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10 espressioni idiomatiche per PARLARE COME UN ITALIANO

November 17, 2024

Trascrizione

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I modi di dire - o espressioni idiomatiche - sono a volte enigmatici e poco trasparenti: che significa “dare i numeri”? E “tirare le cuoia”? Si tratta di espressioni che hanno un significato a volte imprevedibile. Impararne alcune, tuttavia, renderà il tuo italiano molto più naturale e ti permetterà di sbalordire i madrelingua. In questo video ti parlerò di dieci modi di dire che usiamo continuamente in italiano: se li userai con gli italiani, ti garantisco che li lascerai a bocca aperta e farai un figurone.

Trascrizione con glossario sul Podcast Italiano Club

Io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama l’italiano. Attiva i sottotitoli, se ne hai bisogno, e ricorda che trovi la trascrizione del video sul mio sito. Inoltre, ho preparato un PDF che riassume il video e include le 10 espressioni idiomatiche di cui ti parlerò, con molti esempi. E non finisce qui: se scaricherai il PDF, ti manderò gratis anche il mio ebook con 50 modi di dire italiani che usiamo tutti i giorni. Link in descrizione oppure usa questo codice QR.

Prima di passare alla mia lista di modi dire, che cos’è un’espressione idiomatica? E che cos’è un modo di dire? E un proverbio? Sono tutti sinonimi? Non è così semplice trovare dei criteri netti per distinguere questi fenomeni. Tendenzialmente, comunque, quando si parla di “espressioni idiomatiche” e di “modi di dire” si intende la stessa cosa. C’è però una differenza tra un’espressione, una frase, una collocazione, anche, che è “idiomatica” e “un’espressione idiomatica”.

In che senso? Beh, ci sono cose che in una lingua si dicono, e altre che, semplicemente, non si dicono, non sono naturali. Per esempio, in italiano diciamo “tirare un pallone”. Un pallone è una cosa che “tiriamo”. In altre parole, il verbo “tirare” e il referente “pallone” stanno bene insieme, si usano insieme. Tirare un pallone, dunque, è “idiomatico”.

Un’espressione idiomatica, però, è un’altra cosa. Sempre con lo stesso verbo, “tirare”, per esempio, potremmo dire “tirare le cuoia”, espressione idiomatica che significa “morire”: il vecchio ha tirato le cuoia.

[Clip]: Insomma, lo zio ha tirato le cuoia e ci ha lasciato un bel gruzzoletto.

La differenza è che questa è un’espressione fissa, convenzionale. Il suo significato non deriva dalla composizione, dalla somma delle parole (”tirare”, “le”, “cuoia”) come invece succede con “tirare”, “un”, “pallone”,  ma emerge se consideriamo l’espressione in blocco, tutta insieme: “tirare le cuoia” = morire.

Insomma, è un significato imprevedibile e non letterale. Dobbiamo impararlo un po’ come impariamo il significato di una parola singola. Ma non è l’unica differenza. Osserviamo infatti che un’espressione come “tirare un pallone” può essere modificata: posso dire “tirare un pallone da calcio”, “tirare un pallone enorme”, “tirare forte un pallone”, “tirare dei palloni” al plurale. “Tirare le cuoia”, invece, no: non posso dire “tirare le grandi cuoia”, “tirare il cuoio” al singolare, “tirare alcune cuoia”.

No. “Tirare le cuoia”. È un’espressione fissa.

Questo non significa che le espressioni idiomatiche non possano mai essere modificate. Infatti, ci sono dei casi dove una certa variabilità è possibile. Per esempio posso dire sia “fare due passi”, sia “fare quattro passi”, ed entrambe significano “fare una breve passeggiata”. Oppure, parlando di un’idea senza fondamento, posso dire che è “campata in aria” o “campata per aria”: possiamo scegliere tra due preposizioni. Anche a livello di sintassi, può esserci una certa flessibilità: per esempio, a partire da un’espressione idiomatica come “dare una mano” (cioè “aiutare”) posso creare una frase come “me la daresti, una mano?” cambiando l’ordine degli elementi. O ancora, possiamo anche avere un avverbio che modifica l’espressione, per esempio “il vecchio ha tirato improvvisamente le cuoia” (è morto improvvisamente).

Le espressioni idiomatiche possono, poi, appartenere a varie classi. Abbiamo quelle che fungono da verbi, “tirare le cuoia” o “dare una mano” (secondo alcuni linguisti queste sarebbero le vere espressioni idiomatiche); altre che fungono da nomi, ”patata bollente”, quindi situazione difficile; ma anche da aggettivi, per esempio “all’acqua di rose”, che significa “blando”, “superficiale”, “fatto approssimativamente” (per esempio, “una prestazione all’acqua di rose”); e da avverbi, per esempio “alla bell’e meglio”, cioè, anche qui, “in maniera superficiale”. Per esempio “ho risolto il problema alla bell’e meglio”.

