dai [h]ugini tos[k]ani. Io c’ho dei [h]ugini tos[k]ani, m’hanno [h]iamato e m’hanno detto: “per[k]é hai fatto sto film?” Io [h]redo, la festa di [h]ompleanno [k]e fa ridere è... Io [h]redo, la festa di [h]ompleanno [k]e fa ridere è... Quindi si [h]onfondeva la [h]ausa [h]on l’effetto... Quindi si [h]onfondeva la [h]ausa [h]on l’effetto...

Ci sono poi altre consonanti che si modificano. La [p] diventa una [ɸ] che non è una [f] di fiore ma è un suono [ɸ] prodotto avvicinando le due labbra, [ɸ]. Quindi, per esempio, “il mio [h]a[ɸ]o”, “il mio [h]a[ɸ]o”. “Ca[ɸ]o”, “ca[ɸ]o”. “Il lu[ɸ]o”. “A[ɸ]rire la [ɸ]orta”. Anche prima della r, “a[ɸ]rire la [ɸ]orta”. E valgono le stesse restrizioni, quindi “il [p]adre” diremo e diremo “ca[pp]ello” e non “ca[ɸɸ]ello”. Dice: “Sai che cosa? Mi [ɸ]iacerebbe fare il chirurgo. Vai in una sala o[ɸ]eratoria e gli dici ‘Scusa!’” Dice: “Sai che cosa? Mi [ɸ]iacerebbe fare il chirurgo. Vai in una sala o[ɸ]eratoria e gli dici ‘Scusa!’” Si identificavano i [ɸ]ianeti con... con gli dei... Poi sempre nelle stesse condizioni la [t] diventa una [θ] come in inglese “think” o come in spagnolo iberico “hacer”. Quindi “sono anda[θ]o”, “co[θ]one”, “i[θ]aliano” ma diremo “il [t]avolo è ro[tt]o”. L’hanno rimanda[θ]o indie[θ]ro da Lampedusa. L’hanno rimanda[θ]o indie[θ]ro da Lampedusa. Ogni [θ]anto veniva anche Francesto Nu[θ]i. Ogni [θ]anto veniva anche Francesto Nu[θ]i. Consisteva nell’assumere na[θ]uralmente la [θ]erra. Consisteva nell’assumere na[θ]uralmente la [θ]erra.

Poi abbiamo altri cambiamenti che a volte si possono sentire. E non è che si sentono sempre tutti, attenzione, alcuni sono più forti di altri. “La [h]o[h]a [h]ola” è il più comune probabilmente. Poi abbiamo [b] che diventa [β], quindi “li[b]ero” diventa “li[β]ero”. È un po come il suono che abbiamo in spagnolo quando abbiamo una “b” o una “v” in mezzo alla parola. Diciamo “la[β]ar”, per esempio, non “la[v]ar” o “la[b]ar” ma “la[β]ar”. Più o meno è questo suono. “Li[β]ero”, “li[β]ero”. “Questo albero si chiama a[β]ete”. “A[β]ete”, “a[β]ito”. È bello poi quando abbiamo più suoni insieme nella stessa parola. Quindi pro[β]a[β]ilmente... Quindi pro[β]a[β]ilmente... Caro, tu hai capito che ti voglio tanto [β]ene... ma il bene che ti voglio io... non lo puoi sapere quanto sei [β]ello te... ti voglio tanto [β]ene ma... ti voglio tanto [β]ene ma... ...to sei [β]ello te... ...to sei [β]ello te...

Poi abbiamo la [d] che diventa una [ð], quindi questo è lo stesso suono che abbiamo in inglese “this” oppure “the” oppure in spagnolo “poder” quindi con la lingua tra i denti, [ð] e anche in Fine... nel fiorentino c’è questo suono, quindi “una [ð]onna” oppure “ri[ð]ammi”, “ri[ð]ammi”, “ri[ð]ammi il libro”, “ri[ð]ammi”, “una [ð]onna. C’è troppa co[ð]a in autostra[ð]a. Aristarco [ð]eterminò... Aristarco [ð]eterminò E lì la risposta più imme[ð]iata era [ð]i immaginare... E allora ho [ð]etto: “se [ð]obbiamo fare outing...” E allora ho [ð]etto: “se [ð]obbiamo fare outing...”

