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Thinking about the old days [Learn Italian, IT/PL subs]

December 10, 2019

Trascrizione

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Ciao ragazzi, come state? Allora, questa settimana volevo fare un video come gli ultimi, parlare di qualcosa di interessante, ma semplicemente non ho tempo. Non posso perché sono molto occupato in questi giorni, sto facendo tante cose.

Che cosa sto facendo, chiedete voi? Beh, innanzitutto, come vi ho detto, sto scrivendo la mia tesi.

Tesi di laurea magistrale, che mi prende molto molto tempo. Vabbè, non giudicate, non è che voi non procrastinate, eh! Cioè...

Seconda cosa, mi sto preparando per l’esame di russo, che avrò mercoledì prossimo, quindi probabilmente dopo domani per voi, esame di C2, che ho deciso di fare un mese fa, perché sono pazzo.

E per prepararmi,come sapete, è importante fare tante cose tra cui parlare, parlare il più possibile con tutti.

[in russo] Sei un gatto siberiano, dovresti sapere il russo. Aiutami, per favore.

[in russo] E a te non va di aiutarmi?

Chiaramente non sono molto collaborativi, devo trovare altre persone.

Un’altra cosa che chiaramente bisogna fare per prepararsi a un esame di questo tipo è scrivere molto, e lo sto facendo. Anche se sono giunto alla conclusione che quelli dell’esame di russo sono pazzi, perché, cioè, vogliono che io scriva 300 parole - e queste non bastano, queste sono meno, tipo 260 in venti minuti. Cioè, come... come, come si fa? È impossibile una cosa del genere.

Vi piace il mio corsivo cirillico? Lo so, scrivo molto male, però dovevo scrivere in venti minuti 300 parole. Quindi perdonatemi.

Cos’altro? Beh, sì, ho questo nuovo set-up. Che è molto molto figo. Ho comprato tutto. A parte il microfono e le casse, che ce le avevo già. Ed è anche da qui che faccio le lezioni, quindi se mi vedete durante le lezioni mi vedete da questa webcam. Poi la cosa migliore è che qua ho questa scheda audio, che posso controllare, che è collegata al pc tramite tutte questi cavi, e ovviamente alle casse. Casse molto belle, mi permettono di ascoltare del jazz di qualità. E lo faccio molto spesso. Per esempio...

Con questa giornata è proprio il tempo (meglio: è proprio il caso) di andare a farsi un giro.

A proposito del guidare la macchina, secondo me è una cosa che in Italia i giovani italiani sanno fare quasi universalmente. In Italia un giovane quando diventa maggiorenne, cioè, compie 18 anni di età, automaticamente fa la patente, viene mandato dai genitori a fare il corso perla patente. Il documento che ti dà il diritto di guidare. E questo secondo me è perché in Italia i trasporti non sono sviluppati quanto in altri paesi, e se uno non ha la patente va poco lontano. Per andare nel posto dove vorrei andare oggi, sì, probabilmente potrei andare con qualche mezzo pubblico, ma ci metterei tipo 50 minuti al posto di 10, quindi vedete la differenza.

- Sono venuto qua e casualmente ho incontrato Erika, che è da un po’ di tempo che non compare nei video.

- Eh, non mi inviti più.

- Non ti invito più... e questa zona, diciamo, di palazzi, è una zona, la zona, dove per lungo tempo...

- Sei anni, più o meno...

- Ha abitato Erika.

- Sì, è più o meno il quartiere dove sono nata e cresciuta e quindi mi sta molto a cuore.

- Ma raccontaci un ricordo collegato con questi posti, queste strade.

- Beh, ce ne sono mille, perché questi sono proprio i posti vicini alla mia vecchia casa in cui venivo, anche da bambina. Beh, non è proprio in questo punto, ma un po’ più avanti. Magari se vuoi dopo lo facciamo vedere. Comunque ci sono dei giardinetti lì, quindi un piccolo parco con i giochi per i bambini.

E quando facevo le medie, quindi avevo dodici (12) anni più o meno, venivamo sempre in questo parchetto con i miei amici tutti i venerdì dopo scuola, e niente, ci riunivamo e cantavamo, e... boh, facevamo le cose che fanno i dodicenni. O almeno che facevano i dodicenni di allora.

- Fumavate erba?

- No, assolutamente no.

- Questo era il nostro tavolino, venivamo sempre qua, noi ci sedevamo sopra e parlavamo, giocavamo. Credo ci siano incisi pure i nostri nomi, da qualche parte.

