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Perché l'italiano è UNICO: le consonanti DOPPIE

February 6, 2022

Trascrizione

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Mozzarella, pizza, spaghetti, focaccia, risotto, tortellini, fettuccine. Che cos’hanno in comune? Ma è ovvio, sono tutte parole che hanno delle doppie. Perché, pensavi parlassi di cibo?

Uno degli aspetti più detestati da chi impara l’italiano, ma che causa un bel po’ di problemi anche a noi madrelingua. So che molti di voi che imparate l’italiano le odiano, e avete i vostri buoni motivi. Io però le adoro: sono una delle caratteristiche che rendono l’italiano unico tra le lingue romanze più conosciute e contribuiscono alla sua musicalità, tanto amata all’estero.

Ma da dove vengono, queste doppie? Ve lo siete mai chiesti? Benvenuti su Podcast Italiano, il canale per chi impara o ama la lingua italiana. Se impari l’italiano con i miei video, puoi avere accesso al PDF nel mio Podcast Italiano Club. Trovi il link qui o in basso.

Ci sono varie lingue europee in cui esistono doppie “grafiche”. L’inglese ha parole come “baggage”, “occur”, “follower”; il francese ha “hommage”, “année” , “arrêter”; il tedesco ha “strasse”, “immer”, “offen”. Ecco, se ci fate caso, non si pronunciano lunghe. Cioè, la doppia c’è, ma è solo scritta, non si pronuncia. Sì, noi italiani diciamo magari /ˈfɔllower/, ma questo perché vediamo due <L>  scritte e le pronunciamo come faremmo in italiano, come una doppia. In inglese, però, la /l/ è una sola, /ˈfɒləʊəʳ/. Le ragioni per cui queste lingue hanno delle doppie che si scrivono ma non si leggono sono interessantissime, ma occupiamoci ora delle doppie italiane, questo dopotutto è Podcast Italiano.

In italiano le consonanti doppie, come sapete, si pronunciano effettivamente lunghe o rafforzate; questo avviene tra due vocali e mai all’inizio di una parola (se non in un caso particolare). In fonologia si parla di consonanti geminate, dal latino “geminātiō” (cioè “raddoppiamento”), da “geminī”, ossia gemelli. “Gemello”, tra l’altro, contiene al suo interno una consonante geminata. Ed è anche il mio cognome. Coincidenze? Io non credo.

E quindi una “palla” non è una “pala”; il “fatto” non è il “fato”; un “faro” non è il “farro”; e (sì, lo stavate aspettando) un “anno” non è “un ano”. Ho già fatto questa battuta almeno cinque volte. In italiano la lunghezza delle consonanti è distintiva; può dunque essere l’unico tratto a distinguere due parole diverse e a fare la differenza tra parlare della propria età e parlare della quantità di buchi del c-... Per questo è importante pronunciare le doppie bene.

L’italiano ovviamente non è l’unica delle oltre 7000 lingue del mondo in cui la geminazione è “distintiva”, non siamo così speciali: lo è anche in arabo, giapponese, polacco, ungherese, turco e molte altre; ma tra le lingue romanze principali l’italiano è l’unica in cui la geminazione è distintiva.

In italiano ben quindici lettere e i rispettivi suoni (o fonemi) possono essere raddoppiati**.** La geminazione non avviene solo nella lingua nazionale, l’italiano; è una caratteristica tipica di tutte le varietà italo-romanze parlate nel centro e sud della penisola, al di sotto di quella che in linguistica è una linea geografica molto conosciuta, la linea La Spezia-Rimini. Semplificando un po’, le lingue parlate al di sopra e al di sotto di questa linea, che passa più o meno dove ci sono gli Appennini, hanno alcune differenze significative, tra cui il comportamento delle geminate: sopra la linea (e quindi anche negli altri paesi di lingua romanza) sono sparite, sotto (centro e sud Italia) si sono mantenute. L’italiano, che viene dal toscano ed è una lingua centro-meridionale, le ha preservate.

Ho detto “preservate” perché in latino (sì, arriva il momento in cui si parla di latino) le consonanti geminate c’erano già. Anche in latino dunque un ANUS non era un ANNUS. Bene, quindi in italiano e nelle varietà del centro-sud sono rimaste, nelle altre lingue romanze no. Peggio per loro, alla prossima, grazie per aver guar-... Scheeeerzo, scherzo. In realtà la situazione è un po’ più complicata, che cosa vi aspettavate? È sempre più complicata, sempre.

