Ti proibISCO di aprire questo video (perché -ISCO?)
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Perché si dice “capisco” ma non “dormisco”?
E perché si dice “io finisco” e “loro finiscono” ma non si può dire “noi finisciamo” e “voi finiscete”? No, “finiamo” e “finite”.
Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club
Insomma, perché alcuni verbi in italiano aggiungono questo -isc- e altri no? In questo video ti spiegherò quali verbi seguono questa regola, in quali tempi verbali, e perché esistono queste forme particolari. Questo video ti aiuterà con una particolarità dell’italiano che inganna il 99% degli studenti di italiano. Forse, probabilmente, anche te.
Ah, io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama l’italiano. Attiva i sottotitoli se ne hai bisogno e ricorda che la trascrizione integrale del video si trova sul mio sito web. Come sempre, poi, ho preparato un PDF che riassume tutto quello che dirò in questo video e lo integra con altri esempi e informazioni. Puoi scaricarlo al link in descrizione, oppure scansionando questo comodo codice QR. Incominciamo!
Dunque, questa particolarità dell’italiano riguarda i verbi che finiscono, all’infinito, in -ire (come finire, capire, colpire ecc.) e trova la sua spiegazione, come quasi tutto in italiano, nel latino. In latino esisteva lo stesso suffisso -isc- che, però, dava il significato di inizio a un verbo. Quindi, per esempio, “rubeo” significava “sono rosso, di colore rosso” ma “rubesco” significava “divento rosso” oppure “arrossisco”; “floreo” significava “fiorisco” e “floresco” significava “inizio a fiorire”. Ecco, tieni a mente questo fatto, perché ti tornerà utile tra un attimo.
Comunque, questi verbi in latino si chiamavano “incoativi”, da “incohāre”, che significa, guarda un po’, “iniziare”. A volte questo nome, “incoativi”, viene usato anche nelle grammatiche italiane ma io preferisco non usarlo, perché, in realtà, in molti casi, questo significato di “inizio dell’azione” che c’era in latino, in italiano, non c’è più.
Abbiamo detto che questo riguarda i verbi della terza coniugazione, in -ire. Ma non tutti, perché in questo gruppo ci sono due sottogruppi: quello di verbi come partire e dormire, che seguono la coniugazione regolare, e poi quello di verbi come capire o finire, che invece hanno le forme in -isc.
Mentre i normali verbi della terza coniugazione seguono le forme normali, e quindi abbiamo “io dormo, tu dormi, lui/lei dorme, noi dormiamo, voi dormite, loro dormono”, i verbi -isc- hanno questo suffisso -isc- che compare alle tre persone del singolare e alla terza persona plurale, e quindi “io capisco, tu capisci, lui/lei capisce”, ma poi “noi capiamo, voi capite” e “loro capiscono” .
Quindi attenzione alle forme “noi” e “voi”, dove -isc- non compare. Questo è un errore molto comune. E fai anche attenzione alla pronuncia, perché cambia: se abbiamo “o” allora si pronuncia /sk/, quindi “capisco, capiscono”; ma se abbiamo “e” o “i” abbiamo /ʃ/ : “capisci, capisce”. E questo segue le normali regole di pronuncia dell’italiano: finisco come sconto, per esempio, finisci come sci, finisce come pesce.
A proposito, il motivo per cui le forme “noi” e “voi” sono riasparmiate da -isc- pare essere la regolarità dell’accento: aggiungendo una sillaba in più, l’accento cade sempre sulla stessa sillaba: finisco, finisci, finisce, finiamo, finite, finiscono. Bello e regolare! Il che spiegherebbe perché -isc-, in italiano, si è esteso a verbi che in latino non ce l’avevano, perdendo il significato di “inizio del processo” che c’era in latino.
Abbiamo visto che questo succede solo con alcuni verbi -ire, ma quali? E succede in tutti i tempi verbali? No, la risposta è che succede solo in alcuni. Il primo, lo abbiamo visto, è il presente dell’indicativo: “capisco, capisci, capisce…” . Gli altri tempi verbali in cui troviamo forme con -isc- sono quelli che, per certi versi, “assomigliano” all’indicativo presente: il congiuntivo presente e l’imperativo. In che senso?