- Vabbè, il tuo cognome, se le persone non sanno il tuo cognome non potranno capire.

- Eh, ma se mi chiamavano così...

- Mi aspettavo di vedere EriCa con la “c”, invece...

- E invece no. Questi sono tutti i miei amichetti di allora. Eravamo stati dei vandali.

- Avevate un gruppo di quindici persone...

- Ma, era tutta la mia classe, praticamente...

- Amici forever.

- Son cose che si dicono...

- Sei cambiata in questi dieci anni?

- Ma voglio sperare che non sono più come a 12 anni, sarebbe preoccupante...

- Beh, pensa tra dieci anni come sarai, potrai tornare a questo tavolo e pensare a cos’è cambiato...

- Sono passati vent’anni! Se questo tavolo ci sarà ancora... che non è ridotto molto bene...  Beh, anche qui si può trovare, diciamo... la bellezza della periferia, no?

- Sì, esatto, la bellezza della provincia, più che altro. Che poi siamo in pieno centro di Cascine Vica!

- Sì, questo... per tanti italiani la vita avviene in posti tipo questo, non certo a Firenze o nelle città d’arte.  Cittadine periferiche, in condomini tipo questo, in parchi e giardinetti

tipo questo.

- Comunque è molto bello con questa luce, queste foglie autunnali.

- Non c’è anima viva, che significa che non c’è nessuno qua.

Ok, son tornato a casa e ora ho tipo cinque lezioni e sono già in ritardo per la prima, quindi è meglio che mi sbrighi. È vero che con questo coso qua sembro un telemarketer? Anche se non mi servo questo microfono perché ho il mio super microfono.

Seconda lezione.

- Ciao Eric!

Lezione numero due di un’ora, ora lezione numero tre di mezz’ora.

- Sì, ti sento, ciao, piacere di conoscerti. Raccontami un po’ la tua situazione attuale.  

È necessario un rifornimento di carburante.  Lavazza non sponsorizza questo episodio, anche se non avrei nulla in contrario se volessero farlo, anche perché Lavazza è di Torino, pure, lo sapevate?

Sta chiamando!

- Ciao, mi senti? Beh, sì, perché molte persone si confondono perché dicono “belle stagione”, perché dicono “e... e...” Ciao ciao.

E così è finita la mia giornata di lezioni. Abbastanza stanco, ma non troppo. Potrei ancora andare avanti.

È passata qualche ora, ho guardato la partita di calcio della Juventus, la mia squadra del cuore, che ha perso, ha perso 2 a 1 contro la Lazio. Sono

molto molto inca Ora, chi non sa nulla di calcio non capirà cosa significano tutte queste parole... Era davvero da tanto tempo che non mi arrabbiavo così tanto

per una partita persa. Poi ci pensi e dici “ma perché mi arrabbio per il calcio, per lo sport, dei milionari che corrono dietro a un pallone”. È un po’ un clichè, però alla fine è vero, perché?

Perché dobbiamo farsì... dobbiamo lasciare che il nostro umore venga determinato da uno sport?

Però è così. Chi ti fa calcio (intendevo: tifa per una squadra di calcio) o è appassionato di uno sport sa che cosa intendo, sa la rabbia ma anche l’estrema gioia che proviamo quando la nostra squadra il nostro atleta preferito vince oppure perde.

Ed è forse l’imprevedibilità che ci rende dipendenti, come in tutti i giochi... questa è una tecnica che usano anche le applicazioni per il telefono, come Instagram, i vari social.

È l’imprevedibilità, è il non sapere cosa aspettarsi che ci rende dipendenti e ci fa voler tornare, tornare di nuovo, di nuovo, di nuovo. Quindi sì, io tornerò a vedere le partite di calcio perché alla fine mi piace molto farlo.

E niente, spero che voi tornerete invece a vedere i miei video.

Date un’occhiata al Podcast Italiano Club, la pagina su Patreon di questo podcast e di questo canale YouTube per ottenere contenuti esclusivi, come per esempio un episodio di un nuovo podcast chiamato “Tre Parole”, in cui prendo tre parole e espressioni utilizzate in questo episodio e le spiego per voi, oppure per ottenere la trascrizione PDF di questo video, oppure il file audio, solamente con l’audio di questo video.

Trovate tutte queste cose sotto nella descrizione. Io vi ringrazio per essere stati con me e - un po’ arrabbiato, devo dire - vi auguro... non so, una buona giornata, io vado a dormire, va! Buona notte, ciao!

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