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Come l'INGLESE influenza l'italiano, con @linguaEpassione

April 28, 2024

Trascrizione

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Stefano: No, no, per favore, no.

Davide: “Applicare” al posto di “fare domanda”. Questo si prende un bel dieci da parte mia.

Stefano: Quindi ho tradotto narrativa. Non posso accettare questo uso.

Davide: Ciao amici, sono con il grande Stefano Suigo.

Trascrizione con glossario e audio isolato (sul PI Club)

Stefano: Ciao ragazzi.

Davide: Qui a Bruxelles è una bellissima giornata di…

Stefano: Di… di nuvole.

Davide: Nuvole come… come sempre. Stefano, tu sei un grande poliglotta, ma sei anche un grande traduttore. Non fai più il traduttore ultimamente, ma l'hai fatto per molto tempo.

Stefano: Sì, ho fatto almeno 18—20 anni nella traduzione.

Davide: E come tu mi insegni, c'è una grande insidia che… a cui bisogna prestare molta attenzione facendo questo mestiere ma anche parlando la propria lingua che è… che sono i calchi. Negli ultimi tempi grazie o a causa della grandissima diffusione dell'inglese anche in italiano si stanno diffondendo alcuni calchi, cioè alcune strutture linguistice… linguistiche che sono evidentemente influenzate dall'inglese. E oggi vogliamo parlare dei calchi che ci danno più fastidio e valutarne il grado di fastidio? Il fattore…

Stefano: Fattore trigger… Tanto per citare una parola inglese.

Davide: Fattore innesco? Da 1 a 10. Quindi abbiamo preparato una lista e adesso li vediamo uno per uno.

Prima di iniziare un'avvertenza: non prendere questo video troppo sul serio. Io e Stefano amiamo le lingue, sappiamo come funzionano e sappiamo che cambiano, soprattutto il loro lessico. Al tempo stesso abbiamo le nostre preferenze, le nostre idiosincrasie, come tutti. Quindi non prendere troppo sul serio il video.

Stefano: Allora, il primo è “introdursi”, il verbo “introdursi”, usato per significare in realtà “presentarsi”. Viene naturalmente dall'inglese, “to introduce oneself”.

Davide: Questo è molto fastidioso, infatti io darei un 9 su 10, perché il verbo presentarsi è un verbo basilare dell'italiano, quindi non posso accettare che uno si presenti dicendo “mi introduco” che sembra “mi introduco furtivamente in una casa” [Stefano: Esatto!] oppure che introduco un'altra persona al posto di presentarla. Non lo accetto questo.

Stefano: No, neanche io, sono d'accordo, anche io darei un bel 9 su 10, anche perché il verbo “introdursi” mi fa subito pensare a qualcosa di criminale [Davide: Sì], qualcosa di negativo, qualcuno che si introduce in casa mia per rubarmi la collezione di, non lo so, farfalle che non ho.

Davide: La tua collezione di Assimil.

Stefano: Probabil… I dizionari, esatto.

Davide: Ok, passiamo alla seconda [Stefano: Vai.] che è “applicare” al posto di “fare domanda” quindi c'è una… una proposta di lavoro che ormai si chiama “job offer” direi… e tu…

Stefano: Una job offer e tu ti applichi… no, e tu applichi!

Davide: Io credo si dica più nella forma “applicare”, “ho applicato”.

Stefano: Esatto, anche secondo me, anche secondo me, sì.

Davide: E non tanto “mi sono applicato” perché “applicarsi” in italiano ha il significato di fare uno sforzo, no? [Stefano: Esatto.] “Mi applico”, cioè “mi sforzo”.

Stefano: …nello studio dell’italiano. “Mi applico nello studio dell'italiano” significa “mi sforzo a studiare italiano”.

Davide: Esatto.

Stefano: A questo io darei un bel 8 su 10, 8 su 10 perché lo tollero un po’ di più rispetto a “introdursi” in quanto in italiano, per dire “to apply for” dobbiamo usare due parole, no? “Fare domanda”.

Davide: Quindi è comprensibile, dici?

Stefano: Riesco ancora… ancora a comprenderlo un po’ di più. Tu?

Davide: Io ho un otto e mezzo [Stefano: Ok.] perché comunque sì, due parole, però una sillaba in più. “Applicare”, “fare domanda”. Cioè dai, non è così difficile.

“Ho fatto domanda” per un lavoro, non “ho applicato”.

Stefano: Siamo comunque a livelli alti, eh, perché 8 e 9…

Davide: Sì, danno abbastanza fastidio. Ok, poi questa è interessante, non so quanto sia effettivamente diffusa, ma....