Il congiuntivo presente “assomiglia” all’indicativo presente nel senso che ha le stesse irregolarità e quindi, per esempio, il verbo uscire fa “io esco” all’indicativo e “io esca” al congiuntivo. Allo stesso modo prende la stessa forma dei verbi -isc- e quindi con il verbo capire l’indicativo è “io capisco” e il congiuntivo è “io capisca, tu capisca, lui/lei capisca, noi capiamo, voi capiate, loro capiscano” . E così anche gli altri verbi: “io finisco” diventa “io finisca”, “io pulisco” diventa “io pulisca” e così via: ma attenzione a finiamo e puliamo, e finiate e puliate. Qui non c’è -isc-.
Poi, c’è l’imperativo. Questo, in realtà, non è un tempo: è un modo verbale che, per certi versi, assomiglia al presente indicativo, perché molte forme sono uguali. Quindi l’imperativo di finire è “finisci!”. Il condizionale, invece, va per i fatti suoi: “finirei, finiresti, finirebbe”. Idem per il gerundio, che fa “finendo”. E quindi “sto finendo il lavoro”. Idem per il participio passato, “finito”.
Ora che abbiamo visto quando e come alcuni verbi prendono -isc-, non resta che rispondere alla domanda da un milione di euro. Quali sono i verbi che ce l’hanno? Rispetto a questo, abbiamo una notizia cattiva e una buona. La notizia cattiva è che, guardando o ascoltando la forma all’infinito del verbo, non possiamo sapere quali saranno i verbi in -isc-. Mi dispiace.
Pulire vuole -isc-? Sì, pulisco.
Offrire lo vuole? No, perché si dice “offro” (e, se parli spagnolo, scommetto che l’hai sbagliato)! Vero? Scrivimi un commento se è così.
La buona notizia, però, è che possiamo fare delle generalizzazioni. Ti ricordi che all’inizio del video ho detto che in latino i verbi incoativi, cioè gli antenati dei verbi in -isc-, erano quelli che indicavano il fatto di “iniziare” a fare qualcosa? O che qualcosa iniziava ad accadere? Ecco, di questa sfumatura di significato è rimasta qualche traccia anche in italiano, in alcuni casi. In latino, come abbiamo detto, i verbi incoativi (questi verbi con -isc-), indicavano l’inizio dell’azione o di un processo. In italiano, in alcuni casi, i verbi con -isc- indicano un cambiamento di stato, il fatto di diventare qualcos’altro.
Per esempio, hanno la forma in -isc- i verbi che -ire che indicano un cambio di colore: arrossire, arrossisco significa “diventare rosso”; impallidire, impallidisco cioè diventare pallido. Si dice delle persone quando perdono il colore, perché hanno paura o perché stanno male e impallidiscono. Annerire, annerisco, che significa “diventar nero, o far diventare nero”. Ma abbiamo anche “scolorire, scolorisco”: questo possiamo dirlo dei vestiti quando perdono il colore che avevano quando li abbiamo comprati. Ma anche chiarire e chiarisco, che significa “rendere più chiaro”, sia in senso letterale (e quindi fare in modo che qualcosa cambi colore) ma anche in senso figurato (e cioè che qualcosa diventi più “comprensibile”, quindi “chiarisco la mia opinione su questa questione”).
Oltre a questi, contengono il nostro -isc- anche alcuni verbi della terza coniugazione, -ire- che indicano un cambio di stato, di condizione: quindi diventare più grande, più piccolo, più pesante e più leggero. E quindi: ingrandire / ingrandisco, rimpicciolire / rimpicciolisco, appesantire / appesantisco, alleggerire / alleggerisco.
In questa categoria non sono solo le differenze fisiche, come colore e dimensioni, a essere importanti, ma anche i sentimenti: tanti verbi legati ai sentimenti, infatti, hanno -isc: impaurire / impaurisco significa fare paura; impazzire / impazzisco significa diventare pazzo; ingelosire / ingelosisco che significa causare gelosia; inorridire / inorridisco che significa fare orrore, e via così.
