CANADESE reagisce a PSEUDO-ANGLICISMI in italiano (con @elissa.dellaera)
Trascrizione
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E: Se dovete usare parole inglesi… perché non usate le parole che usiamo noi? Perché inventare? Tipo usare una…
D: Eh, me lo chiedo anch’io.
Benvenuti su Podcast Italiano, il canale YouTube per chi ama o impara la lingua italiana. Abbiamo già parlato più volte su questo canale di anglicismi in italiano e di come, secondo alcuni di noi, in italiano forse si usino un filino troppo. Un filino. Oggi però parliamo di pseudoanglicismi, cioè parole che sembrano o sono a volte effettivamente inglesi ma che in inglese non hanno lo stesso significato o non si usano proprio, a volte. E per farlo ho deciso di collaborare con Elissa, mia amica canadese che vive in Italia da qualche anno e con Matteo, videografo (per non dire “videomaker”)...
M: Allora, io sono Matteo. Nella vita faccio il videografo. È la mia prima… è il mio esordio da YouTuber. Sono un po’ nervoso.
D: Fantastico.
E: Aaaaw.
…con cui ho appena girato un cortometraggio sul tema degli anglicismi. Ve ne parlo alla fine del video (questo gesto vuol dire dopo, infatti), quindi guardate tutto il video. Molto importante.
Faremo un gioco. Elissa cercherà di indovinare il significato degli pseudoanglicismi, mentre io e Matteo le daremo qualche indizio. Ah, se siete stranieri anche voi dovete giocare.
Prima parola: “Acquagym”.
E: Like a swimming pool, tipo? Tipo una piscina dove fai attività fisica, non so? Acquagym… una piscina, non so dove ci sono magari…
M: Vado?
D: Vai, aiuta.
M: Vado. La piscina c’è. [E: Ok]. Il corso c’è. [E: Sì.]
E: Acquagym. Un posto dove fai attività fisica, dove c’è l’acqua.
D: Posso dire una cosa? Non è UN acquagym, ma è acquagym. Non puoi dire che è uno.
E: Ah, è tipo un tipo di attività fisica?
M: Sì, sostanzialmente sì.
E: Perché?!
M: Però per essere specifici è la ginnastica in acqua. Non so tipo quelle robe che vedi così.
E: Perché?!
M: Eh, perché…
D: Non si usa in inglese?
E: Non lo so, io non l’ho mai usato, non l’ho mai sentito, quindi per me non esiste, nel mio mondo. Nel mio cervello.
“Acquagym” viene da “acqua” e “gym”, abbreviazione di “gymnastics” (“ginnastica”), ma in inglese a quanto pare non si usa. Secondo Wikipedia l’attività in inglese ha vari nomi: water aerobics, o waterobics, aquarobics, aquatic fitness, aquafitness, aquafit; insomma, ci sono almeno 5 nomi, in inglese, ma a noi italiani non piacevano... e quindi abbiamo deciso di inventarci il nostro italianissimo nome per descrivere questa attività che fanno… non so, signore sopra i cinquant’anni, suppongo? Cioè, acquagym.
La prossima parola è “block-notes”. Che cosa sarà mai un block-notes?
E: Ah, tipo un quaderno? No, aspetta no. Or is it like “sticky notes”? È un quaderno! Quindi ok…
Er: Un taccuino.
E: Sì, infatti io non l’avevo mai sentito, per me noi diciamo “notebook”. Però… “block notes”? Esiste? Non lo so. Per me no… io direi notebook.
Un “block-notes” è un taccuino per appunti formato da fogli… staccabili. Pare essere uno pseudoanglicismo derivato dalla forma francese “bloc-notes”, cioè “blocca note” e si usa addirittura dall’inizio del secolo scorso. È abbastanza antico. In francese è diffuso, come in italiano, anche (ma non solo) in una forma pseudoinglese, cioè di fatto con la K in block.
M: Più cool.
E: Più figo.
M: Che inventori… il genio italiano a che cosa si è ridotto.
In ogni caso la pronuncia che abbiamo noi, “bloc notes”, non è né francese, né tantomeno inglese (sarebbe al massimo “block notes” [con pronuncia americana]. È una pronuncia molto italiana, “block notes” [pronunciato all’italiana]. Molto italiana.
Meme di Stanis (da “Boris”): Però sei molto italiano, perdonami. Te lo posso dire? Sei molto italiano.
