Come distinguere gli ACCENTI italiani?
Trascrizione
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Lo sapete, ho una passione per gli accenti italiani e la loro incredibile varietà. Su questo canale ne ho già analizzati diversi; oggi invece voglio parlarvi di differenze macroscopiche tra accenti del Nord, del Centro e del Sud, in modo da aiutarvi a capire da dove viene a grandi linee una persona in base ad alcune caratteristiche fonetiche. Siete pronti?
Benvenuti su Podcast Italiano, il canale per chi impara o ama la lingua italiana.
Una piccola avvertenza: la divisione in Nord, Centro, Sud non riflette esattamente le divisioni amministrative del paese. Il nord fonetico, per esempio, include anche parte delle Marche (che sono una regione centrale), mentre il basso Lazio (quindi ancora centro) è foneticamente già meridionale. E c’è poi la Sardegna, che è un caso curioso e di cui oggi non parlerò (scusate amici sardi, prometto che rimedierò in futuro). Vediamo.
Attenzione: stiamo ora parlando di pronunce regionali dell’italiano, non di dialetti, che sono vere e proprie lingue separate. Chiaramente la fonetica dei dialetti influenza la pronuncia delle varietà regionali di italiano parlate nella stessa zona, ma non confondiamo le due cose: il napoletano non è l’italiano che si parla a Napoli con accento napoletano.
Partiamo dalle consonanti.
Generalmente la S tra due vocali al nord si pronuncerà sonora, /z/ (rosa, cosa, fase, caso), mentre al Centro-Sud (Toscana esclusa) si pronuncia sorda /s/ (rosa, cosa, fase, caso). Come in spagnolo. E questo è un buon punto di partenza per determinare da dove viene una persona.
Solamente in Toscana tra due vocali sono possibili entrambi i fonemi, /s/ e /z/: quindi un toscano con un accento tradizionale dirà, per esempio, inglese ma francese, disegno ma deserto, lui mi chiese, ma le due chiese, casa ma caso:
Tuttavia oggi anche in Toscana questa distinzione sembra stia sparendo e si tende a mettere sempre /z/ tra vocali, un po’ come al Nord. Inglese, disegno, lui mi chiese, ecc. Ma se ci sono toscani all’ascolto, fatemi sapere voi come pronunciate queste parole.
A proposito della S, i due fonemi /s/ e /z/ negli accenti più marcati del Nord si pronunciano con la lingua un po’ arretrata, un po’ indietro, nella zona degli alveoli, quindi /s̠/ e /z̠/. Avete presente [la S dello spagnolo di Spagna]?
Quella. Ora, i giovani tipicamente dicono [s] anche al nord, ma dipende anche dalla zona. Chi ha un accento più marcato, comunque, dirà sasso, cosa, Siena, senza, rosa, peso. Sentite.
I suoni /b/ e /ʤ/ di Fabio e Luigi di norma raddoppiano sempre dopo una vocale al Centro (ma non in Toscana!) e al Sud. Quindi avremo lib(b)ro, ab(b)ile, Fa(b)bio, la (b)barca; ma anche Lui(g)gi, la (g)gente, fag(g)ioli e pi(g)giama.
In Toscana questo non succede però, perché /b/ e /ʤ/ in questa posizione diventano [β] e [ʒ], dunque abile e agile, libro, Fabio, la barca; e la gente, fagioli, pigiama.
Prima di continuare introduciamo lo sponsor di oggi che è Speakly, che in italiano significa… “parlamente”? Speakly è un’app per imparare le lingue, ed è indubbiamente una delle più fighe che io abbia mai provato, e non lo dico perché mi pagano ma perché è davvero così, io non uso molte app linguistiche ma Speakly è davvero bella. Come funziona? Si sceglie la lingua da imparare e il proprio livello, che si può determinare con un test. Fatto ciò si può iniziare a imparare, e con Speakly si impara con delle frasi, che hanno come obiettivo quello di aiutarci ad acquisire le 4000 parole più comuni di una lingua. E perché proprio 4000? Perché statisticamente con quelle uno se la può cavare nell’87% delle situazioni di vita reali, secondo le ricerche dei creatori dell’app.
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Due aspetti che mi piacciono molto:
Uno è il fatto che si possono facilmente trovare spiegazioni grammaticali quando si hanno dei dubbi; questo è molto bello. E due, la grafica davvero figa e la fluidità dell’app, nel 2022 questo è importante.
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Ho già dedicato un video intero a quei suoni che in italiano neutro (e al Centro-Sud) si pronunciano sempre lunghi dopo una vocale, sono le cosiddette “consonanti rafforzate”: /ʃ/ /ɲ/ /ʦ/ /ʣ/ /ʎ/, presenti in parole come coscia, ragno, azione, azoto, figlio. Di questi cinque al Nord tre /ʃ/ /ɲ/ /ʎ/, tendono a pronunciarsi brevi, soprattutto /ʃ/ e /ɲ/, quindi al posto di coscia e ragno, pesce e lasagne avremo coscia e ragno, pesce e lasagne. Sentite la differenza?