E poi abbiamo la [g] sempre nella stessa posizione che diventa una [ɣ] quindi “la[ɣ]o”, “la[ɣ]o”. È un po’... anche questo è un suono simile alla [g] in mezzo a una parola che abbiamo in spagnolo. Quindi anche in spagnolo si dice qualcosa come “la[ɣ]o”. In fiorentino è un suono simile, “la[ɣ]o”, “la[ɣ]o”. Non è che navi[ɣ]o spesso. Non è che navi[ɣ]o spesso.

Quindi queste erano occlusive, quindi [k], [p], [t], [b], [d], [g] che diventavano fricative. [h], [ɸ], [θ], [β], [ð], [ɣ]. Poi, e introduco un altro termine tecnico, ci sono anche due suoni affricati che vanno incontro a una modifica. Un sono affricato è la fusione di un’occlusiva e una fricativa, se vogliamo. Cioè, abbiamo un momento occlusivo, come... come [t], per esempio, e un momento fricativo, come [ʃ]. Per esempio, [t] e [ʃ] diventano [tʃ], come in “[tʃ]iao”, come in “[tʃ]ena”. Oppure possiamo avere una parte occlusiva come [d] e una parte fricativa come [ʒ]. [D] più [ʒ] diventa [dʒ], come “[dʒ]enova”. Ecco, questi due suoni [tʃ] e [dʒ] in fiorentino perdono la prima parte, quella occlusiva, quindi non sono più affricate ma diventano semplici fricative, quindi... E questo sempre nella stessa posizione.

Quindi, per esempio, “a[dʒ]ile” diventa “a[ʒ]ile”, oppure “ra[dʒ]ione” diventa “ra[ʒ]ione”. “Un ragazzo [dʒ]iovane diventa “un ragazzo [ʒ]iovane”. E con la [tʃ], per esempio, “ri[tʃ]erca” diventa “ri[ʃ]erca”. Oppure “cu[tʃ]inare” diventa “cu[ʃ]inare”. “Li[tʃ]eo” – “li[ʃ]eo”. Anche se preferisco gli ami[ʃ]i quelli veri, non gli ami[ʃ]i virtuali, gli ami[ʃ]i in carne ed ossa. Perché io lì dentro ora [ʃ]’entro, qualsiasi [ʃ]i sia dentro. Il diavolo... ...perfettamente [ʃ]ircolari, perché il [tʃ]ircolo e la sfera... ...perfettamente [ʃ]ircolari, perché il [tʃ]ircolo e la sfera... ...dai cu[ʒ]ini toscani. Io [ʃ]’ho dei cu[ʒ]ini tos[k]ani Vi ricordate sempre ‘sto Sti[ʒ]e, cioè, la [ʒ]ente che si man[dʒ]ia viva? Vi ricordate sempre ‘sto Sti[ʒ]e, cioè, la [ʒ]ente che si man[dʒ]ia viva? Se fai un errore contro [ʃ]erti [ʒ]iocatori lo paghi.

