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Come fare RICHIESTE CORTESI in italiano (e perché)

February 23, 2025

Trascrizione

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Con il video di oggi ti insegnerò come pagare meno il caffè al bar in Italia. Eh? Ok, forse no. Quello che ti insegnerò è come evitare di farti odiare dai baristi.

Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club

Guarda questo cartello. Cosa ci insegna? Tre cose.

Uno: che dietro ogni barista c’è un essere umano.

Due: che la cortesia nella cultura italiana, come nella maggior parte delle culture, ha un grande valore.

Tre: che, se sei cortese, riceverai sconti sul caffè.

Ok, il punto tre non è vero. Ma l’obiettivo di chi ha messo questo cartello in questo bar è di ricordare ai clienti il valore della cortesia. Ed è proprio questo l’argomento del video di oggi: parleremo di come essere cortesi, in particolare quando si fa una richiesta in lingua italiana.

Ma cos’è una richiesta, esattamente? Una richiesta è un tipo di azione linguistica che prevede un “far fare”: la persona che richiede si aspetta che l’altro parlante, la persona che riceve la richiesta, la soddisfi. Ma c’è sempre la possibilità che la rifiuti, che dica di no.

Proprio per questo, la richiesta è un tipo di azione linguistica delicato, che mette in pericolo sia chi la fa, sia chi la riceve. Ed è proprio per questo motivo che nella lingua italiana (come anche nella tua lingua, penso) esistono numerose strategie per modulare, per addolcire, per attenuare le richieste. Imparandole, farai bella figura nelle conversazioni con gli italiani e apparirai un parlante più cortese.

Io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama l’italiano. Attiva, come sempre, i sottotitoli, se ne hai bisogno. Trovi la trascrizione integrale di questo video sul mio sito. E poi, come sempre, ho preparato un PDF che riassume tutto quello che dico e lo integra con altri esempi ed esercizi. Puoi scaricarlo al link in descrizione, oppure scansionando questo codice QR. Incominciamo!

Veniamo quindi a quelle che i linguisti chiamano “strategie di attenuazione delle richieste”. “Attenuare” significa far diventare più “tenue”, cioè meno intenso, meno diretto. Partiamo da una premessa: in italiano il modo verbale del “far fare” per eccellenza, per definizione, è l’imperativo. Si usa l’imperativo proprio quando si vuole che l’altro faccia qualcosa per noi. Ma è importante ricordare che fare richieste all’imperativo (“comprami le sigarette”, “vieni a prendermi alle sette”, “ridammi il libro”), senza usare nessuna strategia di attenuazione, è generalmente considerato nella nostra cultura poco cortese, poco educato, a meno che il rapporto tra le persone che parlano, tra gli “interlocutori”, non sia di intimità (penso, ad esempio, all’interazione madre-figlio, marito-moglie o tra amici; ovviamente, non è che l’imperativo non si possa usare in generale, è una generalizzazione). Altre culture sono invece più sciolte nell’uso dell’imperativo. Per esempio, quando imparavo il russo, ho notato che in questa lingua è molto più comune fare richieste proprio all’imperativo a sconosciuti, per esempio “chiudi la finestra, per favore”, che in italiano, personalmente, a me, sembra una richiesta un po’ diretta. Pertanto, fai attenzione all’imperativo! Usalo con le dovute precauzioni.

In generale, ti consiglio di usare, al posto dell’imperativo, la forma interrogativa, di esprimere, cioè, la tua richiesta come una domanda. Come vedrai, ci sono molti modi di fare richieste cortesi, ma usare la forma della domanda è già di per sé un atto di cortesia. È una sorta di “strategia zero” della nostra lista. E dunque, riprendendo gli esempi di prima, diremo “mi compri le sigarette?”, “Mi vieni a prendere alle sette?”, “Mi ridai il libro?”.

Ti insegnerò ora le 11 principali strategie di attenuazione delle richieste disponibili in italiano. Queste strategie non si escludono l’una con l’altra, anzi, spesso si combinano tra di loro, come vedremo. Incominciamo!