Stefano: La preposizione “in” usata in senso temporale al posto di “fra” o “tra”, per dire “fra un po di tempo”, per esempio, anziché “ci vediamo fra 2 ore in piazza”, comincio a sentire le persone che dicono “ci vediamo in 2 ore in piazza”.

Davide: Sì.

Stefano: …e questo non è corretto in italiano.

Davide: No, questo è terrificante. Devo dire, questo è davvero terrificante e questo si prende un bel dieci da parte mia.

Stefano: Siamo d'accordo anche su questo. Perché…

Davide: Perché cioè, questa è proprio una preposizione… un uso cardine di una preposizione cardine dell'italiano. Cioè, non puoi sbagliarla, non posso accettare questo nuovo uso.

Stefano: Sono d'accordissimo anche io. Anche per me arriva un bel 10 su 10, proprio quasi a cercare di fermare il… il fenomeno sul nascere. Mi piacerebbe proprio [Davide: Esatto.] estinguerlo sul nascere. [Davide: Stroncare…] Non sarà facile, non sarà facile, so che…

Davide: L'uso corretto di “in” in italiano indica la totalità di… del tempo richiesto per fare qualcosa. Quindi “facciamo questo video in 20 minuti”, vuol dire che ci mettiamo 20 minuti per farlo. [Stefano: Perfetto.] Non vuol dire che lo facciamo tra 20 minuti.

Stefano: C'è una bella differenza fra “lo facciamo fra 20 minuti” e…

Davide: Sì, ce ne passa di acqua sotto il ponte.

Stefano: Ce ne passa di acqua, bravo.

Davide: Ti voglio parlare del problema con “con”. O forse dovrei dire ti voglio parlare del problema di “con” perché questa preposizione “con” sempre più spesso viene utilizzata in costruzioni come il problema sarebbe “di” in italiano standard, possiamo dire, ma si sente spesso il problema “con” qualcosa.

Stefano: Esatto, anche questo viene direttamente dall'inglese e devo avere una certa tolleranza verso questo… verso questo uso [Davide: Sì.] semplicemente perché mi sono scoperto a… a fare lo stesso tipo di errore la settimana scorsa.

Davide: Quindi…

Stefano: E quindi do un 6 su 10 a questo che comunque è sempre la sufficienza, sei, perché ho detto… l'ho usato… ho usato “con” in un… in un altro contesto. Ho detto “contento con*” o “soddisfatto con*” quando in italiano anche qui dovremmo avere “di”, quindi spesso mi sembra di capire che laddove nell'inglese c'è “with” tendiamo a confonderci e usare “con” al posto di “di” in italiano.

Davide: Allora, anch'io darei un voto un po’ più basso, sono un po’ più tollerante in questo caso, forse darei un sei e mezzo, però ecco, quello… l'uso che hai fatto tu mi dà più fastidio. [Stefano: Ayayay!] “Soddisfatto con* qualcosa”, “soddisfatto con* qualcosa” mi sembra peggio. Ovviamente stiamo parlando di preferenze personali e idiosincrasie.

Stefano: Esatto.

Davide: Proseguendo… Ah, questa è bella, questa è bella.

Stefano: Questa è bella, sì. Allora l'espressione “non è il caso” e viene usata, ho l'impressione, sempre più spesso per tradurre l'inglese “this is not a case”. Nel senso, “non è questo il caso” in italiano, bisognerebbe dire “non è questo il caso”.

Davide: Esatto.

Stefano: Invece senti sempre più spesso dire “non è il caso” che in italiano ha un significato completamente diverso e molto difficile da tradurre.

Davide: Sì. Che significa qualcosa come “non è appropriato”.

Stefano: Per esempio “Dai Davide, facci vedere come sai ballare la Macarena”.

[Macarena]

Davide: Ma no guarda, non è il caso.

Stefano: Perfetto. “Meglio di no”, significa “meglio di no”, “meglio lasciar perdere”.

Davide: “Meglio di no”, esatto. Ci sono meno cinque gradi qui a Bruxelles. Usciamo di casa in maniche corte? Ma no, guarda, forse… forse non è il caso.

Stefano: Non è il caso, non è proprio il caso. Meglio non farlo.

Davide: Quindi, un uso abbastanza diverso. Però sì, anch'io l'ho notato, mi sembra in espansione.

Stefano: Quanto di triggera?

Davide: Otto. Mi dà abbastanza fastidio.

Stefano: Sì, sì, io darei un sette, per me è un sette.

Davide: Vedo che siamo in linea, dobbiamo…

Stefano: Siamo abbastanza in linea.