A volte le espressioni idiomatiche hanno un significato abbastanza trasparente. Se dico per esempio “non svegliare il can che dorme”, ovvero “non agire quando non è richiesto, perché potresti causarti dei problemi”, possiamo figurarci l’immagine: andiamo a svegliare un cane che dorme e lo facciamo arrabbiare; era meglio, forse, farci i fatti nostri.

Altre espressioni invece sono molto meno trasparenti, almeno nel mondo di oggi: per quale motivo “tirare le cuoia” significherebbe morire? E che sono, poi, “le cuoia”? Ok, il cuoio è un materiale, ma “le cuoia” al plurale? La spiegazione, in questo caso, sta nel fatto che “cuoia” è (o era) un modo scherzoso di riferirsi alla pelle del corpo umano, e “tirare le cuoia” è da intendere probabilmente come “stendere le cuoia”, ovvero stendere il corpo, cioè mettersi nella posizione di una persona che muore. Quindi, “morire”.

In molti casi un madrelingua capisce e sa usare l’espressione pur non capendo esattamente perché si dica così. La cosa bella è proprio questa: se capiamo che significa l’espressione tutta insieme, possiamo usarla, anche se non ci è chiara la sua origine. Anche se, a volte, trovo che, in una lingua straniera, capirne l’origine può aiutare a memorizzarla.

Ora, perché vale la pena di imparare i modi dire? Beh, sono un modo di esprimersi in una maniera più naturale, più informale e, appunto, “idiomatica”. Un italiano che ti sente dire “il vecchio ha tirato le cuoia” o “è come cercare un ago in un pagliaio” (cioè cimentarsi in una ricerca impossibile) rimarrà sbalordito e divertito allo stesso tempo. Non ci facciamo sempre caso ma nella nostra madrelingua usiamo un sacco di espressioni idiomatiche. Come “un sacco di”, per l’appunto.

A proposito, accanto ai modi di dire, ci sono anche i proverbi, che sono un’altra cosa. I proverbi sono enunciati che hanno il carattere di una sentenza, spesso di un ammonimento. Hanno dunque un significato più autonomo dei modi di dire, il cui significato è maggiormente legato al contesto. Un esempio di proverbio è “chi troppo vuole, nulla stringe”, cioè “chi vuole troppo rischia di rimanere con niente”, con un “pugno di mosche”, usando un modo di dire.

Oppure “il mattino ha l’oro in bocca”, cioè il mattino è il momento migliore della giornata per essere intraprendenti. Come vedi, sono delle frasi lapidarie, delle sentenze, dei giudizi che usiamo per spiegare come funziona il mondo, praticamente. Un modo di dire come “tirare le cuoia”, invece, ha un significato che dipende dal contesto e non è una sentenza, bensì un modo alternativo, più informale ed espressivo, di dire “morire”. Anche i proverbi contribuiranno alla naturalezza del tuo italiano, dunque, se ti va, ti consiglio di impararne qualcuno. E spesso sono anche simili tra le lingue, ma magari farò un video apposito su questo tema.

Torniamo ai modi di dire e, come promesso, vediamone 10 che si usano davvero tutti i giorni in italiano. Ah, a proposito, ti lancio una sfida: prova a trovare una traduzione nella tua lingua di tutti e 10 i modi di dire che vedremo e scrivimela nei commenti. Sono davvero curioso di leggerla.

Partiamo dai modi di dire che abbiamo già visto nel corso del video.

1. “Tirare le cuoia”, come dicevo, significa “morire”, ma si usa in maniera scherzosa e decisamente informale. In questo senso è simile al verbo “crepare”. Ripetendo l’esempio di prima, potrei dire “il vecchio ha tirato le cuoia”, cioè “è crepato”, “è morto”. Ripeto: “crepare” e “tirare le cuoia” sono molto informali, non usarli in tutte le situazioni.

2. ”Campato in aria” o “per aria” è un modo di dire che si usa come aggettivo, che significa, appunto, “infondato”. Posso dire “questa affermazione è completamente campata per aria, non c’è nessuno studio che la dimostri!”.

3. Un’altra espressione simile ma leggermente diversa è “non stare né in cielo né in terra”. La usiamo per affermare che qualcosa è assurdo, “fuori dal mondo” per usare un’altra espressione. Se qualcuno ci fa un’offerta scandalosa, per esempio, possiamo dire che “questa offerta non sta né in cielo né in terra”, cioè non ha alcun senso, è assurdo.

4. Quando una persona sostiene una tesi campata per aria, che non sta né in cielo né in terra, a volte lo fa cercando di dimostrare una posizione indimostrabile, sapendo di avere torto ma non volendo ammetterlo. Ecco, in questo caso possiamo dire che “si sta arrampicando sugli specchi”. Ora, pensaci: “arrampicarsi sugli specchi” non è un’impresa semplice, vero? Per questo diciamo che chi cerca di difendere una posizione indifendibile si sta “arrampicando sugli specchi”. In una discussione possiamo rispondere al nostro interlocutore dicendo “non so, mi sembra tu ti stia arrampicando sugli specchi” (stai difendendo una posizione che non si può difendere).