Attenzione, però, perché queste categorie di significato non esauriscono (esaurire: ecco, ne ho detto un altro), non esauriscono tutti i verbi in -isc- della lingua italiana. Ci sono altri verbi che indicano altri cambi di stato come “arrugginire”, cioè quello che succede al ferro quando è a contatto con l’acqua o “approfondire”, diventare più profondo. Ma poi abbiamo anche verbi come pulire / pulisco, colpire / colpisco, definire / definisco e digerire / digerisco, che non indicano un vero e proprio cambio di stato.
A volte, dalle grammatiche e dai libri di italiano per stranieri, possiamo avere un’impressione sbagliata e cioè che questi verbi siano una minoranza dei verbi -in ire. In realtà però, se guardiamo bene, il nuovo vocabolario di base De Mauro, un vocabolario che si può consultare per scoprire quali sono le parole più usate in italiano, contiene 150 verbi in -ire. Di questi, io ne ho contati 93 che hanno la forma in -isc- e quindi fra le parole più comuni dell’italiano, questi verbi non sono certo una minoranza. Sono comuni.
Bene, vediamo ora quali sono i verbi più comuni con la forma in -isc-. Te li dico direttamente alla prima persona singolare io, ma a schermo ti metto anche l’infinito. Abbiamo:
agisco, arrossisco, capisco, chiarisco, colpisco, contribuisco, costruisco, dimagrisco, diminuisco, distribuisco, fallisco, finisco, guarisco, impaurisco, impazzisco, incuriosisco, inserisco, ingrandisco, obbedisco, preferisco, proibisco, punisco, pulisco, riunisco, sostituisco, sparisco, staiblisco, subisco, tradisco, unisco, e tossisco.
Li conoscevi tutti? Come vedi, si tratta di verbi comuni, che usiamo tutti i giorni.
Fra gli altri verbi in -ire, quelli che NON hanno la forma -isc- i più comuni sono i seguenti (anche questi te li dico alla forma io, che in alcuni di questi verbi è irregolare):
apro, avvengo, bollo, copro, dico, divengo, diverto, dormo, fuggo, inseguo, investo, parto, riempio, riesco, salgo, scopro, seguo, sento, servo, vengo.
Pensavi che qualcuno di questi volesse -isc-? Fammi sapere.
Comunque ti lascio una lista di verbi -isc-, anche con esempi, nel PDF che puoi scaricare al link in descrizione. Prima di concludere, parliamo brevemente dei verbi che traggono in inganno alcuni studenti (e a volte anche qualche madrelingua). Nella mia esperienza di insegnante, mi è capitato di vedere quattro verbi in particolare che spesso gli studenti sbagliano.
Il primo sicuramente è “offrire”. Sarà per l’influenza dello spagnolo che ha “ofrecer”, ma in italiano il verbo al presente non è “offresco” ma “offro”. “Offro”. Si comporta insomma come un regolare verbo di terza coniugazione. Quindi, quando vogliamo essere gentili e vogliamo pagare il caffè a un amico, diciamo “offro io”.
Il secondo verbo è “bollire”: diciamo “l’acqua bolle”, per esempio. E, sempre in un ambito legato alla cucina, abbiamo il verbo “riempire” che fa “riempio” (anche qui, non ti dico l’alternativa sbagliata per evitare che tu ti confonda). E quindi “riempio il bicchiere”, “riempi una bottiglia di acqua”, eccetera. Attenzione, perché si tratta comunque di un verbo irregolare “riemPIO”, con una “i” in più.
Un altro caso fastidioso è la coppia “apparire” e il suo contrario “sparire”. Perché la prima fa appaio, la seconda sparisco. Lo sapevi?
Bene, spero che questo video sia stato interessante e utile e che tu abbia imparato qualcosa di nuovo. Abbiamo visto perché alcuni verbi prendono la forma -isc-, quando la prendono, e quali sono i verbi principali con questo suffisso.
Se vuoi ora un PDF che riassume tutte le informazioni del video, le integra con altri esempi e contiene esercizi per verificare quanto hai imparato, puoi scaricarlo al link in descrizione oppure, di nuovo, scansionando questo codice.