Davide: Dobbiamo avere un po’ più di… di disaccordo.

Stefano: È vero.

Davide: Questa me l'hai… l'hai proposta tu.

Stefano: Sì.

Davide: Non so quanto sia effettivamente diffusa, però se tu l'hai sentita mi… mi fido, ovvero “affettare” usato come “affect” che è una delle cose che correggo più spesso ai miei studenti perché in italiano “to affect” non si dice “affettare”. “Affettare” vuol dire “fare a fette”.

Stefano: “Tagliare”.

Davide: Tagliare il prosciutto o il pane, affettare il pane. In italiano ci sono vari modi di dirlo, è molto complesso. Una traduzione potrebbe essere “influire su qualcosa” e ultimamente sto sentendo un altro verbo che secondo me è un po’ influenzato da “affettare” che è “impattare”. “Questa cosa impatta molto sulle nostre decisioni”.

Stefano: Quello tantissimo, tantissimo, cioè “impattare” lo… lo vedi proprio anche scritto negli articoli, online, lo vedi lo vedi anche per iscritto, invece “affettare” usato in quel modo è molto raro, è molto raro sentirlo usare ma quando lo senti è un dieci. Cioè, quando senti “affettare” al posto di “influire su” per me è un 10/10. Non so tu cosa ne pensi.

Davide: Guarda, io non so se l'ho mai sentito. Ovviamente l'ho sentito da stranieri che [Stefano: Sì.] giustamente lo usano perché si usa così in spagnolo, in portoghese, in francese anche, no? “affecter” [Stefano: Sì.] Quindi l'italiano forse è un po’ la pecora nera [Stefano: Già.] delle lingue romanze in questo caso. Se lo sentissi, probabilmente sarei così basito che… cioè non potrei nemmeno dare un voto.

Stegano: Sarebbe un undici!

Davide: Il voto è “Ma sei serio?” Cioè, che stai dicendo? Mi sembra... Mi sembra davvero bizzarro.

Davide: Poi, questo è un grande classico. In realtà pare che sia un calco in uso da molto tempo, addirittura dagli anni venti, secondo un articolo che ho trovato, che è “realizzare” usato con il significato di “rendersi conto” [Stefano: Sì.] o “accorgersi”. “Ho realizzato* che non sarei uscito di casa perché faceva… non avevo voglia”.

Stefano: Allora questo devo dire che è da talmente tanto tempo entrato dall'inglese, proprio è ufficiale, è riconosciuto che che è un calco dall’inglese.

Davide: Sì, questo si trova sul dizionario anche.

Stefano: C’è proprio sul dizionario esatto, è da talmente tanto tempo nel… nella lingua italiana, è sul dizionario, che per me è un 3 su 10 ecco, non di più ed è un verbo che io cerco di evitare di usare ma che ogni tanto uso anch'io, lo ammetto [Davide: Sì.], quindi non potrei dare un voto più alto del 3, ecco.

Davide: Anche a me dà poco fastidio, forse anche meno di te, dai, uno e mezzo.

Stefano: Wow!

Davide: Non mi dà fastidio. Non lo uso perché… tra l'altro dicevi che anche a te quando eri a scuola di traduzione dicevano di non usarlo.

Stefano: Esatto, il motivo forse per cui io do un tre e tu dai uno e mezzo soltanto è che io alla scuola di traduzione ho avuto un insegnamento molto, molto…

Davide: Militaresco.

Stefano: Forse. In particolare sul… sullo stare attenti a non tradurre “to realize” come… come “realizzare” ma come “rendersi conto”, quindi questo mi ha un po’ lasciato dei segni probabilmente e oggi il mio voto è un po più alto del tuo.

Davide: Ci sta, ci sta. Dicevo anche a te perché anch'io in realtà ho studiato traduzione. Credo che anche a me fosse stata detta la stessa cosa su… su “realizzare” però non mi dà così fastidio, è abbastanza usato eh…

Narrativa. La narrativa del, che ne so, di questo…

Stefano: Politico magari.

Davide: …movimento, la narrativa che si fa di questa questione.

Stefano: Siccome io ho tradotto della narrativa [Davide: Hai tradotto…]  nella mia vita ho tradotto dei libri, dei romanzi, quindi ho tradotto narrativa, non posso accettare questo uso di “narrativa” e do un bel 9 su 10.

Davide: E anch'io darei più o meno un nove, dieci forse addirittura. Credo sia tra l'altro un uso proprio esploso negli ultimi cinque anni. Ed è ovviamente un calco di “narrative”.