Strategia numero 1: le paroline “magiche” e le formule “magiche” che tutti i genitori italiani insegnano ai loro figli e che tutti i professori di italiano insegnano ai loro studenti. Mi riferisco a espressioni che certamente conosci, come “per favore”, “per piacere”, “per cortesia”; a parole come “gentilmente” o “cortesemente”. Con queste parole si nomina direttamente ed esplicitamente la collaborazione della persona che riceve la richiesta.

Mi compri le sigarette, per favore?”

“Mi vieni a prendere alle sette, per piacere?”

“Mi ridai il libro, per cortesia?

Possiamo usarle anche per mitigare l’imperativo, che però rimane una maniera di fare una richiesta più ferma e diretta, rispetto a una richiesta in forma di domanda. E quindi, come ho già detto, meglio usarla con persone con le quali siamo in confidenza e non con chi conosciamo poco. A meno che, ovviamente, non siamo arrabbiati, e vogliamo proprio essere diretti e fermi.

“Comprami le sigarette, per favore.”

“Per piacere, vieni a prendermi alle sette.”

“Ridammi il mio libro, cortesemente.”

Numero 2: l’imperfetto.

“Volevo sapere se potevi accompagnarmi dal dottore.”

“Volevo chiederLe se sua figlia potrebbe evitare di suonare il pianoforte dopo le 20.”

“Buongiorno, avevo bisogno di un etto di pane.”

Si tratta, in questo caso, di un uso dell’imperfetto non “temporale”, ma “modale”: cioè non stiamo collocando la richiesta nel passato, ma la stiamo “modalizzando”, la stiamo, cioè, rendendo più “indiretta”.

Ricorda: con l’imperfetto hai la possibilità di attenuare ulteriormente la richiesta inserendo un’altra parolina magica, o meglio, formula magica, che è “per caso”.

“Volevo chiederti se, per caso, potevi accompagnarmi dal dottore.”

Numero 3: il condizionale.

Potresti prestarmi i tuoi appunti?”

“Saprebbe dirmi dove si trova questo indirizzo?

Uno degli usi principali del condizionale è proprio questo: formulare una richiesta cortese. Anche in questo caso, come con l’imperfetto e con molte delle altre strategie che vedremo, se vuoi essere ancora più prudente, puoi combinare il condizionale alla formula “per caso”, che abbiamo già visto:

Per caso avresti un biglietto in più da prestarmi?”

“Per caso potresti accompagnarmi alla fermata dell’autobus?

Quattro: i verbi modali e le costruzioni equivalenti. Molto comuni sono i verbi modali come potere, sapere, ecc.

Mi puoi dare una mano?

“Potete parlare a bassa voce, per favore?”

“Scusi, mi sa dire che ore sono?”

Attenzione: esiste la possibilità di combinare le strategie 3 e 4, è possibile, cioè, usare i verbi modali (o le costruzioni equivalenti) al condizionale:

Mi potresti dare una mano?”

“Potreste parlare a bassa voce, per favore?”

“Scusi, mi saprebbe dire che ore sono?”

E, anche qui, possiamo aggiungere “per caso”:

“Mi potresti per caso dare una mano?”

Cinque: la negazione dell’interrogativa.

“Non è che avrebbe una penna da prestarmi?”

“Non mi puoi mica prestare il tuo ombrello?”

La negazione, in questo caso, ha una funzione di verifica o conferma, come se chi fa la richiesta dubitasse del fatto che l’altro parlante possa davvero soddisfarla. Ti ricordo che “mica” è una negazione tipica del registro colloquiale informale, non puoi dunque usarla in una situazione formale. Dovrei dire “non puoi mica usarla in una situazione formale”!

Anche qui puoi aggiungereper caso”, tra l’altro:

Non è che puoi, per caso, prestarmi 5 euro?”

Numero 6: l’uso di diminutivi o minimizzatori. I diminutivi e i minimizzatori (un po’, un secondino, un attimino… e via dicendo) creano l’illusione che la richiesta non implicherà un grande sforzo o una grossa rinuncia per chi deve soddisfarla.

