il LUNFARDO: come l'italiano cambiò lo spagnolo argentino 🇮🇹🇦🇷
Trascrizione
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In Argentina si parla italiano? Che cos’è esattamente il lunfardo, questa varietà così particolare di spagnolo piena zeppa di italianismi? È una vera e propria lingua? Ne parliamo in questo video, un pochino diverso dal solito.
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Trascrizione con glossario e audio isolato (Podcast Italiano Club)
Sebbene i paesi dell’Europa meridionale siano meta di immigrazione dalla seconda metà del secolo scorso, in passato erano una terra di emigrazione, da cui le persone partivano per destinazioni diverse a seconda del periodo storico.
A cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, l’America Latina era un’area del pianeta molto prospera. La sua agricoltura e in alcune zone anche la sua industria erano in fortissima crescita. All’interno di questa grande espansione economica, un paese si è distinto su tutti: l’Argentina.
Proprio in quel periodo italiani e spagnoli soprattutto, ma anche polacchi, tedeschi e persone di molti altri paesi emigrarono in America Latina, in Argentina in particolare, in cerca di una vita migliore e nuove opportunità.
[Raccontami, italiano!]
Un po' di storia
Tra il 1880 e il 1929 circa 17 milioni di italiani emigrarono dall'Europa all’Argentina, Brasile e Stati Uniti: questo periodo è conosciuto come “la grande emigrazione”.
I motivi di questo enorme esodo umano sono tanti. C’è ovviamente, il fattore economico. La rivoluzione industriale arrivò tardi nell’Europa meridionale e l’Italia non fece eccezione. Un paese che dipende dall’agricoltura è un paese dove la vita è dura e da cui le persone se ne vanno alla ricerca di condizioni di vita migliori.
Un fattore importante fu anche il boom demografico: dal 1862 al 1900 la popolazione italiana crebbe da 26 a 33 milioni. C’erano quindi moltissime persone ma poche opportunità economiche, che invece l’America Latina offriva in abbondanza.
Ma questo è un video linguistico, dunque non ci addentreremo nelle cause del fenomeno, della grande emigrazione, che peraltro ho discusso in una serie di episodi del mio podcast di qualche anno fa (link in descrizione).
Ma facciamo ancora un pochino di storia.
Perché proprio l'Argentina?
L’Argentina era un paese con aree ampiamente spopolate. Durante il periodo coloniale, infatti, il governo spagnolo aveva fatto pochissimi progressi nella conquista del sud del paese, e Buenos Aires contava, nel 1800, meno di 30.000 abitanti.
Quando il paese ottenne l’indipendenza, i governi compresero rapidamente che era necessaria molta manodopera per far crescere l’economia. Venne creato un ufficio nazionale per l’immigrazione e fu incoraggiata la ricerca di manodopera europea.
Il governo argentino si era anche lanciato nella conquista e nel popolamento delle grandi pianure del sud del paese, iniziando diverse guerre con gli indigeni. Insomma, serviva gente, tantissima gente.
Nel 1855 gli italiani rappresentavano già l'11% della popolazione totale di Buenos Aires. Nella fase iniziale gli immigrati italiani provenivano principalmente dal Nord, soprattutto Lombardia, Piemonte e Liguria, e successivamente si intensificò la migrazione dal Mezzogiorno. Si stima che in cent’anni, dal 1876 al 1976, partirono dall’Italia 3 milioni di persone e che oggi più del 60% degli argentini abbia almeno un antenato italiano.
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…in descrizione.
Ho iniziato parlando di storia perché il contesto storico è sempre importante parlando di come le lingue si evolvono, ma ancora di più nel discutere una varietà che è un frutto del contatto tra popoli.
Ogni volta che ci sono contatti duraturi e significativi tra popoli che parlano lingue diverse, possono avere luogo fenomeni linguistici diversi: a volte i popoli che arrivano da fuori adottano la lingua degli sconfitti (come i popoli barba-.. ehm, germanici nei territori dell'antico Impero Romano d'Occidente); a volte gli sconfitti imparano la lingua dei conquistatori (come in America); in altri casi ancora nascono nuove lingue da questo mix (pidgin e creoli) o le lingue si influenzano a vicenda.