Stefano: Sì.

Davide: Se si vuole trovare un sostantivo è meglio dire “narrazione” che comunque è un nuovo uso. Una visione, la visione, il…

Stefano: “Versione” anche.

Davide:  “La versione”, esatto.

Stefano: Se ci pensi, anche versione in certi contesti può tradurre “narrative”.

Davide: Ma non “la narrativa”. Per favore, vi preghiamo.

Stefano: No, no, per favore, no.

Davide: Ah, questo è interessante perché è un cambiamento che ho notato io nella mia vita. Ti faccio un quiz, ti faccio una… un quiz è un anglicismo?

Stefano: No, va bene, “quiz”... [Davide: Il quiz.] “Quiz” esiste.

Davide: Quindi, lavoro in una determinata azienda. Prendiamo il nome proprio di un'azienda. [Stefano: Ok.] “Fiat”, tu lavori _ “Fiat”. Completa. Fill in the blank.

Stefano: “Io lavoro in* Fiat”, direi.

Davide: “In Fiat”?

Stefano: Sì.

Davide: Quindi tu sei già vittima del… Un tempo si diceva “lavoro alla Fiat”. Però questo è cambiato perché ormai le aziende o le compagnie, come qualcuno le chiama…

Stefano: Le “compagnie” è un altro di questi!

Davide: È molto più comune che… che usino “in” al posto di “alla” o… sì, “alla Fiat”. “In Fiat”, “lavoro in Fiat”. E credo che con… con le aziende… è giusto questo uso di “con”?

Stefano: Forse.

Davide: E credo che nel caso delle aziende più tecnologiche sia ancora più evidente.

Stefano: Esatto, esatto.

Davide: Quindi non direi mai “lavoro alla Microsoft” ma “lavoro in Microsoft”.

Stefano: Bravo. Esatto. Sì. Sì, è molto diffuso tanto che io… hai visto? Ho detto subito “in”.

Davide: Sì.

Stefano: Quindi, questa cosa affetta* anche me.

Davide: Questa cosa…

Stefano: No. Influisce anche su di me.

Davide: Impatta su di te!

Stefano: Impatta. Diciamo che impatta.

Davide: Beh, non è solo la preposizione articolata, l'articolo in sé. Quindi “la Fiat” ha prodotto quest'auto, ma “Microsoft” ha prodotto un computer.

Stefano: Vero. Verissimo. Bravo. Bravo.

Davide: Nessuno direbbe “la Microsoft”.

Stefano: Ottima osservazione.

Davide: E oggi però si inizia a sentire “Fiat ha lanciato una nuova auto”.

Stefano: Ok, vedi la differenza come…

Davide: Per esempio, prendiamo un… un marchio automobilistico moderno Tesla. Ormai tutti… cioè tutti direbbero “Tesla ha lanciato un nuovo SUV”, non “la Tesla”.

Stefano: “La Tesla” è l'automobile. È vero.

Davide: Ok sì, l'automobile… Sì sì sì.

Stefano: Se io dico “la Tesla” tu pensi subito a un'automobile di quella marca.

Davide: Sì.

Stefano: È vero, bello bello.

Davide: Quindi, Stefano, ci danno fastidio molte parole. Siamo un po’ pedanti, forse.

Stefano: Siamo un po’ pedanti, ma siamo anche…

Davide: Ma abbiamo anche dei difetti.

Stefano: Sì, e siamo anche consapevoli del fatto che è una questione di tempo. Fra… fra qualche tempo alcune di queste espressioni saranno state usate così tanto che saranno entrate quasi nella norma e non ci potremo fare più niente.

Davide: Certo. Devo dire comunque che a me danno molto più fastidio gli anglicismi crudi, presi senza alcuna modifica dall'inglese e schiaffati in italiano rispetto a questi calchi semantici o strutturali come si chiamano, perché alla fine è qualcosa di di normale, che è sempre stato fatto. Ciò che non è stato semp… che non è sempre stato fatto invece è proprio prendere una valanga di parole da un'altra lingua senza adattarle in alcun modo.

Stefano: Bravo.

Davide: Fateci sapere se ne avete altri? Quali sono i calchi che vi danno più fastidio?

Stefano: Esatto. Vogliamo i dieci, Vogliamo i 10 su 10. Dateci…

Davide: Vogliamo la vostra lista. Stefano Il tuo canale si chiama…

Stefano: “Lingua e passione”.

Davide: Quindi, ti vedremo presto attivo sul tuo canale [Stefano: Yep.] e ci vediamo lì.

Stefano: Ciao.

Davide: Andate a vederlo.

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