“Mi presteresti un attimino la calcolatrice?”

“Ci lascereste da soli un secondino?”

Ti dispiace se ci provo io un minutino?”

“Me ne faresti provare un po’?”

“Me ne daresti un pochino?”

A volte aggiungiamo anche “solo” a una richiesta, per esempio:

Mi diresti solo dove si trova il bagno?”

“Puoi solo parlare a bassa voce, per favore?”

Che è un modo di minimizzare la richiesta che sto facendo, di renderla, per così dire, meno… “minacciosa”.

Numero 7: la giustificazione.

“Ho dimenticato il portafoglio a casa, avresti dieci euro da prestarmi?”

“Il mio cellulare è scarico, mi faresti fare una chiamata col tuo?”

“Potreste parlare a bassa voce, per favore? È che sto cercando di studiare.”

La giustificazione evidenzia il motivo per cui stiamo facendo la richiesta, e ha la funzione di farla apparire più sincera e più fondata.

Otto: la proposta di risarcimento o garanzia.

“Posso usare la tua carta per pagare la spesa? Giuro che ti ridò i soldi in contanti entro domani.”

“Scusa, mi presteresti la tua macchina? Prometto che te la riporto prima delle otto.”

Con la proposta di risarcimento o garanzia offriamo all'altro parlante qualcosa in cambio di ciò che farà, o gli garantiamo che quello che perde momentaneamente sarà presto restituito.

Numero 9: la proposta di alternative.

Mi daresti un passaggio fino alla stazione? Se non puoi, non fa niente, eh.”

“Mi aiuteresti a fare i compiti di matematica? Quando puoi…”

Con la proposta di alternative, diamo una possibilità di scelta all’altro parlante: può anche rifiutare la richiesta, non succede niente. In questo modo, si sentirà meno in imbarazzo a rifiutarsi.

Numero 10: il riconoscimento del costo della richiesta.

“Ti dispiace ripetere?”

“Ti scoccia se non vengo?”

“Ti secca se, per stavolta, resto a casa?

“Se non chiedo troppo, andresti tu al posto mio?”

Tutti questi modi di fare la richiesta mostrano che il parlante è consapevole del “costo” che l’altro o l’altra deve “pagare” per soddisfarla. Attenzione: “ti scoccia” e “ti secca”, ma potrei dire anche “ti dà fastidio” (“ti dà fastidio se fumo?”) sono espressioni colloquiali, informali, quindi usale solo con persone che conosci bene.

Undici: il “pure” nelle richieste / invito. Alcune richieste, che sono anche un po’ degli “inviti”, possono essere formulate all’imperativo, a condizione che il verbo sia seguito dall’ultima delle nostre paroline magiche (questa, però, non ce la insegnano i nostri genitori), cioè il “pure” :

Ti è piaciuta la torta? Prendine pure un’altra fetta!”

Accomodati pure!”

“Ben arrivato, Signor Carletti, entri pure.”

Mi aggancio a questi ultimi due esempi per ricordarti di tenere sempre presente la possibilità di rivolgerti all’altro parlante usando o il tu o il Lei.

La frase “Ti è piaciuta la torta? Prendine pure un’altra fetta!” è informale e per questa ragione ricorre al “tu”: probabilmente i partecipanti alla conversazione si conoscono bene, sono amici, familiari, compagni di scuola, colleghi di lavoro.

La frase “Ben arrivato, Signor Carletti, entri pure” è formale, e per questo motivo contiene un “Lei” di cortesia: probabilmente questo Signor Carletti è una persona con cui, chi sta parlando, non ha una relazione stretta, non una conoscenza intima e profonda, e potrebbe essere di età o di status sociale superiore.

Quindi, quando parli o quando scrivi, nella scelta tra il “tu” e il “Lei” ricordati sempre di considerare anche l’intimità che esiste tra te e l’altro parlante, così anche come la sua età, il suo status sociale, eccetera. Su questo aspetto, ti consiglio di guardare il mio video sul “Lei”, questo qua.