Doppie ereditate dal latino

Sì, in alcune parole le doppie sono un’eredità del latino. Se una parola latina aveva una doppia, tipicamente la parola “figlia” in italiano l’ha conservata. Il nostro “anno” era un “annus” in latino; la nostra “stella” era una “stēlla” anche in latino; la nostra “terra” era “terra” anche in latino. La nostra “lettera” era “littera”. Ecco, per queste doppie date la colpa al latino.

Nelle altre lingue romanze principali le geminate che c’erano nel latino o sono sparite o hanno dato origine a nuovi suoni: la doppia LL latina di parole come stēlla in spagnolo è diventata un nuovo fonema, /ʎ/, /esˈtɾeʎa/, che oggi però viene sostituito da molti con /ʝ/. /esˈtɾeʝa/. Ma le doppie del latino erano così belle che ne abbiamo volute di più. MOLTE di più!

Assimilazione

In molti casi le nostre geminate sono nate per assimilazione. Che significa? Che in sequenze (o nessi) di due consonanti la seconda assimila la prima, la rende simile a sé stessa, uguale a se stessa. Assimilazione regressiva, come si suol dire, perché torna indietro. Come i granchi. Torna indietro.

Da “nocte(m)” per esempio abbiamo NOTTE. La /t/ assimila /k/. Not-te.

Da “columna(m)” abbiamo COLONNA. La /n/ assimila la /m/.

Da “saxum” (che sarebbe -cs-) abbiamo SASSO. La C assimila la S.

Da “scrīptum” abbiamo SCRITTO.

Da “a**dm**ittere”, abbiamo AMMETTERE.

Capite come funziona? E sentite, lo spazio che prima era occupato da due consonanti ora è occupato da una consonante lunga, doppia.

In molte delle vostre lingue probabilmente avete parole in cui si vede un legame con i termini originali latini, come in inglese, per esempio,  “nocturnal” o “column” o “scripture”.

Ah, a proposito, è per assimilazione che il latino stesso aveva acquisito le sue doppie! “Terra” deriva dal proto-italico *terzā e stēlla da *stērolā. Però non sono esperto di latino, chiedete a Luke Ranieri.

L’assimilazione è anche alla base di un altro fenomeno che adoro, il raddoppiamento fonosintattico, cioè un raddoppiamento che io chiamo “fantasma” (nel senso che non ce n’è traccia nella scrittura).

Così come -DM- in “admittere” diventa una /m/ lunga, /amˈmettere/, lo stesso succede anche tra due parole, come in “ad mē”, che diventa “a (m)me”; oppure “quid facis” che diventa “che (f)fai”. “Quid facis” → “che (f)fai”. “Df” diventa “ff”, una f lunga. Anche qui, si tratta di un fenomeno di assimilazione, ma vi lascio il video che ho fatto tempo fa se volete saperne di più.

Ma non finisce qui!

Raddoppiamento prima di IOD

In molti casi la doppia si è creata prima di IOD. Chi è IOD? Non è una persona, è il nome che i linguisti danno al suono /j/, quello di parole come IERI, TIENI, SIENA. Si scrive con una I, ma si pronuncia come una sorta di consonante, /j/, /ˈjɛri/. Ecco, IOD aveva la tendenza a far raddoppiare la consonante precedente.

E dunque in tardo latino “rabia(m)” diventa in italiano “rabbia”, in latino classico “sapia(t)” diventa “sappia”. Proprio perché c’è quel suono o si è sviluppato con il tempo che a sua volta fa raddoppiare la consonante precedente.

Vindēmia(m) diventa “vendemmia”. /J/ fa raddoppiare la /m/, “vendemmia”.

In parole come CAPULU(M) e SPECULU(M) succedono un po’ di cose che portano a CAPIO e SPECHIO che diventano a loro volta CAPPIO e SPECCHIO, con delle doppie prima di /j/. E lo stesso succede proprio in DUPLU(S) che diventa “DOPPIO”, con una doPPia P prima del suono /j/, cioè IOD.

Ed è a causa dello stesso effetto “raddoppiante” del signor IOD che abbiamo i suoni lunghi palatali in giuGNo, luGLIo da IUNIUM e IULIUS. Se vi ricordate, ci sono 5 suoni che l’italiano ha e che il latino non aveva che sono sempre lunghi, sempre geminati. Ho dedicato loro un video, ma se non vi ricordaste si tratta di / ʃ/ , /ʎ/, /ts/, /dz/, /ɲ/. I motivi per cui questi cinque suoni sono sempre lunghi sono gli stessi che abbiamo visto finora: assimilazione e raddoppiamento prima di IOD. Ma andate a vedere pure quel video già che ci siete.