E comunque in inglese non si dice. Si direbbe “notebook” o “notepad”. Ah, esiste anche l’adattamento “blocco note”, per esempio quello di Windows. A me pare un po’ strano, io avrei detto “blocca note”... ma vabbè, meglio di niente.
Passiamo a “box”.
E: Una scatola?
D: No. Quello in inglese.
M: In inglese è una scatola.
E: Is it like a storage unit, or something?
M: Se ti dico “rimessa”?
E: Boh, cos’è?
D: Perché c’è un’altra parola che sicuramente l’aiuta, quindi non la usiamo.
M: Esatto, esatto.
D: È un posto.
M: È un posto.
D: Secondo te che posto può essere un “box”?
M: Una rimessa, può essere coperta… può essere all’esterno.
E: “Box”, boh! A me viene in mente “like a storage unit”, però se non è quello…
D: Tipo un magazzino.. non è un magazzino.
M: È un luogo… dove si posteggia.
E: Potete dirmi la risposta? Non la so…
D: Si trova in casa. Voi ce l’avete.
E: Aaah, aspetta! Is it the garage?
D: Sì.
E: Porca…
M: Perché noi diciamo “box auto” inteso come “garage”.
E: Ma aspetta, io ho detto “storage”, e nel garage un po’... si usa per mettere… quindi…
M: Si, per metter le cianfrusaglie.
E: Questa cosa mi sa che l’ho sentita, però mi son dimenticata completamente.
M: Vabbè, ci sta. “Rimessa”, anche.
E: “Rimessa” non lo sapevo.
M: “Rimessa” è l’equivalente di “garage”, sostanzialmente.
D: Però oggi secondo me si usa più box che garage. Cioè, quando vedi gli annunci trovi sempre box.
M: È vero, “affitasi box”.
D: “Affitasi box”, neanche “garage”.
La cosa che non capisco è… se dovete usare parole inglesi… perché non usate le parole che usiamo noi? Perché inventare? Tipo usare una…
D: Me lo chiedo anch’io.
M: Il genio italiano!
Secondo il dizionario un “box” è un piccolo garage, situato al piano terreno o seminterrato di edifici o abitazioni. A me sembra che “box” sia oggi un semplice sinonimo del francesismo “garage”, o se preferite, “rimessa”. Va detto che “box” ha anche altri significati pseudoinglesi: il “box doccia” (non esiste in inglese), o il “box” per bambini piccoli che in inglese sarebbe “playpen” (cioè, recinto per bambini, dove li metti lì a giocare perché… non si uccidano, non lo so).
Ma che cosa sono “gli slip”? Gli italiani lo sanno bene… cling
E: Aah, mutande! No?
D: Sì.
E: “Slip” esiste da noi, ma vuol dire un’altra cosa. “Slip” è tipo quella cosa che quando metti un vestito, quella cosa che metti sopra le mutande ma sotto il vestito per far in modo che non si vedano le mutande, non si veda* tipo il grasso, queste cose qui, in modo che sia tutto più…
M: Più stretto, che ti fa una linea… ti fa una bella linea.
In italiano gli “slip” sono mutande intime o da bagno, di dimensioni ridotte, sgambate e aderenti. In inglese no, si direbbe “underpants”, “panties” o altre cose. In inglese uno “slip” è una sottoveste, cioè un capo indossato al di sotto di un vestito o di una gonna. A quanto pare sono colpevoli di questo uso pseudoinglese anche francesi e tedeschi. Quindi non siamo soli, grazie francesi e tedeschi.
Passiamo a “mobbing”.
E: “Mobbing”? Tipo… “they mob you, they steal”, rubano le tue cose, non so. Boh… *The mob is like [*M: In italiano vuol dire un’altra cosa.] the mafia.
M: Minchia…
M: C’entra il lavoro. Cioè, di solito l’argomento è il lavoro.
D: C’è magari un po’ di atteggiamento mafioso, però…
M: Minchia! Cazzo, che paragone, porca miseria.
M: Sì, dai!
E: Non “sì, dai”, non è facile!
M: Tipo, che ne so, ti mettono a far le fotocopie invece di far le mansioni per le quali* sei stata assunta. Ti mettono a fare altro, tipo le cazzate, quelle robe lì.