Inoltre, quando stai iniziando una conversazione con qualcuno che non conosci (magari per strada, al bar, in giro) è una buona idea iniziare con “scusa” (se dai del “tu”) o “scusi” (se dai del “Lei”), oppure con un saluto.

Scusi, mi sa dire che ore sono?”

“Salve, ha per caso visto un portafoglio? Non lo trovo più, non so dove l’ho perso…”

“Ciao, scusa, non è che potresti solo spostare la macchina, per favore?”

Una cosa che devi ricordare è che il tipo e il numero di strategie di attenuazione deve essere proporzionale alla “portata”, diciamo, della richiesta: allo sforzo, all’impegno che stiamo chiedendo all’altra persona, o alla dimensione della privazione che la soddisfazione della richiesta produce come conseguenza. Ok, l’ho detta un po’ difficile, intendo dire… alla rottura di coglio** che stai causando all’altra persona.

Ad esempio, per chiedere un euro in prestito, può essere sufficiente dire “mi presti un euro, per favore?”, usando una delle nostre paroline magiche, o anche “mi presteresti un euro?” al condizionale, o ancora “puoi prestarmi un euro?” con un verbo modale. Ma… se dobbiamo chiedere un prestito di mille euro, beh, in quel caso, è necessario rimboccarsi le maniche e usare il maggior numero possibile di strategie di attenuazione, tipo: “Senti, mi rivolgo a te che sei così generoso, se non pago questi mille euro di multa rischio di perdere la patente. Non è che, per cortesia, se non è uno sforzo troppo grande per te, potresti prestarmeli? So che ti sto chiedendo tanto, ma… ti prometto che te li restituirò il mese prossimo, appena mi arriva lo stipendio, lo giuro!”

Un’ultima cosa è che, come spesso accade, la cortesia è una caratteristica culturale, che dunque varia di Paese in Paese, ma anche, in Italia, varia di regione in regione. Per esempio, lo stereotipo vuole che noi piemontesi siamo “falsi e cortesi”. E, in generale, penso sia abbastanza vero: siamo poco diretti nell’esprimere il nostro mondo interiore e, se vogliamo fare una richiesta, ma anche una critica o mostrare disappunto, lo facciamo in maniera molto “attenuata”, con varie di queste strategie. In altre parti d’Italia, magari, le cose stanno diversamente ed è culturamente più accettabile essere diretti, essere franchi. Ad esempio a Roma, dove, non so, sto generalizzando, ma… la gente, se vuole dirti qualcosa, tendenzialmente, te la dice con più franchezza, senza farsi troppi problemi.

Tra l’altro questo, come dicevo, non ha a che vedere solo con le richieste, ma anche, per esempio, con la maniera in cui si rifiuta un invito (che può essere una cosa non piacevole) oppure il modo in cui si fanno critiche ad altre persone, o si mostra il proprio disappunto, o si danno consigli. Comunque, questi sono altri argomenti che riguardano l’interazione in italiano, ma se t’interessano, fammelo sapere nei commenti e magari farò altri video. Nel dubbio, secondo me, è sempre meglio essere cortesi per non rischiare di offendere qualcuno. Se poi ti accorgi che gli altri sono molto più diretti di te, allora, forse conviene adattarsi al loro modo di interagire con gli altri.

Bene, è il momento di salutarci. So che sei triste, ma nel PDF che ho preparato assieme a questo video troverai riassunte tutte le informazioni del video; inoltre, al suo interno, troverai un po’ di esercizi che ti aiuteranno a mettere alla prova quanto ti ho detto. Quindi ti aiuterà un sacco a consolidare questo argomento.

Fammi sapere se il video ti è piaciuto, e lascia un commento, per favore… o forse dovrei dire:

“Volevo sapere se potevi lasciare un commento, per piacere” …o…

“Lasceresti gentilmente un commento?”

“Potresti, cortesemente, lasciare un commento?” …o…

“Non è che potresti, cortesemente, lasciare un commento? Se non ti secca…”.

Tu, come lo diresti? Ora, se vuoi sapere tutto su come si usa il “Lei” di cortesia, puoi dare un’occhiata a questo video.