La C dolce di ciao (/ʧ/) quando si trova dopo una vocale al Centro e al Sud diventa /ʃ/. Avremo quindi bacio, la cena, pece. Attenzione, non sto parlando di questo pesce, ma di questa pece, cioè, mi spiego: al Nord avremo pece e pesce (con /ʃ/ breve); al Centro-Sud invece pece (sempre con /ʃ/ breve) e pesce (con /ʃʃ/ lunga). Curioso, vero? Ma questo, però, non succede quando /ʧ/ è doppio, quindi faccia, accendere ed eccessivo. Solo con la /ʧ/ singola dopo una vocale, e anche tra due parole, quindi la cena è alle cinque.
/ʧ/ e /ʤ/ al Nord invece si articolano spesso in un modo diverso dal resto d’Italia, senza questa posizione delle labbra, /ʧ/ e /ʤ/, che è tipica del Centro-Sud e della pronuncia standard. Il suono è dunque meno scuro: senti la differenza tra cena e cena, ciao e ciao o gente e gente, Gianni e Gianni?
Le combinazioni di /n/, /l/, /r/ più /s/ al Centro e al Sud tendono a pronunciarsi /nts lts rts/, quindi come se avessero una zeta. Parole come penso, falso e corso si pronunceranno penso, falso, corso, ma questo avviene anche nelle sequenze di parole: non so, in sette, con Simone.
Al Centro e al Sud (Toscana esclusa) i fonemi occlusivi sordi /p, t, k/ (pane, tazza, casa) tendono a essere pronunciati in maniera sonorizzata dopo una vocale (ma a volte anche consonante). Cioè, vuol dire che si aggiunge una leggera vibrazione delle corde vocali, che li porta ad avvicinarsi più o meno (dipende anche dalla regione) al suono di /b, d, g/, che sono gli stessi fonemi ma sonori, quindi con la vibrazione delle corde vocali. Avremo quindi pronunce come aperto, voto, fuoco. E ciò avviene anche in sequenze di parole: Hai capito la poesia? diventa qualcosa come Hai capito la poesia?. Ecco, non necessariamente Hai gabido la boesia?, ma una via di mezzo, con delle /p/, /t/ e /k/ più deboli, Hai capito?
Tradizionalmente le doppie al Nord non si pronunciano, non si pronunciavano, questo perché nei dialetti settentrionali non esistono proprio. Per influenza dei dialetti negli accenti settentrionali più marcati (di persone anziane, tipicamente) tendono ancora oggi a sparire; tuttavia oggi la maggior parte dei polentoni (come me) le pronuncia senza troppi problemi, perché sono indicate dalla grafia, e quindi abbiamo imparato a dirle.
Rimanendo sulle doppie, c’è però un tratto tipico dell’italiano standard e centro-meridionale che al Nord è praticamente assente, ovvero il mio amato raddoppiamento fonosintattico.
Sarebbero quei raddoppiamenti fantasma di consonanti iniziali dopo alcune parole specifiche: per esempio ho (d)detto, che (v)vuoi, andrò (d)domani, tre (p)persone. Il raddoppiamento non è scritto, ma c’è. **Al Centro e al Sud questo fenomeno è sistematico, anche se il suo funzionamento varia in base alla regione. Al Nord tradizionalmente è assente, anche se per influenza della TV e dell’emigrazione verso il Nord è possibile sentire persone che dicono ho (d)detto, che (v)vuoi, a (m)Milano. Ma ciò avviene tipicamente dopo parole comuni, come ho o che, non è affatto un fenomeno generale.
E le vocali? Le vocali sono un po’ più complicate perché l’italiano standard (o neutro) ha un sistema a sette vocali che si basa sul sistema toscano e che è comune a tutta l’area centrale.
Vi ho già spiegato questa storia che la E e la O hanno due pronunce possibili: sera / bene, Roma / rosa. La distribuzione di questi fonemi aperti e chiusi è molto uniforme nel Centro; al Nord e al Sud la situazione è molto più complessa e meno omogenea, anche all’interno della stessa regione; è difficile riassumere qui le principali differenze, perché è molto variabile. Diciamo comunque che a volte i fonemi non sono nemmeno 7: nel basso Sud (Sicilia, Calabria e Puglia meridionale) o qui in Piemonte, per esempio, sono solamente 5, a volte con dei suoni intermedi tra /e/ — /ɛ/, /o/ — /ɔ/.
Quindi, diciamo che il sistema standard, quello dell’italiano standard coincide sostanzialmente con quello dell’Italia centrale, mentre al Nord e Sud è… è più un Casino.
E questi sono alcuni dei fenomeni macroscopici che vi possono aiutare a capire da dove viene a grandi linee una persona. Ovviamente ci sono tratti più specifici che ci aiutano a essere più precisi nella nostra individuazione della provenienza di una persona, ma volevo darvi un’idea generale.
Scrivetmi nei commenti: conoscevate questi tratti fonetici? Siete in grado di capire la provenienza di una persona e, se sì, come fate? E ancora, quale accento vorreste che analizzassi in un prossimo video?
A proposito di pronuncia, sto lavorando a un corso sulla pronuncia neutra dell’italiano, se vuoi rimanere aggiornato ti consiglio di iscriverti alla mia newsletter, dove ti darò aggiornamenti futuri. Trovi il link qui sotto.
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