Parole sdrucciole

Ci sono poi parole come “fēmina ” e CATHEDRA (che veniva a sua volta dal greco) che sono sdrucciole. Ma che vuol dire “sdrucciola”? Una parola è “sdrucciola” quando il suo accento cade sulla terzultima sillaba. F***ē-MI-NA, Fē-MI-NA. Oppure CA*-THE-DRA, CA-THE-DRA. Per qualche motivo in molte parole sdrucciole la consonante successiva alla sillaba tonica (dove cade l’accento), quindi F***ē*** o CA è diventata doppia, e quindi abbiamo FEMMINA e CATTEDRA. Altri esempi sono  PUBBLICO (in latino era “publicus”), MACCHINA (in latino era MACHINA), ATTIMO (che in latino era “atomum” o viene da “atomum”). Questo non è successo sempre ma solo in alcune parole.

Alcune geminazioni si sono verificate dopo gli accenti secondari. Una parola tipicamente, se non lo sapevate, ha un accento primario e uno secondario. Sécondàrio. Sé — accento secondario, dà — accento primario. In parole come “àccadèmia”, “cóccodrìllo”, “ùbbid’ire” c’è stata una geminazione nella consonante che segue l'accento secondario. In latino non c’erano queste doppie.E queste sono le origini principali delle doppie in italiano. E come vedete l’italiano ne ha un sacco, che causano non pochi problemi a chi impara l’italiano, ma anche a noi italiani.

Per i bambini italiani le doppie pongono un problema nell’apprendimento dell’ortografia. Ci sono poi fenomeni fonetici regionali che complicano ulteriormente le cose: al nord si tende, per influenza delle lingue (o dialetti) regionali, a non dirle (specie in accenti molto marcati); al centro-sud si tende ad aggiungerne anche in parole che in italiano non le avrebbero. Un esempio tipico è la /b/ tra due vocali, che in tutto il centro-sud raddoppia: abile diventa a/bb/ile, roba diventa ro/bb/a. Storicamente anche i letterati che scrivevano in italiano hanno avuto problemi con le doppie. Galileo scriveva sia “essempio” che “esempio”, il purista Basilio Puoti scriveva “faggiolata” al posto di “fagiolata”. Il grammatico Daniello Bartoli scriveva nel 1844:

Il raddoppiar delle Consonanti è materia malagevole a volerla condurre per via di regole universali.

Cioè, è difficile trovare regole universali per il funzionamento delle doppie, sebbene molti grammatici ci abbiano provato. Oggi c’è meno incertezza di un tempo: l’italiano è una lingua effettivamente usata e i vocabolari, nonché i correttori ortografici, sanciscono quali forme sono corrette e quali no. Tuttavia rimangono alcune incertezze: “abietto” o “abbietto”? “Obiettivo” o “obbiettivo”? “Accelerare” o “accellerare”? “Collutorio” o “colluttorio”? In alcuni casi i dizionari accettano due forme, in altri solo una. Ma i parlanti tipicamente se ne fregano dei dizionari, e dicono come gli pare, quindi “accellerare” o “colluttorio”, forme che il mio correttore ortografico segna come sbagliate. Italiani all’ascolto: come le pronunciate voi? Siate onesti!

E per gli stranieri: che cosa ne pensate delle doppie? Vi piacciono? Le detestate? Quali doppie in particolare vi causano più problemi?Ah, se impari l’italiano ti starai chiedendo: bene, ma come fare per impare a pronunciare bene queste benedette doppie? Mi spiace, ma questo lo devo tenere per il mio corso di pronuncia che sto preparando, se no di che cosa parlo? Sì, ho iniziato a lavorare a un corso di pronuncia, che spero vedrà la luce tra qualche mese, non so esattamente quando, ma vi aggiornerò. Ma per i membri del Podcast Italiano Club registrerò un episodio del mio podcast esclusivo in cui parlerò proprio di doppie, fornendo qualche esercizio interessante. Il Club è la mia pagina su Patreon se non lo sapeste dove creo materiali esclusivi per i membri che sostengono questo progetto; e spesso, tra l’altro, ho parlato di pronuncia, ho fatto lezioni sulla pronuncia e continuerò a farlo nei prossimi mesi finché non avrò un bellissimo corso. Qui ai lati vedete le persone che mi sostengono sul Club, a cui va il mio ringraziamento. Spero il video vi sia piaciuto e noi ci vediamo la prossima settimana. Statemi bene!

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