Con il video di oggi ti insegnerò come pagare meno il caffè al bar in Italia. Eh? Ok, forse no. Quello che ti insegnerò è come evitare di farti odiare dai baristi.

Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club

Guarda questo cartello. Cosa ci insegna? Tre cose.

Uno: che dietro ogni barista c’è un essere umano.

Due: che la cortesia nella cultura italiana, come nella maggior parte delle culture, ha un grande valore.

Tre: che, se sei cortese, riceverai sconti sul caffè.

Ok, il punto tre non è vero. Ma l’obiettivo di chi ha messo questo cartello in questo bar è di ricordare ai clienti il valore della cortesia. Ed è proprio questo l’argomento del video di oggi: parleremo di come essere cortesi, in particolare quando si fa una richiesta in lingua italiana.

Ma cos’è una richiesta, esattamente? Una richiesta è un tipo di azione linguistica che prevede un “far fare”: la persona che richiede si aspetta che l’altro parlante, la persona che riceve la richiesta, la soddisfi. Ma c’è sempre la possibilità che la rifiuti, che dica di no.

Proprio per questo, la richiesta è un tipo di azione linguistica delicato, che mette in pericolo sia chi la fa, sia chi la riceve. Ed è proprio per questo motivo che nella lingua italiana (come anche nella tua lingua, penso) esistono numerose strategie per modulare, per addolcire, per attenuare le richieste. Imparandole, farai bella figura nelle conversazioni con gli italiani e apparirai un parlante più cortese.

Io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama l’italiano. Attiva, come sempre, i sottotitoli, se ne hai bisogno. Trovi la trascrizione integrale di questo video sul mio sito. E poi, come sempre, ho preparato un PDF che riassume tutto quello che dico e lo integra con altri esempi ed esercizi. Puoi scaricarlo al link in descrizione, oppure scansionando questo codice QR. Incominciamo!

Veniamo quindi a quelle che i linguisti chiamano “strategie di attenuazione delle richieste”. “Attenuare” significa far diventare più “tenue”, cioè meno intenso, meno diretto. Partiamo da una premessa: in italiano il modo verbale del “far fare” per eccellenza, per definizione, è l’imperativo. Si usa l’imperativo proprio quando si vuole che l’altro faccia qualcosa per noi. Ma è importante ricordare che fare richieste all’imperativo (“comprami le sigarette”, “vieni a prendermi alle sette”, “ridammi il libro”), senza usare nessuna strategia di attenuazione, è generalmente considerato nella nostra cultura poco cortese, poco educato, a meno che il rapporto tra le persone che parlano, tra gli “interlocutori”, non sia di intimità (penso, ad esempio, all’interazione madre-figlio, marito-moglie o tra amici; ovviamente, non è che l’imperativo non si possa usare in generale, è una generalizzazione). Altre culture sono invece più sciolte nell’uso dell’imperativo. Per esempio, quando imparavo il russo, ho notato che in questa lingua è molto più comune fare richieste proprio all’imperativo a sconosciuti, per esempio “chiudi la finestra, per favore”, che in italiano, personalmente, a me, sembra una richiesta un po’ diretta. Pertanto, fai attenzione all’imperativo! Usalo con le dovute precauzioni.

In generale, ti consiglio di usare, al posto dell’imperativo, la forma interrogativa, di esprimere, cioè, la tua richiesta come una domanda. Come vedrai, ci sono molti modi di fare richieste cortesi, ma usare la forma della domanda è già di per sé un atto di cortesia. È una sorta di “strategia zero” della nostra lista. E dunque, riprendendo gli esempi di prima, diremo “mi compri le sigarette?”, “Mi vieni a prendere alle sette?”, “Mi ridai il libro?”.

Ti insegnerò ora le 11 principali strategie di attenuazione delle richieste disponibili in italiano. Queste strategie non si escludono l’una con l’altra, anzi, spesso si combinano tra di loro, come vedremo. Incominciamo!