E: Quindi quella persona che tipo… “vai a farmi il caffè”, “vai a far questo”, “vai a far quelle cazzate che non c’entrano nulla”. Tipo quelle cose…
D: Matteo, tu hai mai subito “mobbing”?
M: Sì, quando lavoravo in tv, cazzo.
D: Facci qualche esempio di “mobbing”, così Elissa capisce.
E: Quando lavori per sei mesi e non ti pagano mai.
M: Esatto, è questo.
Quindi “mobbing” vuol dire… lavorare in Italia. Praticamente.
D: Diciamo che il “mobbing” è piuttosto comune in Italia.
M: Allora, te la dico così, ormai… è l’equivalente del bullismo, il mobbing. Capito? Che ne so, il capo ti carica di lavoro, ti riempie di cose da fare fino a quando tu non sei stremato e ti licenzi. Tutto questo per farti licenziare. Capito? Comunque non erano sei mesi, erano due anni. Neanche il contratto da tirocinio. Qua lo dico, non me ne frega niente.
[Elissa si fa male]
E: Più o meno mi son ripresa…
Secondo il dizionario “mobbing” è… (si schiarisce) un “comportamento vessatorio esercitato tramite violenze psicologiche all'interno di un gruppo o di un rapporto verso una persona che si vuole isolare, emarginare o allontanare”. Si usa soprattutto per quanto riguarda il bullismo sul posto di lavoro. E a quanto pare è un uso che deriva in origine dall“etologia” (lo studio del comportamento degli animali): “mobbing” pare sia quando alcuni animali emarginano, cioè escludono un membro del gruppo. Da qui l’uso è passato alla “sociologia” con significato di “emarginazione in un contesto determinato”, per esempio il lavoro. E quindi anche in sociologia si è effettivamente usato il termine “mobbing” per riferirsi al “bullismo sul posto di lavoro”, non ce lo siamo totalmente inventati, ma nei paesi anglofoni quest’uso non ha mai attecchito realmente nel linguaggio comune. Ma scrivetemi se siete madrelingua inglesi, scrivete, scrivete. Usereste “mobbing”? Cosa direste?
E: Non capisco il motivo… non capisco perché… allora, secondo me, quando parli in italiano parla in italiano, quando parli inglese parla in inglese… io a volte mischio un po’ perché non conosco le parole, magari, però quando c’è una parola che va benissimo in italiano perché dobbiamo usare una parola in inglese? Quella è la mia idea, nel senso… io ci ho lavorato tantissimo per imparare questa lingua, l’ho voluta imparare bene… arrivo qui…
M: Weekend!
E: Io preferirei solo usare parole in italiano. Perché succede molto spesso, non so, con i computer, con qualche programma… non so, io dico “come si dice questo?” e quasi sempre è una parola in inglese. Ma perché non inizio a parlare in inglese? Tipo, io a quel punto posso iniziare a dire parole inglesi a caso… Ci sta che ogni tanto c’è una parola che è bellissima, che vuoi usare perché è molto difficile tradurre… però quando c’è una parola che c’è in inglese, c’è anche in italiano… perché? Per fare il figo?
Questo era tutto, ma trovate la seconda parte di questo video sul canale di Elissa. Guardatela, mi raccomando, è super divertente. Inoltre vi ho detto all’inizio del video che ho partecipato a un cortometraggio diretto da Matteo, sempre insieme a Elissa.
E: Io e Davide ci siamo, in questo cortometraggio.
[estratto del corto]
E: Parliamo proprio di quest’argomento, potrebbe essere interessante per voi.
M: Collegamento in descrizione, per non dire “link”, per rimanere in tema e essere coerenti. Guardatelo, basta!
E: Bye!
M: Ciao!
Grazie come sempre ai membri del PI Club, che ricevono una quantità fantasmagorica di contenuti esclusivi: 102 episodi di un podcast esclusivi, dirette, trascrizioni, analisi di canzoni, episodi mai pubblicati altrove, accesso a una chat Telegram e molto altro ancora. Se nel 2022 il tuo obiettivo è imparare l’italiano… beh, fatti questo regalo, come altre 850 persone molto soddisfatte. Ascolta nonno Davide, iscriviti al Club, ti piacerà.
Un saluto e ah, tra l’altro è l’ultimo video prima di Natale credo, quindi buon Natale, buone feste, buon anno nuovo, ci vediamo nel 2022 con nuovi video super interessanti! Alla prossima. Ciao!