Alla prossima, ciao!
Perché si dice “capisco” ma non “dormisco”?
E perché si dice “io finisco” e “loro finiscono” ma non si può dire “noi finisciamo” e “voi finiscete”? No, “finiamo” e “finite”.
Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club
Insomma, perché alcuni verbi in italiano aggiungono questo -isc- e altri no? In questo video ti spiegherò quali verbi seguono questa regola, in quali tempi verbali, e perché esistono queste forme particolari. Questo video ti aiuterà con una particolarità dell’italiano che inganna il 99% degli studenti di italiano. Forse, probabilmente, anche te.
Ah, io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama l’italiano. Attiva i sottotitoli se ne hai bisogno e ricorda che la trascrizione integrale del video si trova sul mio sito web. Come sempre, poi, ho preparato un PDF che riassume tutto quello che dirò in questo video e lo integra con altri esempi e informazioni. Puoi scaricarlo al link in descrizione, oppure scansionando questo comodo codice QR. Incominciamo!
Dunque, questa particolarità dell’italiano riguarda i verbi che finiscono, all’infinito, in -ire (come finire, capire, colpire ecc.) e trova la sua spiegazione, come quasi tutto in italiano, nel latino. In latino esisteva lo stesso suffisso -isc- che, però, dava il significato di inizio a un verbo. Quindi, per esempio, “rubeo” significava “sono rosso, di colore rosso” ma “rubesco” significava “divento rosso” oppure “arrossisco”; “floreo” significava “fiorisco” e “floresco” significava “inizio a fiorire”. Ecco, tieni a mente questo fatto, perché ti tornerà utile tra un attimo.
Comunque, questi verbi in latino si chiamavano “incoativi”, da “incohāre”, che significa, guarda un po’, “iniziare”. A volte questo nome, “incoativi”, viene usato anche nelle grammatiche italiane ma io preferisco non usarlo, perché, in realtà, in molti casi, questo significato di “inizio dell’azione” che c’era in latino, in italiano, non c’è più.
Abbiamo detto che questo riguarda i verbi della terza coniugazione, in -ire. Ma non tutti, perché in questo gruppo ci sono due sottogruppi: quello di verbi come partire e dormire, che seguono la coniugazione regolare, e poi quello di verbi come capire o finire, che invece hanno le forme in -isc.
Mentre i normali verbi della terza coniugazione seguono le forme normali, e quindi abbiamo “io dormo, tu dormi, lui/lei dorme, noi dormiamo, voi dormite, loro dormono”, i verbi -isc- hanno questo suffisso -isc- che compare alle tre persone del singolare e alla terza persona plurale, e quindi “io capisco, tu capisci, lui/lei capisce”, ma poi “noi capiamo, voi capite” e “loro capiscono” .
Quindi attenzione alle forme “noi” e “voi”, dove -isc- non compare. Questo è un errore molto comune. E fai anche attenzione alla pronuncia, perché cambia: se abbiamo “o” allora si pronuncia /sk/, quindi “capisco, capiscono”; ma se abbiamo “e” o “i” abbiamo /ʃ/ : “capisci, capisce”. E questo segue le normali regole di pronuncia dell’italiano: finisco come sconto, per esempio, finisci come sci, finisce come pesce.
A proposito, il motivo per cui le forme “noi” e “voi” sono riasparmiate da -isc- pare essere la regolarità dell’accento: aggiungendo una sillaba in più, l’accento cade sempre sulla stessa sillaba: finisco, finisci, finisce, finiamo, finite, finiscono. Bello e regolare! Il che spiegherebbe perché -isc-, in italiano, si è esteso a verbi che in latino non ce l’avevano, perdendo il significato di “inizio del processo” che c’era in latino.
Abbiamo visto che questo succede solo con alcuni verbi -ire, ma quali? E succede in tutti i tempi verbali? No, la risposta è che succede solo in alcuni. Il primo, lo abbiamo visto, è il presente dell’indicativo: “capisco, capisci, capisce…” . Gli altri tempi verbali in cui troviamo forme con -isc- sono quelli che, per certi versi, “assomigliano” all’indicativo presente: il congiuntivo presente e l’imperativo. In che senso?