Strategia numero 1: le paroline “magiche” e le formule “magiche” che tutti i genitori italiani insegnano ai loro figli e che tutti i professori di italiano insegnano ai loro studenti. Mi riferisco a espressioni che certamente conosci, come “per favore”, “per piacere”, “per cortesia”; a parole come “gentilmente” o “cortesemente”. Con queste parole si nomina direttamente ed esplicitamente la collaborazione della persona che riceve la richiesta.

Mi compri le sigarette, per favore?”

“Mi vieni a prendere alle sette, per piacere?”

“Mi ridai il libro, per cortesia?

Possiamo usarle anche per mitigare l’imperativo, che però rimane una maniera di fare una richiesta più ferma e diretta, rispetto a una richiesta in forma di domanda. E quindi, come ho già detto, meglio usarla con persone con le quali siamo in confidenza e non con chi conosciamo poco. A meno che, ovviamente, non siamo arrabbiati, e vogliamo proprio essere diretti e fermi.

“Comprami le sigarette, per favore.”

“Per piacere, vieni a prendermi alle sette.”

“Ridammi il mio libro, cortesemente.”

Numero 2: l’imperfetto.

“Volevo sapere se potevi accompagnarmi dal dottore.”

“Volevo chiederLe se sua figlia potrebbe evitare di suonare il pianoforte dopo le 20.”

“Buongiorno, avevo bisogno di un etto di pane.”

Si tratta, in questo caso, di un uso dell’imperfetto non “temporale”, ma “modale”: cioè non stiamo collocando la richiesta nel passato, ma la stiamo “modalizzando”, la stiamo, cioè, rendendo più “indiretta”.

Ricorda: con l’imperfetto hai la possibilità di attenuare ulteriormente la richiesta inserendo un’altra parolina magica, o meglio, formula magica, che è “per caso”.

“Volevo chiederti se, per caso, potevi accompagnarmi dal dottore.”

Numero 3: il condizionale.

Potresti prestarmi i tuoi appunti?”

“Saprebbe dirmi dove si trova questo indirizzo?

Uno degli usi principali del condizionale è proprio questo: formulare una richiesta cortese. Anche in questo caso, come con l’imperfetto e con molte delle altre strategie che vedremo, se vuoi essere ancora più prudente, puoi combinare il condizionale alla formula “per caso”, che abbiamo già visto:

Per caso avresti un biglietto in più da prestarmi?”

“Per caso potresti accompagnarmi alla fermata dell’autobus?

Quattro: i verbi modali e le costruzioni equivalenti. Molto comuni sono i verbi modali come potere, sapere, ecc.

Mi puoi dare una mano?

“Potete parlare a bassa voce, per favore?”

“Scusi, mi sa dire che ore sono?”

Attenzione: esiste la possibilità di combinare le strategie 3 e 4, è possibile, cioè, usare i verbi modali (o le costruzioni equivalenti) al condizionale:

Mi potresti dare una mano?”

“Potreste parlare a bassa voce, per favore?”

“Scusi, mi saprebbe dire che ore sono?”

E, anche qui, possiamo aggiungere “per caso”:

“Mi potresti per caso dare una mano?”

Cinque: la negazione dell’interrogativa.

“Non è che avrebbe una penna da prestarmi?”

“Non mi puoi mica prestare il tuo ombrello?”

La negazione, in questo caso, ha una funzione di verifica o conferma, come se chi fa la richiesta dubitasse del fatto che l’altro parlante possa davvero soddisfarla. Ti ricordo che “mica” è una negazione tipica del registro colloquiale informale, non puoi dunque usarla in una situazione formale. Dovrei dire “non puoi mica usarla in una situazione formale”!

Anche qui puoi aggiungereper caso”, tra l’altro:

Non è che puoi, per caso, prestarmi 5 euro?”

Numero 6: l’uso di diminutivi o minimizzatori. I diminutivi e i minimizzatori (un po’, un secondino, un attimino… e via dicendo) creano l’illusione che la richiesta non implicherà un grande sforzo o una grossa rinuncia per chi deve soddisfarla.

“Mi presteresti un attimino la calcolatrice?”