Attenzione! C’è un fenomeno del fiorentino che è un fenomeno dell’italiano standard in realtà che impedisce la spirantizzazione, come si dice, di questi suoni, che impedisce questi fenomeni, cioè il raddoppiamento fonosintattico. Anche questo è un po’ tecnico, però può essere interessante. Praticamente dopo alcune parole in italiano, parole di vario genere, per esempio, le parole brevi come i monosillabi come “o”, “chi”, “che” la parola successiva deve essere raddoppiata, cioè la consonante all’inizio della parola successiva. Quindi “ho [k]apito” diventa “ho [kk]apito”. “Chi [s]ei?” sarebbe “chi [ss]ei?” “Che [v]uoi?” sarebbe “che [vv]uoi?” ed è per questo che abbiamo tante parole scritte proprio in questa maniera: “davvero”, “eccome”, “seppure” che sono parole che in origine erano separate e poi per questo fenomeno si sono unite e vediamo che sono scritte in questa maniera con una doppia. Questo è il raddoppiamento fonosintattico. Ecco, quando c’è il raddoppiamento fonosintattico, non ci può essere la spirantizzazione, quindi non possiamo dire “ho [h]apito”, dovremmo dire “ho [kk]apito”. Cioè, in “...[ɸ]i[θ]o” ma non c’è in “[k]a...” “Ho [kk]a[ɸ]i[θ]o”. Non diremo “vado a [h]asa” ma “vado a [kk]asa”. Non so se la “s” è così. Ditemi voi fiorentini o toscani. Comunque possiamo avere un [k]ane, possiamo avere due [h]ani o “du [h]ani” direbbe forse un fiorentino e possiamo avere tre [kk]ani, come l’enciclopedia Treccani :) dopo “tre” ci vuole un raddoppiamento, tre [kk]ani. “Chi ti ha chiamato?” sarà “chi [tt]i ha [kk]iamaθ]o?”, non “Chi [θ]i ha [h]iamato?”. “Chi [tt]i ha [kk]iama[θ]o”, perché ci sono due raddoppiamenti. Era impossibile immaginare che [kk]os’erano E... e quindi ammette che [kk]uesto sistema... E... e quindi ammette che [kk]uesto sistema... Chi è [kk]e prende... Chi è [kk] prende...

Comunque, la gorgia in realtà non è un fenomeno solo di Firenze, è un fenomeno toscano che a quanto pare ha un suo centro nelle città di Firenze, di Pistoia e di Siena che però esiste anche in altre parti della Toscana ma ha caratteristiche un po’ diverse, quindi non tutti questi suoni cambiano, non tutti cambiano allo stesso modo ed è qui che io chiedo ai toscani nei commenti di dirmi un po’ qual è la situazione da voi, come pronunciate questi suoni, come cambiano da voi. E voglio anche chiedervi come è vista la gorgia toscana? È considerata assolutamente normale oppure c’è uno stigma, è considerata in qualche modo un fenomeno popolare che è da evitare magari in contesti formali? Fatemi sapere perché lo trovo molto interessante. Se siete stranieri voglio anche chiedervi questo: avete difficoltà a capire i fiorentini, i toscani? Siete mai stati a Firenze? Avete mai parlato con fiorentini? Com’è? È difficile? Vi piace questo suono? Perché a me piace molto personalmente, però quella è una questione personale, una questione di gusti.

Voglio ringraziare tutti voi per il vostro sostegno e tutti i membri del Podcast Italiano [CLUB] che vedete qua, il mio club su Patreon dove potete ottenere contenuti bonus che vi possono aiutare a imparare l’italiano e... e niente, sono molto molto orgoglioso del club che in questi mesi è cresciuto molto e che mi ha aiutato a fare di questa... di questa cosa strana che mi sono inventato un vero e proprio lavoro, quindi grazie a tutte queste persone e niente, volevo solo dirvi che io adesso me ne vado in vacanza. Me ne vado nelle Dolomi... Dolomi[θ]i, Dolomiti, quindi non ci saranno video per un po’ di tempo né podcast. Penso di essermi meri[θ]a[θ]o questa pausa perché ho lavorato moltissimo, il canale è cresciuto tantissimo grazie a voi, grazie a tutti i nuovi arrivati, che siate stranieri, che siete italiani, mi piace avere un po’ un mix di tutto... e niente, nessuno... a nessuno interessano queste cose, quindi basta. Vi saluto, vi ringrazio! Ci vediamo tra qualche settimana e se andate in vacanza anche a voi buone vacanze! Ci vediamo. Ciao ciao!

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