Il congiuntivo presente “assomiglia” all’indicativo presente nel senso che ha le stesse irregolarità e quindi, per esempio, il verbo uscire fa “io esco” all’indicativo e “io esca” al congiuntivo. Allo stesso modo prende la stessa forma dei verbi -isc- e quindi con il verbo capire l’indicativo è “io capisco” e il congiuntivo è “io capisca, tu capisca, lui/lei capisca, noi capiamo, voi capiate, loro capiscano” . E così anche gli altri verbi: “io finisco” diventa “io finisca”, “io pulisco” diventa “io pulisca” e così via: ma attenzione a finiamo e puliamo, e finiate e puliate. Qui non c’è -isc-.
Poi, c’è l’imperativo. Questo, in realtà, non è un tempo: è un modo verbale che, per certi versi, assomiglia al presente indicativo, perché molte forme sono uguali. Quindi l’imperativo di finire è “finisci!”. Il condizionale, invece, va per i fatti suoi: “finirei, finiresti, finirebbe”. Idem per il gerundio, che fa “finendo”. E quindi “sto finendo il lavoro”. Idem per il participio passato, “finito”.
Ora che abbiamo visto quando e come alcuni verbi prendono -isc-, non resta che rispondere alla domanda da un milione di euro. Quali sono i verbi che ce l’hanno? Rispetto a questo, abbiamo una notizia cattiva e una buona. La notizia cattiva è che, guardando o ascoltando la forma all’infinito del verbo, non possiamo sapere quali saranno i verbi in -isc-. Mi dispiace.
Pulire vuole -isc-? Sì, pulisco.
Offrire lo vuole? No, perché si dice “offro” (e, se parli spagnolo, scommetto che l’hai sbagliato)! Vero? Scrivimi un commento se è così.
La buona notizia, però, è che possiamo fare delle generalizzazioni. Ti ricordi che all’inizio del video ho detto che in latino i verbi incoativi, cioè gli antenati dei verbi in -isc-, erano quelli che indicavano il fatto di “iniziare” a fare qualcosa? O che qualcosa iniziava ad accadere? Ecco, di questa sfumatura di significato è rimasta qualche traccia anche in italiano, in alcuni casi. In latino, come abbiamo detto, i verbi incoativi (questi verbi con -isc-), indicavano l’inizio dell’azione o di un processo. In italiano, in alcuni casi, i verbi con -isc- indicano un cambiamento di stato, il fatto di diventare qualcos’altro.
Per esempio, hanno la forma in -isc- i verbi che -ire che indicano un cambio di colore: arrossire, arrossisco significa “diventare rosso”; impallidire, impallidisco cioè diventare pallido. Si dice delle persone quando perdono il colore, perché hanno paura o perché stanno male e impallidiscono. Annerire, annerisco, che significa “diventar nero, o far diventare nero”. Ma abbiamo anche “scolorire, scolorisco”: questo possiamo dirlo dei vestiti quando perdono il colore che avevano quando li abbiamo comprati. Ma anche chiarire e chiarisco, che significa “rendere più chiaro”, sia in senso letterale (e quindi fare in modo che qualcosa cambi colore) ma anche in senso figurato (e cioè che qualcosa diventi più “comprensibile”, quindi “chiarisco la mia opinione su questa questione”).
Oltre a questi, contengono il nostro -isc- anche alcuni verbi della terza coniugazione, -ire- che indicano un cambio di stato, di condizione: quindi diventare più grande, più piccolo, più pesante e più leggero. E quindi: ingrandire / ingrandisco, rimpicciolire / rimpicciolisco, appesantire / appesantisco, alleggerire / alleggerisco.
In questa categoria non sono solo le differenze fisiche, come colore e dimensioni, a essere importanti, ma anche i sentimenti: tanti verbi legati ai sentimenti, infatti, hanno -isc: impaurire / impaurisco significa fare paura; impazzire / impazzisco significa diventare pazzo; ingelosire / ingelosisco che significa causare gelosia; inorridire / inorridisco che significa fare orrore, e via così.