5. Un modo di dire comunissimo che si usa come avverbio è “col senno di poi” o “col senno del poi”. Il “senno” è un sinonimo - oggi suona un po’ antiquato - di “conoscenza”. “Col senno di poi” significa quindi con le conoscenze, le esperienza che abbiamo maturato nel tempo, nella vita. A proposito, c’è anche un’espressione legata a questa che mi piace molto, ed è del senno di poi son piene le fosse”. Come dire, il senno di poi è inutile se hai già fatto un errore così grave che ti porta alla morte. Facile parlare quando uno sa quali erano gli errori da non fare, vero? Facile.

6. Un modo di dire comune è “il gioco non vale la candela”, che è simile a un’altra locuzione molto comune, ovvero “valere la pena”, o meglio, “NON valere la pena”. Potrei dire “Giovanni non cambierà mai idea, lascia perdere: il gioco non vale la candela”. Cioè, “non vale la pena”. Questa espressione esiste anche in altre lingue e la sua origine presunta è molto interessante. Un tempo, molto spesso, si giocava d’azzardo durante la notte, e per giocare con il buio bisognava illuminare la stanza con una candela. Se la posta in gioco era bassa, si poteva concludere che “il gioco non vale la candela”, nel senso che la candela che dobbiamo pagare per giocare vale più della possibile vincita. Non ne vale la pena.

7. Un’altra espressione comune è “pagare alla romana” o “fare alla romana”. In Italia, spesso, alla fine di un pranzo o di una cena fuori, specie se si è in molti, si paga alla romana, ovvero si divide il conto in parti uguali, indipendentemente da ciò che ha ordinato ciascuno. Sempre piacevole se tu hai mangiato un piatto e un bicchiere d’acqua e devi pagare per chi ha preso anche antipasto, dolce, caffè, liquore… chi più ne ha più ne metta, non è vero? Comunque, non è del tutto chiaro perché si dica “alla romana”; ma la cosa divertente è che in altre lingue non si paga “alla romana”, bensì “alla tedesca” (per esempio in russo), oppure “alla catalana” in Spagna, “all’americana” in Sudamerica. Pare però che in Argentina si dica “alla romana”, come in italiano: confermate, amici argentini?

8. Un modo di dire che mi piace è “fare qualcosa con i piedi”. No, nessun feticismo: l’espressione significa, semplicemente, fare qualcosa male, in maniera approssimativa e superficiale. Per esempio “l’imbianchino ha fatto un lavoro con i piedi: gli ho detto di dipingere le pareti di giallo e le ha dipinte di viola”. Direi che siamo di fronte a un’espressione trasparente nel suo significato: se facciamo qualcosa con i piedi lo facciamo molto male. Dopotutto la maggior parte delle cose le facciamo con le mani, mica con i piedi, non è vero?

9. “Fare una bella figura” o “fare una brutta figura”: in Italia diamo molta importanza alla figura, all’impressione di noi che diamo agli altri, all’opinione che gli altri hanno di noi. Per quanto mi riguarda, anche troppo: ogni tanto bisognerebbe anche fregarsene di quello che pensano gli altri, ma questa è un’opinione personale. Comunque, come forse si intuisce, il significato è fare un’impressione positiva o negativa: per esempio “la Juventus ha fatto una bella figura nella gara di Champions League” cioè ha impressionato positivamente; oppure “nel mio ultimo video ho detto una stupidaggine, che brutta figura ho fatto!” e quindi l’impressione è negativa. Abbiamo anche “fare un figurone” una figura davvero bella, o “fare una figuraccia”, una figura molto brutta. E se vogliamo essere volgari, possiamo anche parlare di “figura di merda”: “ho fatto proprio una figura di merda”

[Clip]: Per questa bella figura di merda!

10. Un ultimo modo di dire molto comune che ha il valore di un avverbio è “ogni morte di papa”, che significa “raramente”. Anche questa è facile da capire, credo: i papi non muoiono spesso, accade una volta ogni qualche anno. E quindi possiamo dire “Giovanni va al cinema ogni morte di papa”, raramente. Attenzione all’accento: “papa”, non “papà”.

E questo è tutto: spero tu abbia raccolto la mia sfida e abbia lasciato un commento con la traduzione delle espressioni nella tua lingua: lo aspetto nei commenti. Mi dirai tu se hai fatto una bella o brutta figura. Fammi anche sapere quali sono i tuoi modi di dire preferiti in italiano. Ti ricordo di scaricare il PDF che riassume questo video: se lo farai, riceverai gratuitamente anche il mio ebook su 50 modi di dire che usiamo in italiano. Ti aiuterà anche a capire le espressioni idiomatiche che ho usato all’inizio di questo video. Se invece vuoi scoprire un altro modo di esprimerti in maniera più naturale in italiano grazie alle collocazioni, guarda questo video.

Oggi parliamo dei modi di dire in italiano: vedremo cosa sono, analizzeremo alcuni dei più comuni e scopriremo come usarli per parlare in modo più naturale.

Scarica il PDF gratuito con il riassunto della lezione: https://bit.ly/pdf-espressioni-idiomatiche?r=qr
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