Quest’ultimo aspetto è quello che ci interessa di più, perché questo è un video sul lunfardo. E quindi, cos’è il lunfardo? Non è una lingua, non è un pidgin (quindi, un misto di due lingue imparato come seconda lingua, da persone che parlano altre lingue native), e non è nemmeno un creolo (un misto di due lingue che viene imparato come lingua nativa). Arturo Berenguer Carisomo, professore di Storia della lingua spagnola all'Università di Buenos Aires, lo descrive così: parole in bocca di schiavi, prostitute, depravati, omosessuali, festaioli, papponi, anime perdute. Sì, a quei tempi essere omosessuale e dichiararlo ti portava a essere associato a questi tipi di persone; per fortuna le cose sono cambiate.
Ma prima di parlare di lunfardo, parliamo di cocoliche, che forse è la parola più bella che esista nella lingua spagnola, cocoliche. Il cocoliche era una specie di pidgin, quindi un misto di lingue non parlato nativamente da nessuno ma imparato come seconda lingua, che emerse nella città di Buenos Aires a metà del XIX secolo. Era una sorta di misto tra spagnolo e italiano (o meglio, lingue italiane, perché all’epoca, ricordatevi, pochi italiani conoscevano l’italiano che sto parlando ora). Il cocoliche ebbe vita breve, sopravvisse più di una generazione: i figli degli immigrati, infatti, impararono lo spagnolo nelle scuole e abbandonarono questo particolare modo di parlare nato con i loro genitori. Tuttavia, anche se per poco tempo, questa sorta di pidgin penetrò fortemente nella società, tanto che rimasero varie testimonianze nella letteratura e in scritti di vario genere dell'epoca.
E, nonostante la sua scomparsa, il cocoliche ha lasciato molte parole che ritroveremo più avanti nel lunfardo.
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Il nome cocoliche, questo nome bellissimo, è successivo al fenomeno che descrive. Alla fine dell'800 arrivò a Buenos Aires un signore calabrese di nome Antonio Cuccolicchio. Quest'uomo dal cognome stupendo trovò lavoro come allevatore di animali da circo e, come tanti immigrati, parlava come meglio poteva, mescolando il suo calabrese nativo con lo spagnolo. In quella compagnia circense lavorava un comico di nome Celestino Patrey che trovava divertente il modo di parlare di Cuccolicchio e incorporò il suo personaggio in una delle sue opere con il nome di Cocoliche.
Il cocoliche della metà del XIX secolo aveva lasciato parole negli strati sociali più bassi di Buenos Aires, conosciuti come “lunfa”, che significa qualcosa come “ladro”. Ma non solo, perché alla fine del secolo, le opere teatrali che usavano il cocoliche avevano così tanto successo che molte parole, tra cui molti italianismi (ma non solo, come vedremo) iniziavano ad essere usate dalla società in generale: parole come “laburar” (che ricorda l’italiano “lavorare”), “capocha” (da capocchia, cioè testa), “chicato” (miope; simile all’italiano “ciecato”, cioè cieco, che non vede bene), il celebre “pibe” (cioè “ragazzo”, forse dal genovese pive, cioè “apprendista”), “engrupir” (ingannare, forse dall’italiano “ingroppare”, che vuol dire… cercatelo su google), “birra” (che si usa moltissimo oggi in Argentina) e moltissime altre. Ecco, molte di queste parole poi entrarono in seguito a far parte del lunfardo e dello spagnolo rioplatense colloquiale.
Bisogna però tener conto che il cocoliche non era un monolito, era un insieme di mescolanze linguistiche. Gli italiani arrivati in Argentina erano analfabeti, ricordiamocelo, e non parlavano l’italiano che conosciamo noi, come dicevamo: c'era una cocoliche a base lombarda, uno a base piemontese, uno a base calabrese... e all'interno di ciascuno di questi gruppi potevano sicuramente esserci delle variazioni.
E ora, finalmente: il lunfardo.
Da dove viene la parola innanzitutto? Esistono molte teorie sull'origine della parola lunfardo. Alcuni parlano di usurai medievali in Francia che venivano chiamati lombard, altri parlano della regione italiana della Lombardia... non sappiamo con esattezza quale sia l'origine, ma il termine è attestato già a metà dell'Ottocento nella forma l”unfardo” e nel verbo “lunfardar”, rispettivamente “ladro” e “rubare”. Che bella reputazione noi italiani!
Gli immigrati italiani si trasferirono gradualmente nei quartieri più poveri della città, e lì, naturalmente, possiamo immaginarci il tipo di vita che conducevano, frequentando le classi più disagiate della società.