Attenzione, però, perché queste categorie di significato non esauriscono (esaurire: ecco, ne ho detto un altro), non esauriscono tutti i verbi in -isc- della lingua italiana. Ci sono altri verbi che indicano altri cambi di stato come “arrugginire”, cioè quello che succede al ferro quando è a contatto con l’acqua o “approfondire”, diventare più profondo. Ma poi abbiamo anche verbi come pulire / pulisco, colpire / colpisco, definire / definisco e digerire / digerisco, che non indicano un vero e proprio cambio di stato.
A volte, dalle grammatiche e dai libri di italiano per stranieri, possiamo avere un’impressione sbagliata e cioè che questi verbi siano una minoranza dei verbi -in ire. In realtà però, se guardiamo bene, il nuovo vocabolario di base De Mauro, un vocabolario che si può consultare per scoprire quali sono le parole più usate in italiano, contiene 150 verbi in -ire. Di questi, io ne ho contati 93 che hanno la forma in -isc- e quindi fra le parole più comuni dell’italiano, questi verbi non sono certo una minoranza. Sono comuni.
Bene, vediamo ora quali sono i verbi più comuni con la forma in -isc-. Te li dico direttamente alla prima persona singolare io, ma a schermo ti metto anche l’infinito. Abbiamo:
agisco, arrossisco, capisco, chiarisco, colpisco, contribuisco, costruisco, dimagrisco, diminuisco, distribuisco, fallisco, finisco, guarisco, impaurisco, impazzisco, incuriosisco, inserisco, ingrandisco, obbedisco, preferisco, proibisco, punisco, pulisco, riunisco, sostituisco, sparisco, staiblisco, subisco, tradisco, unisco, e tossisco.
Li conoscevi tutti? Come vedi, si tratta di verbi comuni, che usiamo tutti i giorni.
Fra gli altri verbi in -ire, quelli che NON hanno la forma -isc- i più comuni sono i seguenti (anche questi te li dico alla forma io, che in alcuni di questi verbi è irregolare):
apro, avvengo, bollo, copro, dico, divengo, diverto, dormo, fuggo, inseguo, investo, parto, riempio, riesco, salgo, scopro, seguo, sento, servo, vengo.
Pensavi che qualcuno di questi volesse -isc-? Fammi sapere.
Comunque ti lascio una lista di verbi -isc-, anche con esempi, nel PDF che puoi scaricare al link in descrizione. Prima di concludere, parliamo brevemente dei verbi che traggono in inganno alcuni studenti (e a volte anche qualche madrelingua). Nella mia esperienza di insegnante, mi è capitato di vedere quattro verbi in particolare che spesso gli studenti sbagliano.
Il primo sicuramente è “offrire”. Sarà per l’influenza dello spagnolo che ha “ofrecer”, ma in italiano il verbo al presente non è “offresco” ma “offro”. “Offro”. Si comporta insomma come un regolare verbo di terza coniugazione. Quindi, quando vogliamo essere gentili e vogliamo pagare il caffè a un amico, diciamo “offro io”.
Il secondo verbo è “bollire”: diciamo “l’acqua bolle”, per esempio. E, sempre in un ambito legato alla cucina, abbiamo il verbo “riempire” che fa “riempio” (anche qui, non ti dico l’alternativa sbagliata per evitare che tu ti confonda). E quindi “riempio il bicchiere”, “riempi una bottiglia di acqua”, eccetera. Attenzione, perché si tratta comunque di un verbo irregolare “riemPIO”, con una “i” in più.
Un altro caso fastidioso è la coppia “apparire” e il suo contrario “sparire”. Perché la prima fa appaio, la seconda sparisco. Lo sapevi?
Bene, spero che questo video sia stato interessante e utile e che tu abbia imparato qualcosa di nuovo. Abbiamo visto perché alcuni verbi prendono la forma -isc-, quando la prendono, e quali sono i verbi principali con questo suffisso.
Se vuoi ora un PDF che riassume tutte le informazioni del video, le integra con altri esempi e contiene esercizi per verificare quanto hai imparato, puoi scaricarlo al link in descrizione oppure, di nuovo, scansionando questo codice.
Alla prossima, ciao!
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