“Ci lascereste da soli un secondino?”

Ti dispiace se ci provo io un minutino?”

“Me ne faresti provare un po’?”

“Me ne daresti un pochino?”

A volte aggiungiamo anche “solo” a una richiesta, per esempio:

Mi diresti solo dove si trova il bagno?”

“Puoi solo parlare a bassa voce, per favore?”

Che è un modo di minimizzare la richiesta che sto facendo, di renderla, per così dire, meno… “minacciosa”.

Numero 7: la giustificazione.

“Ho dimenticato il portafoglio a casa, avresti dieci euro da prestarmi?”

“Il mio cellulare è scarico, mi faresti fare una chiamata col tuo?”

“Potreste parlare a bassa voce, per favore? È che sto cercando di studiare.”

La giustificazione evidenzia il motivo per cui stiamo facendo la richiesta, e ha la funzione di farla apparire più sincera e più fondata.

Otto: la proposta di risarcimento o garanzia.

“Posso usare la tua carta per pagare la spesa? Giuro che ti ridò i soldi in contanti entro domani.”

“Scusa, mi presteresti la tua macchina? Prometto che te la riporto prima delle otto.”

Con la proposta di risarcimento o garanzia offriamo all'altro parlante qualcosa in cambio di ciò che farà, o gli garantiamo che quello che perde momentaneamente sarà presto restituito.

Numero 9: la proposta di alternative.

Mi daresti un passaggio fino alla stazione? Se non puoi, non fa niente, eh.”

“Mi aiuteresti a fare i compiti di matematica? Quando puoi…”

Con la proposta di alternative, diamo una possibilità di scelta all’altro parlante: può anche rifiutare la richiesta, non succede niente. In questo modo, si sentirà meno in imbarazzo a rifiutarsi.

Numero 10: il riconoscimento del costo della richiesta.

“Ti dispiace ripetere?”

“Ti scoccia se non vengo?”

“Ti secca se, per stavolta, resto a casa?

“Se non chiedo troppo, andresti tu al posto mio?”

Tutti questi modi di fare la richiesta mostrano che il parlante è consapevole del “costo” che l’altro o l’altra deve “pagare” per soddisfarla. Attenzione: “ti scoccia” e “ti secca”, ma potrei dire anche “ti dà fastidio” (“ti dà fastidio se fumo?”) sono espressioni colloquiali, informali, quindi usale solo con persone che conosci bene.

Undici: il “pure” nelle richieste / invito. Alcune richieste, che sono anche un po’ degli “inviti”, possono essere formulate all’imperativo, a condizione che il verbo sia seguito dall’ultima delle nostre paroline magiche (questa, però, non ce la insegnano i nostri genitori), cioè il “pure” :

Ti è piaciuta la torta? Prendine pure un’altra fetta!”

Accomodati pure!”

“Ben arrivato, Signor Carletti, entri pure.”

Mi aggancio a questi ultimi due esempi per ricordarti di tenere sempre presente la possibilità di rivolgerti all’altro parlante usando o il tu o il Lei.

La frase “Ti è piaciuta la torta? Prendine pure un’altra fetta!” è informale e per questa ragione ricorre al “tu”: probabilmente i partecipanti alla conversazione si conoscono bene, sono amici, familiari, compagni di scuola, colleghi di lavoro.

La frase “Ben arrivato, Signor Carletti, entri pure” è formale, e per questo motivo contiene un “Lei” di cortesia: probabilmente questo Signor Carletti è una persona con cui, chi sta parlando, non ha una relazione stretta, non una conoscenza intima e profonda, e potrebbe essere di età o di status sociale superiore.

Quindi, quando parli o quando scrivi, nella scelta tra il “tu” e il “Lei” ricordati sempre di considerare anche l’intimità che esiste tra te e l’altro parlante, così anche come la sua età, il suo status sociale, eccetera. Su questo aspetto, ti consiglio di guardare il mio video sul “Lei”, questo qua.