Immaginate il cocktail: spagnoli del Río de la Plata, una quantità enorme di immigrati italiani ognuno con una lingua un po’ diversa, indigeni sradicati dalle proprie terre, immigrati brasiliani, uruguaiani, paraguaiani, tedeschi (nella stessa situazione linguistica degli italiani, tra l’altro, ognuno con una lingua un po’ diversa). Era un'antica Roma del 19° secolo, una confluenza di popoli da tutto il mondo. E con una base spagnola e un lessico cosmopolita, finì per nascere un gergo, uno slang, chiamato lunfardo.
Che cosa siano una lingua e un dialetto è un dibattito altamente politicizzato che presta poca attenzione ai criteri linguistici e che quindi anche oggi eviteremo accuratamente. In ogni caso, nessuno specialista considererebbe il lunfardo una lingua e nemmeno un dialetto, perché è più associato al registro della lingua che a uno spazio geografico o a un tempo specifici. Il lunfardo è un registro colloquiale dello spagnolo di Buenos Aires. Non esiste una grammatica lunfarda, non esiste una fonetica lunfarda, esiste solo lessico. Non possiamo parlare in lunfardo, ma possiamo parlare con lunfardo.
Dobbiamo anche menzionare che il lunfardo è legato alla nascita del tango, poiché questa musica si è sviluppata…
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…proprio in quegli ambienti più disagiati della società dove è nato il lunfardo.
Il Lunfardo è quindi nato sulla base lessicale del cocoliche, che esisteva nei bassifondi di Buenos Aires tra bande di criminali e delinquenti che cercavano un modo di parlare che non venisse capito. Allo stesso tempo, cominciò ad essere utilizzato anche nelle carceri allo stesso scopo.
Questo registro colloquiale è passato dall'essere qualcosa di basso e deplorevole a far parte dell’identità stessa di Buenos Aires, come spesso succede, e non solo di Buenos Aires, ma di tutto il Río de la Plata e forse anche del paese.
La grande somiglianza morfologica, fonetica e, in generale, in tutti gli ambiti tra le lingue italiana e spagnola ha fatto sì che i prestiti venissero adottati con grande facilità. Tuttavia, ci sono alcune regole per la trasformazione e l'adattamento delle parole, per esempio:
- le consonanti geminate hanno subito lenizione: faccia > facha, donna > dona, fetta > feta.
- Il suono [ts] diventa [s] nella maggior parte dei casi: mozzarella > muzarela
- Le parole che iniziano con s+consonante aggiungono e-: strada > estrada
- Gli infiniti si spagnolizzano in -r, sia togliendo la terminazione -e lavorare che diventa laburar, sia aggiungendola nel caso delle lingue italiane settentrionali: piggiâ > pillar (cioè, pisciare, urinare).
Il 50% delle parole del lunfardo hanno origine italiana, portoghese, inglese e francese. Il resto verrebbe dalla germanía e dalla lingua calò. La Germanía sarebbe il gergo usato per le persone di classe sociale bassa dello spagnolo della Spagna e la lingua caló era la lingua dei popoli romaní, sempre provenienti dalla Spagna. C'è poi una piccola parte di parole che provengono da lingue africane (infatti, poco prima dell'indipendenza quasi il 40% della popolazione di Buenos Aires era composta da schiavi africani).
Il lunfardo nasce quindi come un gergo delle persone più povere ed emarginate, attinge a piene mani dalle parole del cocoliche, questo mix di italiano e spagnolo che dura pochissimo tempo, ed esce dai suoi ristretti confini, diventando la base dello spagnolo rioplatense…
[E non solo del rio de la Plata, parole del lunfardo come "pibe", "birra", "pelotudo" si usano da Quiaca a Ushuaia, credo.]
…colloquiale.
[Un casino di lingua, praticamente.]
Gli italiani e le lingue italiane sono quindi un elemento centrale di questo puzzle, e non ci sorprende: dopotutto gli italiani hanno lasciato una traccia indelebile nella storia del paese. Senza l’italiano e gli italiani l’Argentina e la sua lingua semplicemente…
[Hai ragione, italiano.]
…non sarebbero quello che sono oggi.
Bene, siamo arrivati alla fine del video un po’ diverso dal solito, fammi sapere se questo esperimento ti è piaciuto. Se sei argentino o argentina fammi sapere quali sono le tue parole lunfarde preferite. Inoltre fammi sapere se hai origini italiane e qual è la storia dei tuoi antenati italiani, sono sempre molto curioso di queste storie. Iscriviti alla lista d’attesa di Dentro l’Italia, in italiano, il mio corso avanzato di lingua italiana che ti aiuterà a capire l’Italia e i fenomeni che l’hanno plasmata e a raggiungere un livello avanzato in italiano.
Questo è tutto, ciao!