Inoltre, quando stai iniziando una conversazione con qualcuno che non conosci (magari per strada, al bar, in giro) è una buona idea iniziare con “scusa” (se dai del “tu”) o “scusi” (se dai del “Lei”), oppure con un saluto.

Scusi, mi sa dire che ore sono?”

“Salve, ha per caso visto un portafoglio? Non lo trovo più, non so dove l’ho perso…”

“Ciao, scusa, non è che potresti solo spostare la macchina, per favore?”

Una cosa che devi ricordare è che il tipo e il numero di strategie di attenuazione deve essere proporzionale alla “portata”, diciamo, della richiesta: allo sforzo, all’impegno che stiamo chiedendo all’altra persona, o alla dimensione della privazione che la soddisfazione della richiesta produce come conseguenza. Ok, l’ho detta un po’ difficile, intendo dire… alla rottura di coglio** che stai causando all’altra persona.

Ad esempio, per chiedere un euro in prestito, può essere sufficiente dire “mi presti un euro, per favore?”, usando una delle nostre paroline magiche, o anche “mi presteresti un euro?” al condizionale, o ancora “puoi prestarmi un euro?” con un verbo modale. Ma… se dobbiamo chiedere un prestito di mille euro, beh, in quel caso, è necessario rimboccarsi le maniche e usare il maggior numero possibile di strategie di attenuazione, tipo: “Senti, mi rivolgo a te che sei così generoso, se non pago questi mille euro di multa rischio di perdere la patente. Non è che, per cortesia, se non è uno sforzo troppo grande per te, potresti prestarmeli? So che ti sto chiedendo tanto, ma… ti prometto che te li restituirò il mese prossimo, appena mi arriva lo stipendio, lo giuro!”

Un’ultima cosa è che, come spesso accade, la cortesia è una caratteristica culturale, che dunque varia di Paese in Paese, ma anche, in Italia, varia di regione in regione. Per esempio, lo stereotipo vuole che noi piemontesi siamo “falsi e cortesi”. E, in generale, penso sia abbastanza vero: siamo poco diretti nell’esprimere il nostro mondo interiore e, se vogliamo fare una richiesta, ma anche una critica o mostrare disappunto, lo facciamo in maniera molto “attenuata”, con varie di queste strategie. In altre parti d’Italia, magari, le cose stanno diversamente ed è culturamente più accettabile essere diretti, essere franchi. Ad esempio a Roma, dove, non so, sto generalizzando, ma… la gente, se vuole dirti qualcosa, tendenzialmente, te la dice con più franchezza, senza farsi troppi problemi.

Tra l’altro questo, come dicevo, non ha a che vedere solo con le richieste, ma anche, per esempio, con la maniera in cui si rifiuta un invito (che può essere una cosa non piacevole) oppure il modo in cui si fanno critiche ad altre persone, o si mostra il proprio disappunto, o si danno consigli. Comunque, questi sono altri argomenti che riguardano l’interazione in italiano, ma se t’interessano, fammelo sapere nei commenti e magari farò altri video. Nel dubbio, secondo me, è sempre meglio essere cortesi per non rischiare di offendere qualcuno. Se poi ti accorgi che gli altri sono molto più diretti di te, allora, forse conviene adattarsi al loro modo di interagire con gli altri.

Bene, è il momento di salutarci. So che sei triste, ma nel PDF che ho preparato assieme a questo video troverai riassunte tutte le informazioni del video; inoltre, al suo interno, troverai un po’ di esercizi che ti aiuteranno a mettere alla prova quanto ti ho detto. Quindi ti aiuterà un sacco a consolidare questo argomento.

Fammi sapere se il video ti è piaciuto, e lascia un commento, per favore… o forse dovrei dire:

“Volevo sapere se potevi lasciare un commento, per piacere” …o…

“Lasceresti gentilmente un commento?”

“Potresti, cortesemente, lasciare un commento?” …o…

“Non è che potresti, cortesemente, lasciare un commento? Se non ti secca…”.

Tu, come lo diresti? Ora, se vuoi sapere tutto su come si usa il “Lei” di cortesia, puoi dare un’occhiata a questo video.

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